31 Ottobre 2021
12:00

Digital Dogsitter: non basta un’applicazione per risolvere l’ansia da separazione

Una nuova applicazione finlandese si pubblicizza sul mercato come soluzione all'ansia da separazione per i cani che abbaiano quando stanno da soli. Digital Dogsitter, questo il nome dello strumento, non considera però che l'abbaio è solo un sintomo e che per lavorare sul benessere di un individuo, bisogna analizzare l'intera sistemica del suo disagio.

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«Sei preoccupato di lasciare il tuo cane a casa da solo perché abbaia? – chiede la presentatrice dell'applicazione Digital Dogsitter nel video promozionale – Il tuo problema sta per risolversi, perché il nostro servizio è il modo più rapido e versatile per tenere sotto controllo il comportamento del tuo cane quando non sei in casa».

A chi non farebbe piacere avere una risposta rapida ed efficace per i disagi dei propri animali domestici? Ma fermiamoci un attimo ad analizzarne il funzionamento: è davvero così semplice lavorare sull'ansia di un individuo, oppure stiamo ancora una volta assistendo al tentativo umano di risolvere rapidamente un sintomo piuttosto che affrontare il disagio del cane nella sua complessa interezza? Risolvere l'abbaio non è forse una "soluzione" considerabile tale solo dal punto di vista di chi non si immedesima nell'altro, ovvero un individuo che soffre, e manifesta il proprio malessere attraverso le vocalizzazioni?

Una risposta a questa domanda la danno gli stessi sviluppatori nel testo che accompagna il video pubblicato sul sito dell'applicazione: «Non è stato possibile monitorare lo stato emozionale e il livello di stress durante le osservazioni, ma i pet mate si sono detti soddisfatti perché i sintomi si sono ridotti».

Risolvere il sintomo non significa risolvere il problema

Il funzionamento dell'applicazione è effettivamente molto semplice: basta registrare la propria voce e il suono dell'abbaio del cane. Una volta attivato lo strumento, se il dispositivo riconoscerà la voce dell'animale, farà risuonare in casa il suono del messaggio vocale lasciato dal pet mate. Apparentemente potrebbe sembrare perfetto, è vero, ma questo metodo ha alcuni elementi problematici che vanno analizzati a fondo prima di prendere in considerazione l'utilizzo di Digital Dogsitter. In primo luogo, bisogna indagare sul motivo per cui il cane abbaia. Non tutti i cani infatti, lo fanno a causa dell'ansia da separazione ma può essere che lo facciano perché sentono di dover sorvegliare il territorio domestico, oppure perché sono allarmati per un suono proveniente dall'esterno. Come possiamo pensare di trattare ogni abbaio con la stessa strategia?

E anche se fossimo certi del fatto che il nostro cane soffra di ansia da separazione e se quindi ci servisse proprio un metodo per migliorare la sua condizione bisognerebbe comunque valutare il fattore emotivo, proprio quello di cui parlano i produttori quando ammettono di non aver potuto analizzare l'effettivo benessere, ma solo il silenzio all'interno delle mura domestiche e la soddisfazione delle persone. Questo particolare elemento, oltre a dimostrare la superficialità con cui spesso si tende a cercare soluzione ai disagi senza immedesimarsi davvero nell'altro, è anche un esempio del cattivo (e molto diffuso) vizio di pretendere una soluzione rapida. Attraverso questi messaggi infatti, si rischia di abituare gli utenti a esigere risposte certe e immediate, mentre di fronte agli esseri viventi, di qualunque specie si tratti, non è corretto fondare la scelta della strategia sul tempo impiegato, piuttosto sulla profondità della soluzione individuata. Provate ad immaginare una macchina che fuma: vi sognereste mai di risolvere il problema tappando il buco?

Se il cane soffre di ansia da separazione, il problema non è l'abbaio, ma le sue emozioni

Analizzando l'applicazione nella sua interezza, il problema di Digital Dogsitter è che pur cercando di risolvere un disagio, parte da un punto di vista sbagliato perché unicamente umano, senza analizzare invece la condizione in cui vive l'animale e trasmettendo così un messaggio scorretto che minimizza il valore delle sue emozioni. Questo approccio, di fatto, non considera che l'ansia da separazione è un disturbo che va oltre il disagio arrecato ai vicini e che, per di più, è legato anche ad altri sintomi gravi che l'applicazione non può riconoscere, come ad esempio l' autolesionismo o i tremori, i quali non si risolveranno se non verranno affrontati nella loro interezza.

Affinché un individuo trovi davvero la propria strada per imparare a gestire l'ansia infatti, bisognerà intraprendere un percorso che lavori a livello sistemico anche sull'autostima, sull'equilibrio emotivo e sulla capacità di riconoscere la calma come un punto di partenza per il benessere. Tutti elementi di cui è molto meglio parlare con un professionista come un veterinario esperto in comportamento piuttosto che lasciare i nostri cani in mano ad una telecamera e ad un microfono, pretendendo una soluzione rapida, definitiva e senza impegno, se non quello economico degli 8 dollari al mese chiesti al momento dell'iscrizione.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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