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6 Novembre 2022
9:00

Feste popolari con animali tra passato, presente e futuro

Gli animali sono sempre stati utilizzati nelle feste popolari. Animali spaventati, tramortiti, maltrattati e in alcuni casi uccisi. Ma è davvero ancora necessaria la presenza degli animali nelle feste?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Ogni Paese si tiene strette le sue tradizioni e le sue feste, siano queste di dimensione storica, religiosa, pagana o legate al culto agreste. Molte di queste feste popolari coinvolgono però gli animali, trattati non proprio come invitati speciali ma piuttosto come vittime in nome della tradizione e della superficialità umana.

Cavalli, asini, struzzi, capre, galline, rane, suini, oche, buoi, colombi, serpenti: quasi nessuno si salva. E così, in nome della tradizione, si assiste a ciò che senza filtri possiamo definire maltrattamento e addirittura uccisione legalizzati.

In alcune circostanze, anche se ancora troppo poche, si intravede un sottile spiraglio di speranza grazie alla proibizione dell’utilizzo di animali.

Gli animali nelle feste tradizionali

Gli animali sono sempre stati utilizzati nelle feste tradizionali. Anticamente erano anche oggetto di sacrifici rituali per allontanare carestie ed epidemie o per chiedere la grazia a patroni e madonne locali. Ad oggi assumono un valore simbolico nelle celebrazioni o sono strumenti per le competizioni tra rioni.

Ma perché nel ventunesimo secolo si ritiene ancora necessaria la presenza degli animali nelle feste? Nonostante il loro utilizzo non solo contrasti fortemente con il concetto di benessere animale, ma anzi coincide con forme di maltrattamento in altri contesti penalizzate, il loro utilizzo viene difeso in nome della tradizione.

Restrizione spaziale, costrizione fisica, ambiente stressante caratterizzato da folle, urla e rumori assordanti, spesso accompagnati da esplosioni di fuochi d’artificio e petardi, l’obbligo di tirare pesi spropositati, di correre come matti e gareggiare per puro diletto umano, animali feriti o tramortiti, con livelli psicologici di stress di difficile superamento; questo è lo scenario delle feste con animali. Inoltre, la mortalità, le condizioni di trasporto e la qualità della vita quotidiana degli animali sembrano anch’esse non interessare molto.

Spesso l’utilizzo degli animali nelle feste è associato anche alla criminalità organizzata, la così definita zoomafia.

Su un piano etico non c’è nessuna giustificazione, ma per le amministrazioni pubbliche e per i cittadini queste usanze ormai anacronistiche vanno difese in nome della tradizione, del divertimento e del folklore, ma soprattutto dell’economia locale!

Quello che emerge è come sempre la prevaricazione dell’uomo sulle altre specie per meri interessi utilitaristici. Le feste popolari altro non sono una delle massime rappresentazioni dello specismo nell’inneggio della tradizione.

Le feste popolari con animali in Italia

Le feste con animali esistono in tutti i Paesi. In Italia il massimo esponente è sicuramente il Palio di Siena. La dibattutissima corsa dei cavalli che tutti gli anni vede lo scontro tra i conservatori della tradizione e gli animalisti, ma soprattutto la morte, il ferimento e il successivo abbattimento di alcuni partecipanti.

Su tutto il territorio nazionale sono però numerosissimi i Palii corsi con cavalli e addirittura con asini, animali non precisamente adatti alla corsa. Sono rappresentati in tutte le Regioni del Paese, specialmente nel periodo dell’anno che va da maggio a settembre, il più caldo.

Celebri sono poi i tiri dei carri con i buoi, come quello che si svolge a Mirabella Eclano in Provincia di Avellino, dove in occasione della “Grande Tirata” sei coppie di buoi trainano per ore un obelisco alto 25 metri di diverse tonnellate di peso, tra centinaia di persone in festa e nel caldo di settembre.

Ci sono poi le “Caresse”, nel basso molisano, la tradizionale corsa a tutta velocità dei buoi (anche loro non precisamente adatti alla corsa) che trainano carri e rispettivi fantini.

La colomba è invece la grande protagonista della festa della Palombella di Orvieto. Lo spettacolo è quello di una colomba immobilizzata in un simulacro che scende lungo un filo metallico tra i due edifici religiosi della piazza, tra fiumi di persone, fumi densi e petardi. Immaginiamo che terrore.

C’è poi la “festa dei serpari” di Cocullo, in Abruzzo, che inizia prima ancora della celebrazione, ovvero con la ricerca e la cattura dei serpenti dallo stato naturale. I serpenti vengono allora deposti sulla statua venerata, in cammino tra la folla che si dedica anche a prenderli in mano, passarseli e manipolarli, e se qualche serpente cade il suo destino lo lasciamo all’immaginazione.

Alcune feste che hanno abolito l’utilizzo di animali

Non mancano però anche riferimenti positivi.

Il divertente Palio di Lodi, ad esempio, vede gareggiare coloratissimi cavalli meccanici di ferro e cartongesso, bardati di tutto punto, cavalcati da un fantino e spinti da due corridori. Nell’entusiasmo della folla questo palio non ha nulla da invidiare a nessuno, essendo stato proclamato anche Patrimonio d’Italia per la tradizione.

Importanti iniziative animaliste hanno poi ottenuto grandiosi risultati. Come nella festa del “Gallo di San Rocco” che si celebra a Roccavivara, in provincia di Campobasso. Nella festa, un gallo veniva semi-interrato o collocato in un tombino da cui fuoriusciva solo la testa; un partecipante bendato doveva tentare allora di uccidere l'animale con un deciso colpo di verga. A seguito delle ripetute proteste degli animalisti, da qualche anno la manifestazione si svolge utilizzando esclusivamente un gallo di gesso.

Altra celebrazione che ha dovuto adattarsi alla moderna sensibilità verso gli animali è stata la festa de “tiro dell'oca”, a Stigliano, in provincia di Venezia. L’utilizzo dell’oca in questa festa ha sempre fatto discutere ed è caratterizzato da una lunga storia di battaglie. Al rito partecipano i neo-diciottenni del paese che devono prendere la rincorsa e saltare su una pedana per staccare il collo ad un’oca issata già morta tra due pali. Anticamente l'oca era viva e la manifestazione si svolgeva in piazza. Si è quindi poi passati all’utilizzo di un animale precedentemente abbattuto, per poi essere bandita nel 2009. Nel 2021, secondo alcune dichiarazioni la festa sembra essere stata celebrata con tanto di patibolo allestito in piazza. Non ci sono però maggiori dettagli a chiarimento dell’avvenuto.

Gli interventi degli animalisti e gli obiettivi raggiunti ci raccontano ancora una volta una duplice realtà: di come la società sente la necessità di cambiare in virtù della sempre maggiore sensibilità verso gli animali e di come gli interessi economici e la cecità che ci tiene appigliati al concetto di tradizione non sono altro che un ostacolo all’elevazione morale della società stessa.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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