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1 Febbraio 2024
11:09

Come insegnare al cane il “resta”

Insegnare al cane il "resta" può essere utile per dirgli di rimanere fermo per un attimo, mentre facciamo un'azione rapida. Vediamo come fare e in quali occasioni può essere usata questa indicazione.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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"Resta" è un'indicazione che viene usata con molta frequenza nella comunicazione con il cane. Insegnare al cane il "resta" può essere utile per fargli capire quando abbiamo la necessità che rimanga fermo per un attimo mentre facciamo un'azione rapida, oppure quando stiamo iniziando a organizzare un gioco in cui è previsto che gli nascondiamo qualcosa. In questo caso, dovrà attendere fermo per qualche istante prima di iniziare, ad esempio, una ricerca olfattiva.

Per insegnare al cane a riconoscere questa richiesta bisogna prestare attenzione a molte varianti, che riguardano, tra le altre cose, la personalità del soggetto, i suoi interessi, la relazione che lo unisce ai suoi umani e il contesto in cui si trova. Se il cane vive un momento di gioia e serenità, ad esempio, sarà più propenso a incuriosirsi in un'attività nuova e avrà maggiore possibilità di memorizzare quanto avviene.

Perché insegnare al cane il "resta"

Alcuni, nel definire l'indicazione "resta", utilizzano il termine "comando". Questa parola, però, presuppone che nella relazione tra cane e umano vi sia una gerarchia di ordini e obbedienza. Noi di Kodami, invece, riteniamo che il rapporto si basi su parametri di reciprocità e siamo convinti che nella convivenza con il cane non serva basarsi sui comandi da eseguire, ma piuttosto su richieste che ascoltano le necessità e i bisogni del proprio interlocutore.

Questo significa che il "resta" diventa un'istruzione che il pet mate propone per uno scopo preciso e non con l'obiettivo di dimostrare la propria superiorità rispetto al cane con cui si vive.

Pensiamo ad esempio, a una situazione comune, in cui ci si può trovare con il proprio cane, ovvero quella in cui si sta facendo colazione al bar. Il fatto che, quando si va a pagare al banco, il pet mate possa dire al cane "resta" e lui sappia che gli stiamo chiedendo di restare al tavolo con gli altri membri della famiglia, rende più agili le operazioni e fa quindi in modo che, in futuro, il cane possa nuovamente accompagnare il suo gruppo durante questo piacevole momento.

Il tempo trascorso insieme è un valore aggiunto per la relazione e, come in un circolo virtuoso, conoscere questi termini e il significato che gli diamo, può migliorare la vita insieme e, di conseguenza, favorire il benessere psicologico del cane, che non rischia di venire isolato in casa.

Ovviamente non bisogna abusare di questo termine e non bisogna usare il "resta" ad esempio, quando il cane vede i suoi umani uscire dalla porta di casa per andare via. Questa indicazione, infatti, presuppone che il soggetto debba attendere un breve lasso di tempo, al termine del quale vi è un ricongiungimento. Il rischio, altrimenti, è che l'attesa prolungata metta il cane in una condizione di ansia o stress e lo porti a credere che "resta" sia l'anticipo di un lungo momento di solitudine.

Come insegnare il "resta"

Non esiste un'unica modalità per insegnare al cane il "resta", ma nel processo di apprendimento bisogna tenere conto di molti fattori individuali. Per questo motivo è impossibile descrivere una via che sia adatta a tutti. Possiamo invece ragionare su alcune indicazioni che possono tornare utili alla maggior parte dei cani e dei pet mate.

  • Queste indicazioni necessitano di una comunicazione chiara e coerente. Ciò significa che bisogna decidere prima di tutto un termine e utilizzare sempre lo stesso. Non deve per forza essere "resta", ma può essere anche "stai", "rimani" o altro. La parola scelta non ha alcun valore per il cane, che ne intuisce il significato a partire dai momenti in cui viene usata.
  • Scegliere anche un gesto che sia sempre lo stesso e venga riproposto nello stesso modo da tutti i membri del gruppo. Nella maggior parte dei casi viene utilizzata la mano aperta che mostra il palmo al cane, con le dita unite.
  • Tornerà utile scegliere un ambiente tranquillo, in cui il cane si può sentire a proprio agio, come ad esempio una delle stanze dell'ambiente domestico. Questo è valido per il primo momento di apprendimento, ma in seguito si potrà fare anche in zone in cui è più complesso mantenere l'attenzione.
  • Mentre il cane è fermo, ponetevi di fronte a lui e ditegli, con la mano aperta davanti al vostro corpo "resta". Fate un breve passo indietro e poi tornate verso di lui e, se non si è mosso, ditegli bravo, oppure giocate insieme con un gioco che gli piace.
  • Se ha funzionato, nel secondo caso potete fare due passi e poi, anche tre o quattro.
  • Se il cane invece si è mosso in avanti per raggiungervi, tornate verso di lui senza dire niente. Evitate in particolare di ripetere più volte la richiesta, oppure di parlare molto, perché ogni parola rischia di confondergli le idee o di complicare la comunicazione.
  • Fate in modo che ognuno di questi passaggi venga vissuto come un gioco divertente da fare insieme, perché è proprio la piacevolezza a rendere più efficace il processo di apprendimento.
  • Quando il cane ha compreso il significato del "resta", potete provare in altre occasioni allungando leggermente i tempi, oppure girandovi di schiena o uscendo dal suo campo visivo (ad esempio entrando in un'altra stanza).
  • Per gratificare i momenti in cui segue l'indicazione data, potete anche dirgli "vieni" e farvi raggiungere. In questo caso, la gratifica è proprio il ricongiungimento con il suo umano.

Le possibili difficoltà e come affrontarle

Si tratta in realtà di un processo piuttosto complesso, che potrebbe presentare molte altre variabili. I cani, infatti, esattamente come noi, hanno personalità uniche e imprevedibili, che possono portarli a reagire in maniera diversa da quanto ci aspetteremmo da loro. Proprio per questo motivo, se si sente il desiderio di migliorare la propria comunicazione con il cane con cui si vive, si può pensare di contattare un educatore cinofilo (per i cuccioli) o un istruttore cinofilo (per i cani adulti), che lavori con approccio cognitivo e possa individuare il processo più adatto al singolo cane e alla famiglia.

In molti casi, infatti, se l'insegnamento del "resta" viene proposto in contesti non adeguati, o senza badare alle sue emozioni, il cane potrebbe disinteressarsi e, invece di provare a interrogarsi su quale sia il nostro obiettivo, potrebbe girarsi e andarsene. Ciò è probabile soprattutto per i cani più insicuri o timidi. In questo caso bisogna avere ancora più empatia e provare a comprendere profondamente il suo stato emozionale.

Se invece è troppo eccitato, perché magari sta giocando a palla o ad altri giochi che non richiedono molta concentrazione, è possibile che fatichi a trovare la calma e la tranquillità necessaria per svolgere un'attività come questa, che richiede un po' di pacatezza.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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