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2 Dicembre 2021
17:29

Un gatto selvatico catturato dalle fototrappole del MUSE di Trento

Le foto trappole posizionate nel Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino hanno per la prima volta osservato un gatto selvatico, un mammifero raro e tutelato dalla direttiva Habitat.

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Il Museo delle Scienze di Trento (MuSe) ha catturato per la prima volte le immagini che testimoniano la presenza del gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) nel Trentino orientale. La scoperta del piccolo carnivoro nella zona del Primiero è stata possibile grazie a una collaborazione fra il MUSE, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e il settore ricerca del Parco Naturale Paneveggio e Pale di San Martino che, in questa area, hanno avviato dal 2020 un progetto scientifico di monitoraggio dei mammiferi tramite foto trappole.

Il valore delle immagini delle fototrappole: «Ogni nuovo carnivoro è un valore aggiunto»

«Il rilevamento di una nuova specie di carnivoro rappresenta sempre un valore aggiunto per la biodiversità – spiega a Kodami Piergiovanni Partel, del settore conservazione, ricerca e monitoraggi del Parco – Il gatto selvatico in particolare è una presenza particolarmente rara per il nostro paese e queste immagini sono quindi di grande valore».

La sua presenza sull'arco alpino era stata dimostrata fino ad ora con certezza solo in Friuli Venezia Giulia e in provincia di Belluno, ovvero il territorio veneto che confina proprio con il Parco Naturale all'interno del quale è avvenuto l'avvistamento. Si tratta quindi di un ritrovamento estremamente importante anche perché testimonia una possibile espansione verso occidente di un nucleo già presente nel Veneto settentrionale.

«Anche se non esistevano immagini che testimoniavano la presenza della specie all'interno del parco, sapevamo che c'era la possibilità che si stesse spostando verso Ovest – spiega l'esperto – Nonostante il progetto non fosse rivolto unicamente a questa specie infatti, quando abbiamo posizionato le foto trappole, abbiamo dedicato particolare attenzione a questo aspetto e abbiamo scelto di coprire un ambiente ricco di latifoglie, un fattore che sappiamo essere importante per il gatto selvatico».

Il gatto selvatico in Italia dal '39 ad oggi: «Sempre più sensibilità verso questa specie»

Il gatto selvatico è un mammifero specializzato nella cattura di roditori che si potrebbe facilmente scambiare con un gatto domestico se non fosse per alcune caratteristiche morfologiche che lo rendono riconoscibile. In particolare, le differenze riguardano la forma della coda che ricorda una clava ed ha la punta nera ed evidenti anelli, anch'essi scuri. La linea dorsale, inoltre, termina all'attaccatura della coda con peculiari striature sulla nuca e sulle spalle: «Alcuni esperti sono in grado di determinare con sicurezza se si tratta effettivamente di Felis silvestris silvestris semplicemente osservando l'animale- afferma l'esperto – Per averne la certezza assoluta però bisognerà attendere le analisi genetiche che verranno sviluppate nel prossimo periodo. Al momento non sappiamo di più perché sono passati solo pochi giorni dalla registrazione delle immagini».

Questa specie selvatica dal comportamento prevalentemente notturno è estremamente elusiva e in passato ha subito una crudele persecuzione da parte degli esseri umani che la consideravano nociva e pericolosa per l'agricoltura. Il Regio Decreto N. 1016 del 1939 ne promuoveva infatti l’uccisione con l'utilizzo addirittura di tagliole, trappole e bocconi avvelenati. A partire dalla metà degli anni 70 però, il gatto selvatico ha raggiunto gradualmente una sempre maggiore protegione fino ad essere inserito nell'allegato 4 della direttiva Habitat dell’Unione Europea.

Grazie alla tutela della specie, negli ultimi decenni è stato osservato un aumento demografico della specie che però ancora sufficiente, perché la frammentazione dell'habitat (causato prevalentemente dalla costruzione di strade), gli investimenti automobilistici e l'ibridazione con il gatto domestico rappresentano ancora un rischio: «Possiamo però dire che rispetto al passato, da parte della popolazione vi è un'incredibile sensibilità riguardo la presenza dei selvatici sul territorio – conclude Partel – Ormai è chiaro che il gatto selvatico non rappresenta in alcun modo un rischio per gli esseri umani e mi sento quindi di poter dire che non vi sia il rischio di un conflitto culturale come quello che si vede, ad esempio, con il lupo».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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