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17 Febbraio 2023
9:00

Come vivono gli animali negli zoo?

Le condizioni in cui vivono gli animali negli zoo sono molto lontane dal loro habitat naturale. La mancanza di spazio, l'isolamento, la carenza di stimoli e la continua vista del pubblico causano negli animali frustrazione, stress, apatia e depressione. Ma cosa possiamo fare per aiutarli?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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L’esistenza dei parchi zoologici, più comunemente detti zoo, ad oggi è giustificata sulla base della loro funzione come centri per l’educazione, la ricerca e la conservazione, ma nella realtà dei fatti rappresentano spesso dei luoghi di intrattenimento per persone e famiglie.

Che gli animali selvatici passino la loro vita in cattività, in condizioni di restrizione spaziale e in ambienti che non possono riprodurre le condizioni dei loro habitat naturali, a quanto pare non importa alle persone. Riteniamo sia interessante entrare un po’ più nel dettaglio di come vivono gli animali in questi luoghi.

La vita degli animali negli zoo

Nei giardini zoologici le condizioni in cui vivono gran parte degli animali sono molto lontane dal loro habitat naturale. Gli zoo non spesso possono riprodurre la complessa diversità degli habitat di ogni specie, gli spazi devono inevitabilmente essere limitati, insufficienti, e sono di solito asettici per gli animali alloggiati.

L’assenza o la scarsità di stimoli complicano il quadro insieme alla privazione della possibilità di sviluppare i comportamenti propri della specie; da quelli più basilari ai più complessi, come camminare su lunghe distanze, arrampicarsi, cacciare, poter avere relazioni sociali o poter riprodursi.

I problemi legati ai giardini zoologici non riguardano solo la mancanza di spazio, ma anche l'isolamento e la mancanza di stimoli dovuti alla vita isolata negli alloggi denaturati.

Molti zoo offrono inoltre alle persone la possibilità di avere un contatto diretto con gli animali, sostenendo che l'interazione tra animali e visitatori possa creare un legame naturale e indimenticabile e che costituisca un buon strumento di educazione e sensibilizzazione per trasmettere alle persone il rispetto per gli animali. Infatti, le attività interattive sono spesso offerte soprattutto ai bambini.

Le interazioni comportano non solo un rischio per l'uomo (e in particolare i bambini), a causa di possibili attacchi, morsi o malattie zoonotiche, ma anche per gli animali. Infatti, l’essere continuamente manipolati dai visitatori, spostati da una parte all'altra della struttura, e essere oggetto di continui scatti fotografici, può provocare alti livelli di stress che finiscono per sfociare in frustrazione, aggressività o apatia. Non sottovalutiamo inoltre che anche gli animali possono essere soggetti a trasmissione di malattie da parte delle persone.

È intrinseco alla natura della fauna selvatica fuggire dal contatto con l'uomo, e non disporre di luoghi in cui rifugiarsi e ripararsi dalla vista del pubblico può provocare un alto livello di stress che, prolungato nel tempo, provoca gravi crepe emotive e disturbi comportamentali. Gli animali dovrebbero avere questa possibilità, invece di essere continuamente esposti alle persone, e in alcuni casi di essere addirittura toccati. Nei giardini zoologici ciò non viene invece solitamente concesso perché, altrimenti, il pubblico non sarebbe soddisfatto.

Gli animali negli zoo soffrono?

Le condizioni di cattività, gli spazi ipo-stimolanti e la continua vista del pubblico fanno sì che gli animali soffrano frustrazione, stress, apatia e depressione e che finiscano spesso per manifestare comportamenti stereotipati, ovvero comportamenti anormali, ossessivi e ripetitivi che l'animale compie senza alcun fine apparente e che, come già confermato da studi scientifici, si osservano solo negli animali in cattività.

Citiamo, tra altri, alcuni comportamenti tipici, che i visitanti di solito non riconoscono e anzi, spesso, tendono a banalizzare o ridicolizzare:

  • apatia: gli animali sono indifferenti e non reagiscono ad alcun stimolo. Può essere osservata in molte specie ed è frequente quando si verifica l'isolamento o la separazione di individui da specie che sono sociali.
  • autolesionismo: l'animale provoca danni fisici a sé stesso, come mordersi la coda o le zampe, sbattere la testa o strapparsi i peli, tra altri. È frequente nei felini, negli orsi e nei primati.
  • aggressività: aggressioni intense o frequenti verso altri individui o oggetti. Può essere causa della convivenza di gruppi con strutture inadeguate, dello stress provocato dalla frustrazione, ecc.
  • comportamenti stereotipati: che l'animale esegue in modo compulsivo e ripetitivo, senza alcun obiettivo. È frequente in molte specie.

Tra i comportamenti stereotipati possiamo citare ad esempio:

  • il pacing: camminare continuamente avanti e indietro, seguendo sempre la stessa rotta, che si può notare perché chiaramente segnata sul suolo. È frequente soprattutto nei grandi felini e nei canidi, ma può essere osservato in altre specie.
  • il circling: camminare seguendo un percorso circolare definito, arrivando a posizionare i piedi esattamente nella stessa posizione ogni volta. Anche in questo caso i tracciati sul suolo sono evidenti. È frequente negli orsi e negli elefanti.
  • movimenti con la lingua: leccare continuamente muri, sbarre, porte, ecc. È frequente in giraffe e cammelli.
  • oscillazioni: oscillazione costante della testa e delle spalle, a volte del corpo intero. È frequente in elefanti, orsi e zebre. Questo comportamento è anche comunemente conosciuto come il “ballo dell’orso”.
  • Autogrooming eccessivo: una “pulizia” che viene eseguita in modo compulsivo senza reale funzione igienica, ad esempio leccandosi eccessivamente o strappandosi i peli. È frequente nei primati, ma anche in orsi e pappagalli, che arrivano a strapparsi le piume.

Cosa possiamo fare?

L'osservazione di animali che vivono in un ambiente artificiale e che si comportano in modo improprio o stereotipato non ha la funzione educativa che i giardini zoologici sostengono di sviluppare.

Inoltre, solo una minima parte degli zoo europei ha reintrodotto specie in natura e che solo l'8% degli animali di tutti gli zoo europei partecipa a veri progetti di conservazione. Ciò a dimostrare come i giardini zoologici spesso non contribuiscono alla sopravvivenza delle specie. Nel XXI secolo è indispensabile ripensare l'attuale modello di zoo come collezione di animali per il divertimento umano e lavorare verso alternative più etiche.

E tu, cosa puoi fare?

  • Informa i tuoi familiari e conoscenti, in particolare i bambini, dei problemi degli animali negli zoo.
  • Visita i centri di recupero della fauna selvatica invece degli zoo: qui vengono tenuti animali sequestrati da situazioni di maltrattamento o abbandono, che ti aiuteranno a capire le problematiche associate alla cattività.
  • Specialmente se hai bambini, prediligi la vista di documentari educativi e tecnologie 3D, la conoscenza della fauna locale che abita le foreste e le montagne, visita con loro i santuari di animali da aiutare.
  • Tieniti informato sulle normative e su cosa vuol dire la cattività animale e informa le autorità competenti o le associazioni protezioniste di eventuali anomalie che puoi osservare fornendo, quando possibile, fotografie o immagini video.
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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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