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22 Novembre 2023
12:00

Cos’è la “malattia del cervo zombie” rilevata per la prima volta nel Parco di Yellowstone

Il Parco di Yellowstone ha confermato il primo caso di malattia del deperimento cronico all'interno dei confini del parco. Si tratta di una malattia estremamente contagiosa e letale - conosciuta anche come “malattia del cervo zombie” - che colpisce i cervidi. Attualmente non ci sono prove che possa colpire anche gli esseri umani.

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Il Parco Nazionale di Yellowstone e il Wyoming Game and Fish Department (WGFD) hanno recentemente confermato il primo caso di malattia del deperimento cronico – anche nota CWD dall'inglese Chronic Wasting Diseaserilevata in un cervo mulo (Odocoileus hemionus) trovato morto vicino al lago Yellowstone, nella parte sud-orientale del parco. La CWD è una malattia altamente contagiosa e letale che colpisce i cervidi e fa parte delle encefalopatie spongiformi, come la più famosa encefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta malattia della "mucca pazza".

La malattia del deperimento cronico è anche conosciuta in maniera informale e un po' sensazionalistica come "malattia del cervo zombie", dall'inglese zombie deer disease, anche se non ha nulla a che fare con i non morti resi popolari da libri, cinema e serie TV. Gli animali colpiti – come cervi, alci, renne e caprioli – mostrano sintomi come letargia, deperimento fisico, perdita di peso, sete continua, ipersalivazione e testa perennemente portata bassa. Si trasmette per contatto diretto tra gli animali o con feci, urina, suolo e vegetazione contaminata.

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La CWD colpisce diverse specie di cervidi come alci, renne e wapiti

È altamente contagiosa e sempre mortale (gli animali muoiono nel giro di circa 8 mesi) e non esistono al momento cure o vaccini. La CWD non è causata né da un batterio né da un virus, ma da un prione, ovvero una molecola patogena di natura proteica che ha una elevata capacità di moltiplicazione. La molecola si accumula nel cervello e in altri tessuti causandone la degenerazione e provocando quindi cambiamenti fisiologici e comportamentali. Quando una animale viene infettato, infatti, il cervello degenera ed è per questo che che mostra difficoltà anche solo nel camminare e orientarsi.

Questi sintomi peggiorano rapidamente nel tempo e proprio perché non esiste una cura portano sempre alla morte. La malattia fu identificata per la prima volta e sempre in un cervo mulo, nel 1967, in Colorado. Pur colpendo prevalentemente il Nord America, è stata poi segnalata anche in altri paesi, inclusi alcuni allevamenti di renne in Nord Europa, e a partire dagli anni 80 si è diffusa in tutto Wyoming – che comprende buona parte del parco di Yellowstone – dove ora è presente nella maggior parte dello stato. Si stima infatti che circa il 10-15% dei cervi muli vicino a Cody, nel Wyoming, e che migrano a Yellowstone durante i mesi estivi siano affetti da CWD.

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Casi segnalati in Nord America nel 2023.

Il primo caso confermato all'interno dei confini del parco è stato rilevato grazie al collare GPS che era stato installato sul cervo nel marzo scorso, come parte di uno studio sulle dinamiche della popolazione. Quando il collare ha poi segnalato la morte dell'animale, a metà ottobre, il WGFD e lo staff del parco hanno localizzato il corpo e raccolto campioni per i test, risultati positivi in base alle analisi effettuate dal Wildlife Health Laboratory dello stesso WGFD. Il parco monitorerà ora con maggiore attenzione le popolazioni di cervi e alci, eseguendo altri test e indagini sugli animali trovati morti per individuare le aree a maggiore rischio.

È bene sottolineare che attualmente non ci sono prove che la CWD possa colpire anche gli esseri umani o gli animali domestici. Tuttavia, si raccomanda di evitare qualsiasi contatto con animali morti o infetti, di non consumare la loro carne e prendere tutte le possibili precauzioni per evitare di diffondere ulteriormente gli agenti patogeni. Gli animali infetti in Nord America stanno aumentando anno dopo anno e alcuni studi in laboratorio condotti su scimmie e roditori suggeriscono che potrebbe infettare anche questi animali.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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