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17 Maggio 2023
10:30

Cosa succede se si investe un cane randagio?

In Italia investire un cane randagio non costituisce reato e questo vale anche per altre specie animali. Ma in caso di investimento di un randagio, a chi spetta il risarcimento danni? Vediamo cosa dice la legge.

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Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
cane strada

Investire un cane randagio è reato? No, in Italia non costituisce in alcun caso fatto di reato, e vale tanto per un cane vagante quanto per altre specie animali. Questo anche se l’incidente risulti causato da colpa del conducente, e cioè risulti provocato da una sua imprudenza o persino della violazione delle norme del codice della strada.

Sì, le cose stanno così perché nel nostro Codice penale – diversamente da quanto accade per le persone – non è previsto un reato di uccisione colposa di animali né di lesioni colpose nei confronti degli stessi. Per la configurazione dei reati di “uccisione di animali” (articolo 544 bis del Codice penale) o di “maltrattamento di animali” (articolo 544 ter del Codice penale) è richiesta necessariamente la presenza del dolo, ovvero della volontà di uccidere o di maltrattare (es. causare delle lesioni).

Chi è responsabile dei randagi?

Ma chi è responsabile dei randagi? Purtroppo non è possibile fornire una risposta a questa domanda che valga su tutto il territorio nazionale. La Legge n. 281 del 1991 (“Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”), norma fondamentale in materia di randagismo, di fatto attribuisce alle singole Regioni il compito di regolamentare la materia ed attribuire ai diversi soggetti coinvolti (principalmente Comuni e ASL) le competenze specifiche sulla gestione del fenomeno.

Ciò significa che in alcuni territori l’ente con maggiori responsabilità risulta il Comune, o meglio, il Sindaco, quale autorità sanitaria locale e rappresentante della comunità locale, «che esercita (…) il controllo del territorio, rileva la presenza di cani vaganti e ne richiede la cattura ed il ricovero presso il canile» (si veda in tal senso il Decreto Legislativo 267 del 2000). Allo stesso tempo, però, vi sono regioni nelle quali la normativa sposta queste responsabilità sulle aziende sanitarie locali.

Investimento di un randagio: chi paga il risarcimento danni?

Se è vero che non esistono i reati di ferimento o uccisione involontari di randagi (o di animali in generale), diversa è la ripartizione delle responsabilità in materia civilistica e risarcitoria. In quest’ambito il conducente che investe un cane randagio, per avere pieno diritto al risarcimento dei danni, non deve aver contribuito con una propria colpa a causare l’evento e quindi deve aver tenuto una condotta prudente e rispettato la normativa. Nel caso in cui la colpa sussista, il suo risarcimento sarà ridotto in percentuale o addirittura negato.

Ipotizziamo però che non abbia alcuna responsabilità, che il cane abbia attraversato improvvisamente e lui (che procedeva a velocità adeguata allo stato dei luoghi) non sia malauguratamente riuscito ad evitare l’impatto. In questo caso, chi paga i danni subiti dall’auto o anche dalle persone a bordo?

La risposta è legata a quanto abbiamo detto nel paragrafo che precede. Il soggetto chiamato a risarcire il danno sarà quello che, in forza della normativa territoriale, ha il compito di gestire il fenomeno del randagismo. Quindi se la legge regionale attribuisce ai Sindaci (ai Comuni) il compito di controllare il territorio ed occuparsi delle catture dei randagi, saranno questi a dover rispondere. Se gli stessi compiti spettano alle aziende sanitarie locali, saranno invece loro a dover risarcire. Vi sono anche casi in cui le competenze vengono suddivise tra Comuni e ASL; in tali ipotesi si dovrà andare a vedere chi abbia mancato al proprio compito nel caso concreto. Insomma, una grande complessità che rende davvero difficile ai danneggiati ottenere il giusto risarcimento che spetta loro.

Chi scrive – che per professione si trova ad occuparsi abitualmente di vertenze risarcitorie in questo settore – non può che auspicare un rapido intervento del legislatore con il fine di uniformare la normativa sull’intero territorio nazionale e semplificare la distribuzione di competenze. Ciò avrebbe una grande importanza in termini di efficienza del sistema e garantirebbe altresì una maggiore tutela di tutti i soggetti danneggiati. Sarebbe assai utile anche una rinnovata e differente impostazione da parte dei giudici, che possa seguire quanto già avviene in tema di danni causati da animali selvatici (con attribuzione in tutti i casi della legittimazione passiva ad un soggetto soltanto, in quel caso alle regioni, le quali, poi, eventualmente, si possono rivalere sui soggetti effettivamente responsabili in forza della normativa territorialmente vigente).

Cosa fare se si investe un randagio?

Se si investe un cane libero (e questo risulta ferito e ancora vivo) la prima preoccupazione non può che essere quella di occuparsi del suo soccorso. Occorre quindi contattare le Forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia, Polizia Locale…), che attiveranno i servizi veterinari. Qualora questi, sul territorio di riferimento, abbiano un canale diretto sarà bene interessarli subito in prima persona.

La chiamata è utile anche al fine dei rilievi del sinistro, nell’ottica di una futura richiesta di risarcimento. Gli agenti, unitamente ai veterinari pubblici dagli stessi coinvolti, oltre ad accertare la dinamica dell’evento, verificheranno la presenza o meno di microchip identificativo, confermando l’eventuale stato di randagio del cane investito. Il danneggiato potrà in tal modo sapere a chi rivolgere le proprie istanze.

Cosa rischia chi investe un cane e non si ferma?

Neppure l’omissione di soccorso nei confronti degli animali che hanno subito lesioni perché investiti da un’auto costituisce reato, tuttavia la condotta integra comunque un illecito di natura amministrativa, punita con una sanzione pecuniaria.

Il Codice della Strada, infatti, stabilisce, al comma 9-bis del suo articolo 189, che il conducente il quale abbia una qualche responsabilità in un sinistro «da cui derivi danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti, ha l’obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno». Ove non ottemperi a questo obbligo «è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 421 a € 1.691».

La norma, poi, prevede che «le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso». In questo caso, non ottemperando vanno incontro ad una sanzione che parte da 85 euro e può arrivare sino a 337 euro.

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Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
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