Peste suina, i volontari della Sfattoria degli Ultimi a Kodami: «Siamo pronti a morire per gli animali»

Emanuele Zacchini lancia un messaggio fortissimo per salvare gli animali della Sfattoria davanti all’ipotesi sempre più concreta che vengano abbattuti, come previsto dall'ordinanza sulla peste suina. «Io in una società simile, che uccide con tale leggerezza, non ci voglio vivere, e come me molti altri».

12 Agosto 2022
15:38
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«Siamo pronti a morire per loro». Con queste parole Emanuele Zacchini della Sfattoria degli Ultimi commenta a Kodami  la notizia che il Tar ha respinto l'istanza con la quale i volontari avevano chiesto lo stop all'abbattimento secondo l'ordinanza sulla peste suina dei circa 140 suidi presenti nel rifugio a nord di Roma perché non sussiste «un caso di eccezionale gravità ed urgenza».

Emanuele, volontario del rifugio e volto della protesta, è stravolto dalla decisione del Tar ma non si arrende, insieme a tutti gli altri: «Da un anno e mezzo passo più tempo con i maiali e i cinghiali del rifugio che con i miei amici e familiari. Però per il giudice non è un danno irreparabile che io li veda morire».

Attraverso Kodami ha quindi lanciato un appello e la posta in gioco è altissima: «Aiutateci, e aiutate questi animali. Raggiungerci qui sul posto è fondamentale per dimostrare alle istituzioni che alle persone importa quello che sta avvenendo. Qui c'è gente che darebbe la vita per salvarli».

«Io in una società simile, che uccide con tale leggerezza, non ci voglio vivere e come me molti altri – sottolinea il volontario – Oltre a coloro che sono venuti qui sul posto, tante altre persone mi chiamano quotidianamente, in lacrime, e altre ancora stanno facendo lo sciopero della fame. Se nessuno, e mi rivolgo soprattutto ai politici, si tira su le maniche e ha il coraggio di difenderci in questa situazione, vuol dire che siamo una società al collasso».

Il Tar non ha accettato l'istanza presentata dalla Sfattoria, il provvedimento con il quale l'8 agosto è stato ufficializzato l'abbattimento dei suidi è quindi ancora attivo. Da quel momento centinaia di persone sono arrivate al rifugio per un sit-in di protesta.

Sfattoria degli Ultimi
Uno dei maiali della Sfattoria degli Ultimi

Oggi la tensione alla Sfattoria è palpabile, come stiamo raccontando in tempo reale proprio dal rifugio dove siamo presenti. A nulla valgono le precedenti dichiarazioni del commissario straordinario alla peste suina, Angelo Ferrari, il quale tramite Kodami aveva rassicurato che «l’intervento alla Sfattoria non è immediato» e che prima di ogni azione sarebbero state valutate le ragioni dei volontari.

Per Emanuele si tratta però di una strumentalizzazione per prendere tempo e far scemare il clamore di questi giorni. L'attivista invia quindi un messaggio diretto a «studi legali, associazioni, politici: «Aiutateci, per favore: è urgentissimo». Alcuni politici (pochi) si siano già attivati, andando sul posto o sollecitando i canali ufficiali ma davanti a una simile emergenza, animale e umana, l'impegno del singolo non basta. È necessaria una mobilitazione da parte di tutti coloro possano interloquire con il governo in carica per gli affari correnti.

Tuttavia, come già evinto non solo dalla vicenda della Sfattoria ma anche del Jova Beach Party, spesso per i politici gli animali sono utili solo in vista delle elezioni, e nell'estate caldissima della campagna elettorale è ancora più evidente il silenzio di chi strumentalizza il tema o usa la parola «animale» solo per schernire gli avversari.

In sostegno dei volontari e degli attivisti del rifugio a Nord di Roma nel frattempo si sono mosse le maggiori associazioni nazionali, che stanno coadiuvando il ricorso dei legali del rifugio.  «La motivazione addotta per respingere l’istanza – hanno commentano le associazioni Enpa, Leidaa, Lndc e Oipa – è a dir poco sorprendente: non c’è urgenza quand’è in ballo la vita di 130 animali? L’urgenza c’è e ci sono le motivazioni per annullare il provvedimento che dispone gli abbattimenti. Solo che queste ragioni devono essere esaminate: è quanto chiederemo nel nuovo ricorso. Nel frattempo, cioè finché non si entrerà nel merito, diffidiamo l’Asl Roma 1 dal procedere agli abbattimenti».

Il rischio è che i funzionari dell'Asl arrivino per assolvere in modo coatto al proprio compito. Ed è chiaramente proprio ciò che teme Emanuele: «Moriamo dentro aspettando da un momento all'altro che arrivino le Forze dell'ordine magari pure per caricare le persone in presidio e procedere con gli abbattimenti. Tutto questo per uccidere animali sani e d'affezione».

Non esiste alcun focolaio di peste suina africana all'interno della Sfattoria. L'abbattimento è giustificato dall'esistenza di un'ordinanza che stabilisce l'abbattimento precauzionale di tutti i suidi, domestici o selvatici, presenti nelle immediate vicinanze di un focolaio. Con il ritrovamento di un cinghiale morto all'Insugherata, parco nel nord di Roma, anche la Sfattoria degli Ultimi si è ritrovata nella zona rossa.

«Saranno messi a morire animali adulti, e anche i loro cuccioli, tutti innocenti. Non voglio vivere in un mondo dove questo è possibile – rimarca Emanuele – Vi prego, venite, aiutate loro e noi».

*Gli aggiornamenti sono a cura dei nostri inviati Salvatore Ferraro e Giovanna Scozzese

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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