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6 Maggio 2024
9:00

Cosa fare se un cane attacca il mio cane?

Come comportarci quando un cane attacca il nostro cane? Potremmo chiedere aiuto e usare degli oggetti per interporci, liberare il nostro cane o metterci in mezzo: vediamo come valutare caso per caso.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Può capitare che un cane attacchi io nostro cane. Questa situazione potrebbe mettere in serio pericolo sia il nostro cane che noi stessi, infatti un attacco deciso da parte di un cane non è qualcosa da prendere alla leggera. A tal proposito le persone vorrebbero sapere come comportarsi, ma dare dei consigli non è affatto facile data l’enorme quantità di possibili variabili che vi sono come la taglia dei cani coinvolti o il contesto in cui accade. Ad esempio, se lo scontro avviene in città, potremmo chiedere aiuto e usare degli oggetti per interporci. Ancora, valutiamo se è il caso di liberare il nostro cane: spesso il guinzaglio lo limita e non saprebbe come difendersi. Mettersi in mezzo è una possibilità, ma dipende dalla propria fisicità e anche sempre dalla tipologia di cani coinvolti.

Insomma, per capire come comportarsi è fondamentale riflettere insieme su questo tema, facendo prima delle considerazioni per poi arrivare a dei suggerimenti che potrebbero minimizzare i danni se non addirittura scongiurare il pericolo.

La taglia dei cani coinvolti: cosa fare se accade in città

Un fattore importante da tenere in considerazione quando si è vittime di un attacco da parte di un cane nei confronti del nostro compagno a quattro zampe è la taglia dei cani, sia del nostro che del cane che ci sta aggredendo. Quando vi è molta disparità e il nostro cane è molto più piccolo e leggero dell’aggressore, purtroppo l’esito dello scontro potrebbe essere tragico. Tutto sta alle vere intenzioni dell’aggressore che ipotizziamo ad esempio essere libero e che sta avanzando in modo minaccioso verso di noi deciso ad un conflitto. In questa situazione è molto rischioso anche tentare di ostacolare il cane che vuole aggredire il nostro compagno, molto spesso infatti si incorre in ferite, anche piuttosto gravi.

Se ci troviamo in un centro abitato chiediamo aiuto, infatti il cane potrebbe desistere dal suo intento se si trova più persone che lo fronteggiano. Se è troppo tardi c’è poco da fare, a meno di non riuscire a frapporre tra i due cani qualcosa, un oggetto per esempio, come una borsa, uno zainetto, un ombrello, una giacca, se ne siamo provvisti. Questo potrebbe disorientare l’aggressore, anche se per un tempo limitato.

Liberare il nostro cane

Se ci troviamo in un luogo aperto, lontani da pericoli come strade molto trafficate, ad esempio in un grande parco, e il nostro cane rischia di essere ferito gravemente dall’aggressore, il fatto di limitargli le possibilità di difendersi o di fuggire trattenendolo al guinzaglio potrebbe essere un’aggravante, soprattutto se si tratta di un cane di piccola taglia, come detto. Naturalmente questa considerazione se da un lato potrebbe salvare la vita del nostro compagno, in altre circostanze potrebbe invece essere causa di incidenti gravi. Inoltre non è affatto detto che il nostro cane riesca a fuggire dall’aggressore, né che intenda farlo. Naturalmente se il nostro cane è di una taglia grande o gigante avrà più possibilità di risolvere lo scontro in modo positivo, sia perché in grado di difendersi, sia perché potrebbe riuscire a dissuadere l’aggressore solo opponendosi fisicamente.

Mettersi in mezzo

Alle volte il metterci noi stessi di fronte al cane potrebbe essere sufficiente per dissuaderlo dal continuare, le sue mire sono orientate infatti sul nostro cane e non su di noi, e questo ostacolarlo potrebbe spiazzarlo ma onestamente non ci sentiamo di dare questo consiglio come assoluto, soprattutto perché un conto è che sia un uomo adulto, ben piazzato, a pararsi davanti ad un cane di media taglia che punta il nostro, e un altro è che lo faccia magari una persona anziana, o fragile e minuta, o peggio un bambino con i rischi aumentano esponenzialmente.

E ancora diverso è se il cane che minaccia il nostro compagno sia piccolo o un pesante molossoide, oppure un “gladiatore” nato, anche se di media taglia: ciò farà naturalmente la differenza. Inoltre il nostro agitarci potrebbe essere un aggravante e risultare un ulteriore stimolo all’aggressione. Quindi ci sentiamo di sconsigliarlo in linea di massima, comprendendo che quando si vede minacciato il nostro compagno non sia affatto facile restare lucidi e prendere delle decisioni in modo freddo e analitico.

Prevenzione

Ci sono molti consigli che potrebbero essere utili e fare la differenza ma sono appropriati soprattutto qualora il cane non sia già partito all’attacco del nostro cane, hanno senso per la prevenzione, per evitare di suscitare l’aggressione da parte di un cane che non è già intenzionato a farlo.

Nella concitazione di un’aggressione purtroppo ci sono poche cose che sono efficaci in tutti i possibili casi: conoscere la zona dove si porta a spasso il nostro cane è certamente importante, e magari organizzare frequenti uscite con un gruppo di amici, sia a due che a quattro zampe, sono tutte cose che scongiurano la maggior parte dei possibili incidenti.

Dissuasori vari

In commercio esistono molti dissuasori di vario tipo, chimici, acustici e via dicendo. Ma anche in questo caso non ci sentiamo di essere promotori di una tale strategia preventiva/difensiva, soprattutto perché in una situazione reale e improvvisa di aggressione potrebbe essere più facile aggravare la situazione che porvi rimedio.

È anche possibile che il diffondersi di certi strumenti ne possa causare un abuso e un utilizzo improprio. Insomma questi strumenti possono essere molto pericolosi, in tutti i sensi, infatti un utilizzo maldestro e concitato potrebbe anche danneggiare il nostro stesso compagno a quattro zampe invece che l’aggressore.

Mettersi al riparo

Alle volte è possibile, vista la malaparata, ripararsi all’interno di un negozio, di un bar, nell’ingresso di un edificio insomma, o risalire in automobile. Ma ovviamente tutto ciò è possibile solo in certe situazioni e se ci accorgiamo per tempo della minaccia.

Sollevare il nostro piccolo cane

Il primo istinto delle persone, assolutamente comprensibile, è quello di prendere in braccio il cane di piccola taglia. Questa strategia in alcuni casi limita i danni, ma ci sono tutta una serie di controindicazioni che alle volte rendono il tutto inefficace. Il nostro cane sollevato da terra e stretto nelle nostre braccia facilmente può essere raggiunto da un cane aggressore di taglia media, ed è proprio in questi frangenti che anche noi corriamo i maggiori rischi di essere feriti a nostra volta.

Sappiamo benissimo quanto possa essere inutile suggerire di non sollevare il cane da terra in questi casi, ma d’altra parte questo rappresenta un tentativo in extremis di proteggere il nostro caro quando non ci sono altre possibilità e quando veniamo colti alla sprovvista. Inoltre, così facendo, limitiamo drasticamente al nostro stesso cane di potersi difendere o di fuggire, cosa che però, come abbiamo già detto, può avere tutta una serie di conseguenze.

La reale prevenzione agli attacchi sarebbe quella di sviluppare la corretta socialità dei cani, aumentare il senso di responsabilità delle persone, migliorare la gestione dei cani in generale, e forse anche considerare che la voluta selezione di cani molto lontani dalle basi etologiche di questa specie continuando ad enfatizzare mode e mire zootecniche attraverso la selezione di individui che hanno difficoltà all'integrazione sociale – sia inter che intra specifica – in un mondo sempre più affollato e complesso, fonte di stress e ansia sia per i cani che per noi, andrebbe rivista. Tutto ciò richiede una presa di coscienza generale, un focus multidisciplinare che sia in grado di non tralasciare aspetti importanti della relazione dell'uomo e del cane oggi. Detto questo, purtroppo, gli incidenti possono comunque accadere, ma se operassimo al meglio, come società, questa eventualità sarebbe ridotta ai minimi termini, per il bene di tutti.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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