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21 Dicembre 2022
9:40

Dal 2024 nello Stato di New York i negozi non potranno più vendere cuccioli

La governatrice Kathy Hochul ha finalmente firmato il disegno di legge: i negozi non potranno più mettere in vetrina cuccioli di cane, gatto e coniglio. Già accade in California e in Illinois.

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traffico cuccioli

Se ne parlava ormai da mesi, ma adesso è diventato ufficiale: presto nello Stato di New York sarà vietato vendere cuccioli di animali nei negozi, complice la firma della governatrice Kathy Hochul sul cosiddetto “Puppy Mill Pipeline”, una proposta di legge bipartisan approvata sia dal Senato che dall’Assemblea a giugno.

La firma sul disegno di legge è arrivata lo scorso giovedì, facendo entrare lo Stato di New York nell’elenco di quelli americani che già hanno preso la stessa decisione, California e Illinois in primis: l’obiettivo è mettere un freno agli allevamenti di cani, gatti e conigli finalizzati esclusivamente a generare profitto senza tenere conto del benessere degli animali, spesso costretti a vivere in condizioni di degrado e stress e al limite della sopravvivenza. Allo stesso tempo, le autorità sperano in questo modo di incentivare le persone ad adottare e a smettere di chiedere animali di razza che quasi sempre sviluppano patologie anche gravi proprio per la selezione spinta e l’allevamento indiscriminato e privo di controlli (basti pensare ai cani brachicefali, di cui su Kodami abbiamo parlato spesso e diffusamente), vittime della spinta sempre più forte degli allevatori alla selezione.

Hochul ha deciso di firmare dopo giorni di trattative con le associazioni di categoria e quelle che si battono per la tutela dei diritti degli animali, introducendo alcune modifiche pensate per evitare ricadute troppo pesanti sui negozi. Il divieto di vendita di cuccioli entrerà in vigore a dicembre 2024, dando ai commercianti due anni di tempo per adeguarsi, e il provvedimento prevede che i negozi potranno addebitare l'affitto ai rifugi per animali che li utilizzano come spazi per ospitare eventi di adozione per animali salvati. Le persone potranno comunque comprare i cuccioli direttamente dagli allevatori, nel tentativo di consentire loro di visitare le strutture e acquistare da allevatori responsabili: prendendo un cucciolo direttamente da loro, sarebbe possibile vedere da vicino le condizioni in cui vivono gli animali e favorire un’adozione più consapevole.

«Questi animali sono esseri viventi e amorevoli che dovrebbero essere trattati con rispetto e non come qualcosa da prendere da uno scaffale – ha detto il senatore Michael Gianaris, un democratico che ha appoggiato il disegno di legge – Questa legge salverà innumerevoli animali dagli abusi da parte di orribili allevamenti, e sono entusiasta che sia stata emanata». Immediata, però, anche la reazione dei proprietari dei negozi di animali, riuniti sotto la Puppi (People United to Protect Pet Integrity) che hanno sottolineato come un divieto generale di vendita «danneggerebbe ingiustamente i negozi di animali responsabili che vendono cuccioli allevati con cura» e «farebbe ben poco per chiudere le cosiddette puppy mills, la maggior parte delle quali sono fuori dal territorio dello Stato».

Le puppy mills sono una piaga molto diffusa negli Stati Uniti, ma anche in Australia e in molti paesi dell’Est Europa, e si collega direttamente anche al mercato di cuccioli di razza nel nostro Paese. Il traffico di cuccioli di razza genera ogni anno profitti da capogiro, alimentando un sistema crudele che si basa sullo sfruttamento degli animali e che viene alimentato da una richiesta purtroppo costante. E i negozi di animali sono una parte fondamentale di questo ingranaggio, perché spesso gli allevatori intensivi si affidano a negozi di animali e venditori online per presentare un'immagine più sana e pulita di questa forma di maltrattamento animale, in modo che i clienti non sappiano dove nascono i cuccioli e come vengono trattati i riproduttori

«Gli animali nelle puppy mills subiscono gravi crudeltà e negligenza – sottolinea l’Animale Legal Defense Fund, una delle associazioni che da anni si batte per chiedere la chiusura delle “fabbriche di cuccioli” – Affollate in gabbie piccole e sporche e private della compagnia e dell'amore, le madri sono costrette ad avere diverse cucciolate ogni anno, finché non sono troppo mature per riprodursi. Quando non sono più redditizi, i cani vengono solitamente uccisi o abbandonati. Scarse condizioni igienico-sanitarie, poche o nessuna assistenza veterinaria e cibo inadeguato e avariato sono i segni distintivi delle puppy mill. I divieti di vendita al dettaglio di animali da compagnia aiutano a reprimere queste operazioni crudeli, riducendo la domanda di animali allevati in queste fabbriche di orrore».

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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