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12 Maggio 2021
17:08

Lupo alfa: quel luogo comune sulla gerarchia del branco

Il luogo comune sulla gerarchia del branco e il concetto di lupo alfa continua ancora oggi a essere largamente diffuso. Queste idee hanno radici profonde e ben radicate nella nostra società ma sono già da tempo diventate obsolete. Oggi sappiamo che i branchi di lupi sono in realtà composti da una unità familiare molto più vicina a noi: padre, madre e figli.

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Tanti di noi, ancora oggi, sentono continuamente parlare di lupi alfa, beta oppure omega e di rigide gerarchie di branco governate da continui scontri per il potere. Questa concezione popolare e largamente accettata della società dei lupi (Canis lupus), basata sulla supremazia e la dominanza, ha origini lontane ed ha condizionato moltissimi aspetti della nostra società, ma è profondamente sbagliata. Le dinamiche sociali all'interno dei gruppi di lupi sono in realtà molto meno complesse e più fluide e poggiano le basi su una unità familiare molto più simile alla nostra: la maggior parte dei branchi, infatti, è composta semplicemente da una coppia di genitori e i loro cuccioli.

Da dove nasce il concetto di coppia alfa

L'idea di coppia alfa e gerarchie basate sulla forza nasce verso la metà del secolo scorso, quando sono iniziati i primi veri studi etologici sul comportamento e le dinamiche sociali nei lupi. Il termine "alfa" fu introdotto per la prima volta da Rudolp Schenkel che, come spesso è accaduto agli all'albori dello studio del comportamento animale, aveva svolto la maggior parte delle sue ricerche in contesti di cattività, soprattutto allo zoo di Basilea. Qui le condizioni di vita erano evidentemente innaturali, gli spazi erano molto ristretti, e soprattutto la composizione dei gruppi era necessariamente artificiale, con individui non imparentati tra loro e forzati a convivere e condividere lo stesso spazio. Chiaramente questi presupposti lontani anni luce dalle dinamiche naturali hanno fortemente condizionato il comportamento e le interazioni sociali all'interno di questi gruppi, esasperando quindi la competizione tra gli individui e accentuando la predominanza di alcuni lupi su gli altri.

Questa concezione basata sulla superiorità e la competizione feroce divenne rapidamente molto popolare, anche grazie alla diffusione di documentari e libri che hanno raggiunto il grande pubblico, come quello di L. David Mech pubblicato nel 1970. Il libro viene ancora oggi ristampato e persino lo stesso autore, fondatore dell'International Wolf Center, ha tentato più volte di bloccarlo per fermare la diffusione di queste teorie ormai obsolete.

L'idea di dominanza, comando e potere, però, trovarono terreno fertile in diversi livelli della società e condizionarono pesantemente anche il nostro rapporto col cane. Una volta che divenne chiara l'immagine rigida e gerarchica della società dei lupi l'addestramento dei cani iniziò a diventare ancora più autoritario e incentrato sulle punizioni. Se tra i lupi esisteva un esemplare alfa che dominava con forza su tutti gli altri, allora era quello il posto che doveva occupare l'uomo per avere una relazione stabile e funzionale con il proprio cane.

Nulla di tutto ciò avveniva però in natura. Tutto si basava su un grosso malinteso.

I gruppi familiari dei lupi oggi

Verso la fine degli anni 90, però, gli studi in natura a stretto contatto coi lupi iniziarono a diventare via via sempre più frequenti. Fin dalle primissime osservazioni sembrava evidente che bisognava correggere l'idea, oramai consolidata, sull'organizzazione sociale dei lupi. I branchi non sono strutturati con rigide gerarchie di potere o formati da individui dominanti e altri subordinati che lottano tra loro. La maggior parte dei gruppi sono costituiti invece da una singola coppia adulta monogama e dai loro figli, circa 5 o 6 lupi in totale.

I cuccioli solitamente lasciano il gruppo per fondarne uno proprio appena raggiunta la maturità sessuale, intorno al secondo anno di vita. Può capitare però che restino a stretto contatto coi genitori anche per un periodo di tempo più lungo prima di disperdersi, sommandosi così alle generazioni successive di fratelli. Il periodo di dispersione o permanenza all'interno del gruppo familiare e il numero di esemplari che lo compone possono però essere influenzati da diversi fattori, come le condizioni ambientali, la disponibilità e la dimensione delle prede o la quantità di territori liberi potenzialmente occupabili. Sono queste variabili che possono determinare il numero e permettere la coesistenza di più generazioni all'interno dello stesso gruppo. Per questo in Nord America vediamo branchi mediamente più numerosi di quelli europei. Ma l'unità di base di un branco di lupi, in un contesto naturale, è sempre quella familiare: padre, madre e figli.

Ci vorrà del tempo prima che questa "nuova" visione soppianti del tutto l'idea dei lupi alfa che in molti ancora danno per scontato. Lo sappiamo da un po' ormai e fortunatamente lo stiamo vedendo sia in ambito scientifico che cinofilo: ne è la prova l'approccio educativo moderno dei nostri cani. L'autorità è stata finalmente soppiantata dall'autorevolezza, le punizioni sono state sostituite con i premi e la gratificazione, e la dominanza è stata messa da parte per fare spazio alla leadership, alla relazione e alla fiducia. Proprio come avviene in una vera famiglia.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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