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29 Marzo 2022
18:07

Will Smith non è un “maschio Alfa”: perché dovremmo smetterla di chiamarlo così

Il concetto stesso di maschio alfa è un retaggio del secolo scorso. Mentre l'etologia si evolve, evidentemente la società umana preferisce restare legata al fatto che ci sono individui alfa e individui beta.

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Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock, presentatore della cerimonia degli Oscar 2022, ha scandalizzato il pubblico che li osservava in mondovisione, dividendo le opinioni tra detrattori e difensori dell'attore che, per «proteggere» la moglie da una battuta offensiva, ha scelto la strada della violenza.

C'è chi ha messo l'accento sulla subcultura machista che ancora è presente nel Terzo millennio e chi invece ha voluto vedere quando accaduto come una sorta di novecentesca, romantica "protezione della dona amata". Ma, e qui veniamo a ciò che è di nostro interesse su Kodami, in alcuni casi Will Smith è stato descritto anche come un «vero maschio alfa». Una definizione che, oltre ad essere di cattivo gusto, perché sottintende la convinzione che le donne desiderano essere difese con la forza, è anche scorretta da un punto di vista prettamente scientifico.

Perché è sbagliato parlare di "maschio Alfa"

La definizione di "maschio alfa" è in realtà un termine che viene spesso utilizzato erroneamente parlando di una delle specie che esercita sugli uomini maggior fascino: i lupi.

La convinzione popolare che le società di lupi si basino sulla dominanza e sulla supremazia da parte dei "forti", nei confronti dei "deboli", ha origini talmente lontane da essere riuscita a condizionare anche molti aspetti della società umana.

Pensando che ogni relazione funzionasse cosi, siamo riusciti infatti anche ad ereditare la convinzione che la leadership si ottenga grazie all'autorità e all'aggressività, piuttosto che mostrando la propria abilità nel gestire le situazioni complesse e alla manifesta capacità, da parte dell'individuo degno di fiducia, di guidare l'intero gruppo in maniera funzionale per il raggiungimento degli obiettivi, come di fatto accade in molte società animali.

Se poi guardiamo i lupi ancora più da vicino, ci accorgiamo anche che in genere non amano le risse vere e proprie, perché sanno quali possono essere le conseguenze che ne derivano e riconoscono, inoltre, che solo raramente da queste situazioni se ne esce tutti intatti, senza doversi leccare le ferite.

Per dimostrarlo basti vedere quanto ringhiano, rizzano il pelo e girano intorno con fare minaccioso piuttosto che mordersi o, come il nostro Will, schiaffeggiare a freddo il proprio rivale.

In una società di lupi, quindi, chi usa la violenza alla prima occasione non è certo un leader, e men che meno un "maschio alfa". Il leader, infatti, generalmente usa altre strategie, più articolate e complesse per determinare il proprio ruolo. Strategie che, però, non hanno avuto spazio nel non dialogo tra Will Smith e Cris Rock.

Noi umani, quindi, abbiamo osservato attentamente i comportamenti sociali degli animali e ne abbiamo interpretato i significati, salvo poi rimanere ancora fermi a queste scoperte ormai vecchie di secoli e a non guardare l'evoluzione dell'etologia che, grazie alla ricerca, di strada ne ha fatta un bel po'.

Nel frattempo, infatti, numerosi studi hanno dimostrato che i ruoli, i ranghi e le gerarchie sono questioni più complesse del semplicistico "alfa e beta". Con il tempo possono mutare, evolversi e addirittura ribaltarsi. A determinarne le evoluzioni, poi, spesso non è solo chi sta più in altro nella gerarchia, ma anche chi, crescendo e aumentando le proprie abilità sociali e fisiche, dimostra la propria crescita e, in alcuni casi, il merito di ottenere la leadership di un gruppo, cosa difficile da definire inoltre proprio perché mutabile nel tempo.

Gli etologi, insomma, hanno imparato ad essere scrupolosi nell'utilizzo del termine "maschio alfa", perché sanno che, senza conoscere approfonditamente ogni situazione, ci si può perdere in inesattezze e superficialità.

Queste evoluzioni delle competenze scientifiche non attecchiscono ancora nella nostra società, che proprio non riesce a recepire il messaggio ed evidentemente rimane ancorata alla convinzione che i ruoli siano fissi, determinati da abilità innate di cui solo pochi individui sono dotati.

Maschi tutti d'un pezzo, dotati di "forza e coraggio" che si traduce sistematicamente in violenza con colpi di scena (vedi serata dell'Oscar) che gli permettono di avere il grande dono di conquistare e dominare tutte le donne che desiderano grazie… ad uno schiaffo.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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