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28 Aprile 2022
18:35

I primati, uno sguardo al nostro album di famiglia

I primati, dal latino primates che significa "primo", "migliore", sono un ordine di mammiferi placentati, a cui appartengono i tarsi, i lemuri e le scimmie, compresi noi umani.

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I primati, dal latino primates che vuol dire primo, migliore, sono un ordine di mammiferi placentati a cui appartengono i tarsi, i lemuri e le scimmie, compresi noi umani. Per questo motivo l'ordine tassonomico Primates si chiama così, perché doveva includere l'autoproclamatosi Homo sapiens, il "più in alto" tra tutti gli animali. Ma al di là delle megalomanie tassonomiche tipiche della nostra specie, il gruppo include una gran varietà di specie dalle caratteristiche e dalle abilità davvero peculiari.

I primati, escluso l'uomo, sono presenti in tutti i continenti, Europa inclusa. A Gibilterra vive infatti un piccola popolazione di bertucce. Partendo dall'uistitì pigmeo, che può entrare nel palmo di una mano, fino ad arrivare al gigantesco gorilla di montagna, al mondo sono note tra le 376 e 522 specie di primati, a seconda del tipo classificazione utilizzata, e quasi ogni anno se ne continuano a scoprire di nuove.

Comparsa ed evoluzione dei primati

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Un lori, Nycticebus bengalensis

I primati comparvero sulla Terra tra 85 e 55 milioni di anni fa, evolutisi a partire da piccoli mammiferi terrestri che si sono adattati alla perfezione per vivere tra gli alberi delle foreste tropicali. Quasi tutte e caratteristiche che caratterizzano questo gruppo, come il pollice opponibile e la vista binoculare a colori, sono infatti adattamenti alla vita arboricola. Il più antico fossile di primate conosciuto oggi, Altiatlasius, risale a circa 55 milioni di anni fa, ma studi effettuati sul DNA mitocondriale ha spostato più indietro nel tempo, intorno a 85 milioni di anni fa, la comparsa del gruppo.

I primati più antichi erano molto diversi da quelli attuali, più simili a qualcosa tipo le odierne tupaie (in passato inserite proprio tra i primati) che a vere e proprie scimmie. Come accaduto per molti altri gruppi di mammiferi, l'estinzione dei grandi dinosauri avvenuta 66 milioni di fa, lasciò il campo libero ai primi primati per dare il via all'evoluzione e alla diversificazione di tutti i sottogruppi che conosci amo oggi.

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Sifaka di Verreaux(Propithecus verreauxi), un lemure del Madagascar

I primati più basali e antichi, quelli che una volta erano chiamate proscimmie, comparvero già intorno a 58 milioni di anni fa. Scimmie del Vecchio e Nuovo Mondo, invece, si separarono tra i 44 e i 40 milioni di anni fa mentre analisi genetiche e prove fossili indicano che gli ominoidi, le scimmie antropomorfe, si sono discostati dalle scimmie del Vecchio Mondo circa 20 milioni di anni fa. Mentre la comparsa della nostra famiglia, gli ominidi, sono comparsi sono comparsi circa 15 milioni di anni fa.

Poi a un certo punto, circa 7 milioni di anni fa, un ramo degli ominidi si è staccato da scimpanzé e bonobo per dare il via all'epopea che porterà, una volta scesi dagli alberi, all'uomo. O meglio, ai numerosi uomini. L'evoluzione umana è stata infatti un vero e proprio cespuglio, composto da tante umanità differenti. A partire da circa 2,4 milioni di anni fa, quando con Homo habilis si dà il via in Africa al genere umano, diverse specie umane si sono susseguite o hanno convissuto assieme in Africa, Asia ed Europa fino a quando, circa 300mila anni fa e sempre nel Continente Nero, appare per la prima volta Homo sapiens, la nostra specie.

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Uistitì pigmeo, il più piccolo primate al mondo

Per diverso tempo – e viaggiando in lungo e in largo per il mondo – abbiamo incontrato, combattuto e fatto amicizia (ci siamo persino riprodotti) con diversi modi di esseri umani, specie diverse da noi. L'uomo di Neanderthal (Homo neanderthalensis), il piccolo Homo floresiensis, i Denisovani e diverse altre specie ancora in fase di studio e comprensione. Poi un certo punto, circa 40mila anni fa quando si sono estinti i Neanderthal, siamo rimasti soli: gli ultimi primati umani della Terra.

Chi fa parte dei primati

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Un gelada (Theropithecus gelada), specie endemica delle alture etiopi

Storicamente i primati erano suddivisi in tre gruppi principali. Le proscimmie, in cui erano inclusi lemuri, tarsi e lori; le scimmie del Vecchio Mondo, che comprendeva cercopitechi, babbuini, macachi e grandi scimmi antropomorfe, uomo incluso; Scimmie del Nuovo Mondo, comprendente tutte le specie americane come cebi, scimmie urlatrici e scimmie ragno. Studi moderni hanno aggiornato questa classificazione.

L'ordine dei primati si suddivide oggi in due gruppi principali: Strepsirrhini e Haplorrhini. Nel primo sono incluse tutte le specie di lemuri del Madagascar, mentre il secondo tutte le altre specie. Gli aplorrini si suddividono poi ulteriormente in tarsiformi, che comprende tarsi del Sud-Est Asiatico e i simiformi, dove ritroviamo la nuova suddivisione tra Vecchio (cattarini) e Nuovo Mondo (platirrini). Tra i catarrini sono incluse anche le grandi scimmie antropomorfe, inclusi noi Homo sapiens, l'ultima specie di primate umano rimasta sulla Terra.

Come sono fatti i primati

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Maschio di aluatta nera (Alouatta caraya), specie diffusa in Centro America

Tutti i primati, da quelli più basali a noi, condividono molteplici caratteristiche in comune spesso uniche in tutto il regno animale. Tutti possiedono un cervello enormemente sviluppato in proporzione alle dimensioni del corpo, se li mettiamo in relazione alla maggior parte degli altri mammiferi. Tra tutti i sensi è la vista quello maggiormente sviluppato, altra stranezza rispetto alla stragrande maggioranza dei mammiferi che punta invece soprattutto sull'olfatto. In quasi tutti i gruppi la visione è a colori e binoculare, caratteristica molto utile per calcolare profondità e distanze quando devi muoverti da un ramo all'altro.

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Gibbone dalle mani bianche (Hylobates lar)

Tra le altre caratteristiche fisiche peculiari ci sono le dita, cinque per arto, con un pollice opponibile e unghie corte per favorire una presa salda su rami e secondariamente la manipolazione di cibo e oggetti. Fatta eccezione per le grandi scimmie antropomorfe e poche altre, la quasi totalità dei primati è dotata di una lunga coda che li aiuta a mantenere l'equilibrio o addirittura, in alcune specie, ad aggrapparsi ai rami.

In molte specie esiste un notevole dimorfismo sessuale, con maschi spesso molto più grossi delle femmine. Inoltre la maggior parte dei primati ha tassi di sviluppo molto più lenti rispetto ad altri mammiferi e raggiunge la maturità sessuale molto tardi, con conseguente durata della vita molto lunga. A seconda della specie, gli adulti possono vivere in solitudine, in coppie monogame o in gruppi che possono contare fino a centinaia di individui. Infine, alcuni primati come gorilla, babbuini e noi umani, hanno abbandonati quasi del tutto la vita arboricola a favore di quella terrestre, pur conservando adattamenti all'arrampicata.

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Il gorilla di montagna è il primate più grande al mondo

I primati sono quindi un gruppo estremamente eterogeneo con caratteristiche uniche tra tutti gli altri animali. È in questo gruppo, primati non umani inclusi, che si trovano alcune della capacità cognitive più eccezionali, inclusa la cultura. Purtroppo però, molte specie rischiano seriamente l'estinzione. E anche semplicemente prendendolo come "un affare di famiglia", noi primati "più in alto" dovremmo fare molto di più per tutelarli.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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