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29 Luglio 2022
17:00

Uccisione di Galak, il cane amico dei pellegrini: per l’esperta bisogna lavorare per una convivenza responsabile

Il giorno dopo l'uccisione a colpi di fucile in molti ricordano il "cane dei pellegrini". Proprio ieri si celebrava l'anniversario dell'arrivo di San Pio.

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«Galak era un cane di San Marco in Lamis e quando arrivò in paese insieme ad Allegra sul Sagrato della Chiesa Madonna delle Grazie ho avvertito da subito qualcosa di speciale in loro.» Il giorno dopo la tragica uccisione del meticcio avvenuta a San Giovanni Rotondo, con tutta probabilità a causa di quattro colpi di arma da fuoco, nella città di Padre Pio ancora si fatica ad accettare un gesto così crudele. In tanti hanno voluto rendere omaggio a quell’anima buona che aveva scelto un luogo considerato da tanti umani "spirituale" come residenza raccontando il proprio ricordo con quella che era una presenza costante nel paese.

Galak San Giovanni Rotondo

Galak era regolarmente registrato con microchip come cane del Comune di San Marco ed era costantemente seguito da alcuni volontari. Era solito, infatti, accompagnare i pellegrini e i camminatori, assieme all’altra pastorina ribattezzata Allegra, lungo i percorsi di montagna. Una circostanza che aveva fatto nascere la proposta di ribattezzarli “cani del pellegrino”, fornendo loro una medaglietta per identificarli visivamente.

A lanciarla era stato lo scrittore Fabrizio Winky, che da Galak e Allegra era stato scortato e protetto durante un incontro con altri cani vaganti lungo il percorso della Via Francigena e aveva raccontato addirittura questa esperienza in uno dei suoi libri. La loro riconoscibilità, ad ogni modo, proveniva già dall’abitudine consolidata di riposarsi sui sagrati delle chiese. Magari in prossimità di una scritta “pax et bonum” che riassumeva alla perfezione l’armonia con la quale convivevano con la maggior parte delle persone.

Galak San Giovanni Rotondo

«Li ho incontrati ovunque, di notte e di giorno, da San Giovanni Rotondo a Monte Sant’Angelo – spiega a Kodami Antonietta Torelli, presidente dell’Associazione Arca di Noè di San Marco in Lamis – Avevamo provato anche a farli stare nel nostro rifugio, ma erano spiriti liberi. Soprattutto nei periodi in cui arrivavano i turisti preferivano stare in prossimità della chiesa. Magari per prendersi delle coccole o un pezzo di panino. C’è qualcosa di speciale in loro – conclude – Per me è stata davvero una pugnalata al cuore.»

L’Arca di Noè seguiva direttamente le vicende di questi cagnoloni, assieme a Nella, la volontaria di San Giovanni Rotondo che nella mattinata di giovedì ha purtroppo fatto il tragico ritrovamento. La stessa Torelli ci racconta che non è la prima volta che si verificano episodi di questo tipo.

Galak-San-Giovanni-Rotondo-1

Nel frattempo procedono gli accertamenti per risalire ai responsabili. Carabinieri e Polizia Locale hanno effettuato tutti i rilievi coadiuvati dal personale della ASL e in queste ore sarà compiuta l’autopsia da parte dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico a Foggia. Secondo le prime risultanze sembrerebbe che a ferire a morte il povero Galak sarebbe stato un fucile che viene usato per cacciare i cinghiali. L’episodio non sarebbe avvenuto su Viale Padre Pio, dove poi è stato trovato il corpo senza vita del cane alle prime luci dell’alba. Le immagini delle telecamere per la videosorveglianza mostrano l’animale che arriva barcollando sul posto già ferito, prima che crolli definitivamente a pochi metri dai chioschi che vendono i gadget del Santo. Probabile dunque che il tutto sia avvenuto nella notte in un’area più isolata dal centro.

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Adesso ci si sta preoccupando degli altri tre cani che, come Galak, stazionavano spesso nella zona. Tra questi Allegra, la sua compagna fedele. «Per qualche giorno cercheremo di tenerli al sicuro, nella speranza di individuare il responsabile – spiega a Kodami Alberto Valente Pietroboni, Delegato per il Randagismo del Comune di San Giovanni Rotondo – Temiamo che chi ha fatto questa cosa non si faccia problemi a rifarlo con qualcun altro dei cani».

Proprio ieri, peraltro, si celebrava l’anniversario dell’arrivo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo e Allegra era lì, sul sagrato della chiesa, a riposare attorniata dai pellegrini giunti sul posto per le celebrazioni religiose. Era lì, però, senza il suo compagno Galak.

La questione della convivenza tra cani liberi o di quartiere va affrontata con attenzione. Kodami ne ha parlato con Clara Caspani, Vice presidente di Stray Dogs International, associazione che si occupa del monitoraggio e del censimento dei soggetti che vivono sul territorio e che promuove e favorisce progetti rivolti ai cittadini e le istituzioni per una convivenza rispettosa e responsabile. «Quando ci si trova in situazioni di questo tipo bisogna sempre tenere sottocchio le eventuali problematiche che potrebbero sorgere – spiega l'esperta – E' del tutto normale che ci siano persone a cui la presenza dei cani può piacere e persone a cui no. Magari perché cercano cibo nella spazzatura o perché abbaiano di notte. Bisogna trovare dei compromessi perché stiamo parlando comunque di convivenza tra specie diverse».

Qual è dunque l'approccio giusto? «E' quello di non guardare il tutto solo dal punto di vista del cane – precisa Caspani – ma considerare anche tutti i fattori che possono riguardare l'uomo, l'ambiente e il territorio. Se osserviamo solo i cani non avremo mai una visione complessiva di quelli che sono i fattori positivi e di quelli negativi e si rischia di vedere evoluzioni peggiori, come il trasferimento in canile o episodi terribili come quello avvenuto a San Giovanni Rotondo».

Importante poi capire chi sono i soggetti, distinguere le varie tipologie di cani. «Nel caso dei cani di quartiere parliamo di animali microchippati, quindi c'è qualcuno che ha la responsabilità di monitorare la situazione e porre in essere eventuali cambiamenti – conclude la vice presidente di Stray Dogs International – Per i cani liberi è bene invece che qualcuno lo faccia. In tal senso è importante il ruolo delle amministrazioni: la gestione complessiva non deve essere lasciata solo ai volontari o alle associazioni, perché potrebbero andare a scontrarsi con le problematiche sollevate da una parte dei cittadini. Si intenda, questo è un discorso in linea generale che non si riferisce al singolo paese. Per esempio si può lavorare a una comunicazione con i turisti. O comunque attuare tutte le misure per migliorare la convivenza uomo cane senza che si vengano a creare certi disequilibri».

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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