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5 Marzo 2022
9:00

Come abituare un cane adulto a un cucciolo?

Prima di introdurre un cucciolo in casa, bisogna considerare le esigenze di tutti i membri della famiglia, soprattutto se c'è già un altro cane adulto. Vediamo come comportarci.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Quando decidiamo di prendere un nuovo compagno di vita inserendolo nella nostra famiglia la prima cosa da fare è tener presente tutti gli elementi che già la compongono, quindi non solo gli umani ma anche i non umani. Quali sono le loro opinioni in merito? Proviamo a considerare il caso in cui nel nostro nucleo famigliare vi sia già un cane adulto e si sia deciso di portare a casa un cucciolo. Vediamo insieme cosa c’è di importante da tener presente.

Lo stato dell’arte

Prima di tutto dovremmo tener presente quali sono le caratteristiche del nostro compagno canino, che presumibilmente conosciamo molto bene. La decisione di affiancargli un cucciolo parte dal presupposto che il nostro cane sia socievole e ben predisposto all’interazione con i conspecifici. Per esempio lo abbiamo spesso osservato interagire con altri cani al parco sotto casa, ha dimostrato di essere paziente e incline al gioco senza eccedere e lasciarsi prendere troppo la mano. Insomma, sappiamo che il nostro compagno attuale sia prosociale.

Ma non è certo sufficiente. Il fatto è che non si tratterà di farlo interagire con un altro individuo fuori dalla nostra casa, ma dentro. E qui possiamo chiederci se la sua socievolezza, la sua tolleranza e pazienza saranno le stesse una volta che avrà a che fare con un altro individuo nella sua “tana”. È una domanda alla quale è molto difficile dare una risposta, certamente degli indizi potrebbero esserci forniti dall’esperienza, se per esempio amici o parenti sono venuti a trovarci a casa con i loro compagni canini. Teniamo però presente sempre che non è possibile generalizzare troppo, le relazioni che i nostri cani intrecciano con gli altri cani sono, come detto più volte, uniche. Per esempio, il vostro cane potrebbe essere molto amico del cane dei vostri genitori, ma non sopportare il cane dei vicini di casa. Certo è che il profilo caratteriale di un individuo ci consente di poter azzardare delle previsioni.

Ma qui si parla di un cucciolo

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Ora, fatte le debite considerazioni dobbiamo però tener presente che non si tratta di un “cane” ma di un cucciolo. I cuccioli non hanno ancora sviluppato il loro profilo caratteriale, tendono ad essere parecchio curiosi ed esplorativi, e possono anche non essere consci dell’esistenza di limiti, soprattutto nei confronti degli altri individui. I cuccioli dormono molto, circa 18 ore al giorno quando sono molto piccoli, ma nel restante tempo sono attivi, invadenti, alle volte anche assillanti. Insomma è necessaria una buona dose di pazienza con loro per aiutarli ad assolvere ai loro bisogni esplorativi fornendogli però delle buone coordinate di sviluppo emotivo. Ci vogliono delle doti per questo. Ecco che allora diventa importante chiederci quanto il nostro cane potrà essere messo in difficoltà dal piccolo e che possibilità avrà di sottrarsi a lui quando avrà bisogno di una pausa. Ma anche se tutto questo impegno è qualcosa che sta nelle corde del nostro compagno, non tutti sono fatti per accudire un piccolo e un conto è averci a che fare qualche minuto al parchetto, un altro è ventiquattr’ore su ventiquattro in casa.

Tra le altre cose dobbiamo tener presente l’età del nostro cane attuale, potrebbe essere un fattore determinante. Un cane anziano, per esempio, andrà protetto dalle invadenze di un cucciolo che cercherà di coinvolgerlo ossessivamente in giochi per lo più fisici, diciamo “maneschi”. Anche se il nostro cane è molto paziente non è buona cosa approfittare eccessivamente di questa sua dote. In tal caso è importante programmare e approntare un contesto funzionale alle caratteristiche e ai bisogni di entrambi. Teniamo però presente che nella maggior parte dei casi non è una buona scelta portare a casa un cucciolo quando il nostro attuale cane è molto anziano, anche se pare sia la scelta di molti.

Primo contatto

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Il modo migliore per far conoscere un cucciolo al nostro compagno canino, come in genere sarebbe opportuno fare nella maggior parte dei frangenti, è quello di farli incontrare in un contesto “neutrale”, per esempio in un parco, un luogo aperto con ampi spazi. Inoltre è bene evitare di essere noi ad enfatizzare troppo questo momento, per esempio indicando il cucciolo al nostro cane, quasi come a dirgli, anche in modo involontario: “Guarda che c’è lì! Prendilo!!!”

È importante che il contesto emotivo sia tranquillo e che l’incontro avvenga in modo naturale, quasi per caso. Un cucciolo potrebbe mostrare paura di fronte ad un adulto sconosciuto, ma anche, al contrario, eccessivo interesse, quindi, per evitare che il livello di eccitazione salga troppo, sia da una parte che dall’altra, potrebbe essere utile tenere gli individui al guinzaglio, a distanza, in modo che si possano osservare, da lontano e, magari, attendere che lascino delle marcature olfattive, molto utili per far conoscere i due individui attraverso il loro odore prima dell’avvicinamento e dell’effettivo contatto fisico.

In questo frangente potremo fare delle considerazioni sullo stato emotivo di entrambe, del desiderio di incontrarsi e del grado d’interesse vicendevole, prendendoci un po’ di tempo aiuteremo a stemperare la tensione del momento, non solo quella dei cani, ben inteso, ma anche la nostra, tensione che potrebbe influenzare l’approccio del nostro sensibile compagno.

Considerazioni sull’ambiente 

Un cucciolo, come detto, è un individuo in divenire, spinto da curiosità e bisogno di esplorare. Questo potrebbe rappresentare un problema per il nostro compagno a quattro zampe, soprattutto se si tratta di un individuo molto possessivo, poco inclini al condividere sia i suoi oggetti che, soprattutto, gli spazi della casa.

Preoccupiamoci quindi di non favorire questi momenti di conflitto lasciando per casa oggetti particolari (come i giochi del nostro cane) e fornendo al cucciolo un suo luogo di riposo specifico, che non sia la cuccia del nostro cane.

Anche il momento del pasto richiederà una particolare attenzione, almeno nei primi tempi. I cuccioli hanno la necessità di mangiare più spesso dei cani adulti, quindi preoccupiamoci che questo frangente non divenga motivo di scontro e di inimicizia. Un buon suggerimento potrebbe essere quello di dare qualcosa da fare al nostro cane adulto mentre forniamo il pasto al piccolo, per esempio gli potremmo dare un masticativo nella sua cuccia in modo da tenerlo impegnato. Alle volte saremo costretti a dividere i cani in stanze differenti mentre mangiano, ma questo potrebbe rivelarsi poi, alla lunga, un problema. Se facciamo in modo che non si disturbino l’un l’altro durante il pasto, tenendo per esempio le ciotole lontane, e sorvegliandoli, i cani impareranno a rispettarsi vicendevolmente e questo in futuro renderà quel momento di più facile gestione. Ma anche qui ogni caso va considerato a sé.

Nell’immaginario romantico di molti c’è poi la visione del nostro cane che dorme accoccolato con il cucciolo con fare paterno, o materno, acciambellato ad avvolgere e proteggere il nuovo arrivato. Ebbene, in molti casi si arriverà anche a questo, ma non è affatto detto. Sarà la conoscenza e l'amicizia tra i due che svilupperà il loro modo di convivere, ma ciò potrebbe richiedere tempo.

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C’è un altro aspetto importante che ha a che fare con la gestione delle risorse, ed è il rapporto con noi. Il nostro cane potrebbe mal tollerare che si presti molta attenzione ad un altro cane. Per dirla in breve è possibile che il nostro cane provi gelosia. Questa emozione secondaria è legata alle caratteristiche dell’individuo ma anche dal tipo di legame che noi abbiamo incentivato con lui, e potrebbe rappresentare un problema, soprattutto nelle prime fasi di conoscenza. Evitiamo perciò di mettere il nostro cane in seria difficoltà ignorandolo o, peggio, rimproverandolo perché ci sta troppo vicini impedendoci di manipolare il cucciolo. Ricordiamoci che le relazioni sono cose complesse e in taluni casi richiedono una lenta costruzione. Il che significa che dovremo trattenerci un po’ dal mettere in atto effusioni eccessive spinti dalla tenerezza del cucciolo. Cosa tutt’altro che facile, ce ne rendiamo ben conto. Non dovremmo isolare il nostro cane, semmai coinvolgerlo in questa nuova avventura che vogliamo sia positiva anche per lui.

Tragica storia

I percorsi della mente umana alle volte sono veramente tortuosi e quando non c’è equilibrio nella capacità delle persone di gestire le proprie pulsioni, spesso sono i cani che vanno a pagarne le conseguenze. A tal proposito vorremmo riportare qui un caso curioso, anche drammatico, a monito di scelte fatte con troppa impulsività: il caso reale di Billa (nome fittizio).

Billa, una meticcia di piccola taglia, tipo Bracchetto, di circa 5 anni, molto giocosa e piena di energie viveva da sempre con la sua famiglia, due giovani trentenni, che per sbarcare il lunario facevano lavori molto impegnativi, spesso lontani da casa, con orari irregolari. Soprattutto lei, che alle volte faceva turni di notte. Cominciarono ad un certo punto a convincersi che Billa avesse bisogno di un compagno, un altro cane che potesse farle compagnia nelle lunghe ore di solitudine. Decisero così di prendere un cucciolo, ne avevano visto uno che li aveva fatti innamorare.

Ora, senza dubbio Billa passava troppo tempo da sola ma l’idea di un altro cane era sorta dopo l’incontro con il cucciolo che i due volevano a tutti i costi, e il pretesto, la giustificazione che si davano era la solitudine di Billa. Come succede a molti cani che patiscono del poco tempo che noi passiamo con loro, la presenza di un altro individuo potrebbe amplificare il problema, dato che quei rari momenti  di interazione dovranno poi essere condivisi con l’altro.

Fatto sta che Billa non ne voleva sapere di avere un cucciolo per casa e non si è affatto dimostrata socievole con lui. Lei voleva stare con i suoi compagni umani, non con un altro cane, ma evidentemente non era così per la coppia. Infatti, come  è finita la storia? Billa è stata portata al canile dopo aver aggredito ripetutamente il nuovo cucciolo, il quale, naturalmente, si è poi ritrovato in una casa vuota, da solo a sua volta.

Questa vicenda ci mette in allerta su quali siano veramente le nostre intenzioni, su cosa ci muova per davvero quando prendiamo una decisione. La nostra mente spinta dal desiderio può offuscare la realtà e convincerci della bontà delle nostre azioni anche quando “buone” non lo sono affatto.

Questione di genere

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Quando si parla di cuccioli e cani adulti si è propensi a pensare che i cani adulti di genere femminile siano per natura più appropriati per far crescere e accudire un piccolo. Si esclude così in partenza che un cane maschio possa essere un buon tutore per i cuccioli. Ma ci sono moltissimi casi che dimostrano che le cose potrebbero anche andare alla rovescia, ossia ci possono essere femmine che non hanno alcun interesse nei piccoli, che addirittura possono assumere atteggiamenti aggressivi mal tollerando la loro presenza, come nel caso di Billa, e invece maschi che hanno una spiccata propensione nell’accudire, proteggere ed educare i cuccioli.

Per esempio Kaos, il mio compagno canino, meticcio di Rottweiler, adottato dal canile quando aveva circa un anno. Lui ha sempre dimostrato una spiccata propensione nell’accudire i piccoli, in lui la motivazione epimeletica è molto presente e quando entrò in casa nostra una piccola meticcia cieca di pochi giorni di vita, abbandonata davanti all’ambulatorio veterinario della mia compagna, fu ben felice di prendersi cura di lei. Giocavano insieme, era paziente, le stava vicino soprattutto quando era molto piccola, ed era ben felice di condividere con la piccola oggetti e spazi.

Queste non sono cose che si insegnano ai cani, fanno parte della loro soggettività, del loro carattere e non è affatto facile poterle prevedere, come detto i fattori che entrano in gioco nella relazione tra individui sono infiniti e alle volte le nostre premesse aderiscono a stereotipi che nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti.

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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