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17 Settembre 2022
9:00

Come far capire al cane che ha fatto una cosa sbagliata?

Molti si chiedono come far capire al cane che ha fatto una cosa sbagliata e che non vogliono si ripeta in futuro. Ma è davvero possibile, o giusto, farlo?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La vita insieme a un cane può essere alquanto complessa, ci possono essere moltissime condizioni, regole, situazioni sulle quali due o più individui si devono accordare, fatto salvo che potrebbero anche avere opinioni discordanti. «Questo si fa così!» «Quest’altro, non si fa!», eccetera. Alle volte quindi è facile che vi siano dei contrasti, delle incomprensioni, o dei desideri individuali che mettono in crisi la convivenza, o semplicemente creano delle frizioni. Ne consegue che molte persone si chiedono come far capire al cane che ha fatto una cosa sbagliata e che non vogliono si ripeta in futuro. Il tema è complesso, ma si possono fare molte considerazioni in merito. Vediamo insieme quali.

Le regole del gioco

Il primo passo da fare è provare a riflettere su come un individuo apprenda quali siano le «regole del gioco». Il fatto è che i cani sono animali sociali, ossia apprendono a stare al mondo attraverso l’esempio e la guida dei loro referenti. Immaginiamoci quindi il nostro cucciolo, che non ha idea di cosa si faccia nella vita e che osserverà quello che facciamo noi per apprendere il «come», il «quando» e il «cosa».

Naturalmente non parliamo di un essere passivo al mondo, quindi, non resterà immobile, inerte, fino a che non sarà stimolato da un evento o da una nostra interazione, non dobbiamo infatti scordare che abbiamo a che fare con una delle specie animali tra le più complesse da un punto di vista cognitivo. Il nostro piccolo quadrupede sarà mosso dall’esplorazione, dalla curiosità, dalla necessità di fare esperienze, e questi veri e propri «bisogni» lo spingeranno ad interagire con l’ambiente circostante e con gli individui che si muovono in esso. Possiamo a questo punto chiederci come capirà cosa è opportuno fare, e cosa no?

Capire per apprendere

Uno dei modi in cui si apprende a stare al mondo è quello di valutare le conseguenze delle nostre azioni, e per un animale sociale questo implica anche vagliare le opinioni dei membri del gruppo d’appartenenza in merito ad un comportamento espresso o ad una particolare situazione. Il primo elemento però da considerare è la capacità di comprendere proprio l’opinione altrui, cosa che un cucciolo potrebbe ancora non riuscire a fare, in fondo, soprattutto quando si tratta del cane che vive con noi, le cose sono rese ancor più complicate dal fatto che siamo di specie differenti.

E quindi la comprensione del linguaggio umano da parte del nostro cucciolo è qualcosa di complicato, ma non solo dal punto di vista delle parole pronunciate, cose che per lui hanno un’importanza marginale, ma per tutto quello che è il nostro modo di esprimere emozioni, intenzioni, approvazione e diniego. Tanto per capire quanto sia complessa questa operazione di comprensione tra specie differenti pensiamo soltanto che gradualmente il cane imparerà molto bene ad intenderci ma la maggior parte di noi non riuscirà, nemmeno dopo anni e anni, a comprendere lui. Comprendersi è un processo, che richiede tempo, che può essere facilitato dall’interazione costruttiva o reso impossibile da condizioni inappropriate, per esempio quando la relazione è scadente su tutti i fronti. Teniamo a mente che però il nostro cucciolo è naturalmente votato ad apprendere da noi, che abbiamo sostituito la sua famiglia di conspecifici, se non ostacoliamo noi stessi questo naturale processo non ci sarà nemmeno bisogno di pensare «come fargli capire che sbaglia», avverrà naturalmente nella maggior parte dei casi e delle contingenze.

Questo non si fa! Davvero?

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Come detto la vita è complicata e a complicarla maggior mente per il nostro cucciolo è il fatto che noi siamo diversi: non abbiamo orecchie sporgenti, una coda, stiamo eretti, non abbiamo i denti aguzzi, non “tiriamo su il pelo”, non emettiamo tutta una serie di suoni, e via dicendo. Ma la cosa che forse rende il tutto più difficile sono i preconcetti. La nostra incapacità di comprendere che un comportamento che noi reputiamo errato invece possa non esserlo affatto per il nostro cane. Facciamo un esempio per capirci.

Un cucciolo, diciamo di tre mesi, avrà sicuramente dei bisogni fisiologici da espletare, e questo avverrà di frequente durante la giornata, soprattutto al risveglio, –ad ogni risveglio – dopo i pasti, dopo il gioco e, sovente, in risposta a tutti i momenti eccitanti, come quando prova molta felicità nel vederci rientrare a casa, eccetera. Ora, dal suo punto di vista non c’è alcun problema a fare pipì lì dove si trova, sul pavimento di casa nostra.

Obiettivamente cosa ci può esse di sbagliato per un cucciolo in questo? Mi scappa, la faccio! Ora, quante volte abbiamo sentito dire che il cucciolo va rimproverato per questo? Un’infinità di volte, anzi, la questione è tanto “normale” che non se ne parla nemmeno. «È ovvio che il cucciolo vada rimproverato, la pipì in casa non si fa!». Non parliamo nemmeno delle varie tecniche assurde per far comprendere questo nostro precetto che, ricordiamolo bene, è solo nostro e non ha nessuna logica per un cane, soprattutto per un cucciolo. A cosa serve aggredirlo, seppur con tempismo? Che tipo di apprendimento dovrebbe ricavare da una nostra punizione “etologica”? Punirlo non alcun senso, piuttosto possiamo, con pazienza anticipare il suo comportamento e portarlo fuori quando sappiamo che è impellente questo naturale bisogno fisiologico.

Non c’è nemmeno bisogno di lodarlo quando farà pipì fuori casa: di fatto i cani non amano marcare dentro la propria “tana”, ma quando sono molto piccoli la loro natura li spinge a non lasciare troppe tracce di sé all’esterno, in un mondo che per loro, così piccoli e inermi, è ancora sconosciuto e troppo pericoloso. Ci vuole solo un po’ di pazienza: in fondo avete scelto voi di prendervi cura di un cucciolo di cane, mica lui. Anzi, se ci lasceremo andare ad inutili rimproveri, o peggio, percosse, il cucciolo sarà intimorito da noi, sarà a disagio e sotto stress per la sola nostra presenza, e indovinate un po’ che cosa produce lo stress negativo? Più pipì!

Oppure, un’altra circostanza che proprio fa innervosire le persone è quando il cucciolo rosicchia le nostre preziose cose, come le gambe in legno delle sedie, le ciabatte, il telecomando della tv e via dicendo. Ecco che le persone si scagliano urlanti verso il cucciolo sbraitando insulti, o il famigerato e tanto vituperato «No!!!», al quale noi attribuiamo un significato universale, che nella nostra convinzione ha lo stesso significato per tutte le forme di vita sul pianeta, una volta mi è capitato di assistere ad una scena che ci può far comprendere l’assurdità delle nostre convinzioni: una persona che stava mangiando un panino all’aperto, sbraitava il suo universale «No!» ripetutamente, alla volta di una vespa che puntava al suo tanto amato prosciutto.

Insomma l’apprendimento è qualcosa di costruttivo non di distruttivo, quindi dovremmo concentrarci più sul dare indicazioni al nostro cane invece che divieti. Se orienta i suoi bisogni masticatori su oggetti inappropriati, invece che punirlo – cosa che non cancellerà il suo bisogno di esprimere quel comportamento – orientiamolo su qualcosa di appropriato. Se proprio si rende necessario un intervento per “fermare” il comportamento che abbiamo capito il piccolo sta per mettere in atto, basterà un «Ehi!» per attirare la sua attenzione, dopodiché però deve arrivare l’offerta di un masticativo molto apprezzato, sempre riguardo al comportamento indesiderato di cui sopra.

Le regole della convivenza

In generale un cane apprenderà come comportarsi nella vita domestica osservando quello che gli accade intorno, e tra le altre cose, imiterà quei comportamenti che lo hanno più colpito. Ma alle volte le cose che vede fare a noi non sono cose che può fare anche lui, ma il cucciolo questo non lo può sapere. Ecco che allora dovremo essere noi a dargli delle indicazioni chiare, o delle valide alternative per consentirgli di apprendere e di assolvere ai suoi bisogni, e non si parla qui solo di quelli fisiologici, naturalmente. Tra i bisogni di un cane c’è quello di «appartenenza», ed è questo che lo spinge ad imitarci o quantomeno ad essere ispirato da quello che facciamo, e da come lo facciamo. Il nostro cucciolo passerà molto tempo ad osservarci e a trarre conclusioni tutte sue da quello che vede. Molte persone non comprendono che un cucciolo sarà quindi mosso da un’infinità di elementi e dalla sua grande intelligenza, non potrà vivere bene in un mondo dove tutto è «No!», dove l’unica cosa che si può fare è, solo, «Non fare nulla!»

Se per esempio non vogliamo che il nostro cane entri nella nostra camera da letto la cosa più semplice ed immediata è quella di porre una barriera fisica, come un cancelletto provvisorio, che gli impedisce di entrare, soprattutto quando noi siamo all’interno. Ma ricordiamoci che per un cane può essere assolutamente normale dormire tutti insieme, anzi, assolve anche questo al bisogno di sentirsi parte di un nucleo famigliare coeso, soprattutto quando parliamo di un cucciolo. Inutile lasciare il varco aperto e rimproverarlo ossessivamente ogni qualvolta proverà ad unirsi a noi. I rimproveri continui, le aggressioni verbali, come detto sopra, creano stress negativo, mettono in dubbio il legame affettivo, vengono meno ad un altro fondamentale bisogno, quello di «sicurezza». E questo intacca l’equilibrio della relazione tra individui.

Le età del cane

Un aspetto centrale nella faccenda è quello di tener presente che è ben diverso relazionarsi con un cucciolo, un adolescente o adulto. Il cucciolo ha tutto il diritto di sbagliare e di sbagliare ancora e di avere il tempo di elaborare le informazioni che gli diamo con il nostro comportamento. Va da sé che se siamo totalmente inetti nel comunicare con il nostro cane, se abbiamo l’atteggiamento sbagliato, siamo incoerenti e non facciamo che provocare paura in lui, quel cucciolo avrà poche speranze di apprendere qualcosa da noi. Dovrà cavarsela da solo. Certo poi non possiamo lamentarci del fatto che il cane, una volta adulto, non ci prenda in considerazione, non sia minimamente interessato a quello che diciamo, anzi, che sia addirittura infastidito dalle nostre “inutili chiacchiere senza senso”. E se avete impostato la relazione con lui tenendo presente “l’educazione spartana”, non potete poi stupirvi delle conseguenze.

Diverso è quando parliamo di un cane adulto, in quel caso ci sono delle situazioni nelle quali è richiesta un po’ di disciplina, la quale però si basa sull’accreditamento e la fiducia che il cane ripone in noi. Allora sì, potremmo dire al nostro cane, con tutta tranquillità, «Ehi! Quello non si fa!», e sarà la relazione che abbiamo costruito nel tempo con lui che gli consentirà di comprendere cosa vogliamo e cosa intendiamo. Non sempre anche il «perché» lo vogliamo, ma è qui che entra in campo la fiducia: «Non voi che vada lì? Ok. Non ci vado, ma non ho mica capito perché…»

Il fatto è che se avete costruito insieme il vostro stare nel mondo, tra di voi ci sarà una grande intesa e vi basterà scambiarvi uno sguardo per capirvi. E ciò vale sia da una parte che dall’altra, vale in tutti e due i sensi. Ma è anche ovvio che più la relazione è profonda meno sono le occasioni nelle quali viene chiamata in campo la disciplina, proprio perché entrambi ci si conosce, a tal punto che le situazioni problematiche per lo più si anticipano e si evitano, senza bisogno sempre di correggere con un rimprovero. Non vuol dire che il vostro cane è obbediente come una macchina, che respira a comando, vuol dire che il vostro compagno avrà, da adulto, un rapporto di affetto e amicizia con voi. E di un amico conosciamo bene  sia i pregi che i difetti, ed è proprio per queste cose che lo apprezziamo, ed è proprio per queste cose che la nostra relazione sarà unica e irripetibile.

Certo, alle volte ci saranno degli screzi, in fondo è possibile anche che si litighi tra amici, ma per poi fare la pace. Se non siamo disposti a questo, se il nostro cane non può essere un individuo con delle sue opinioni, delle sue aspirazioni, allora suggeriamo caldamente di orientare i nostri interessi verso i cani robot che non faranno altro che assecondare i nostri ordini, senza discutere, senza mettere in dubbio quello che diciamo. Senza essere cani!

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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