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9 Ottobre 2021
9:46

Trento: cercano di rubare 50 pecore. Fermati dai Carabinieri

I Carabinieri di Trento e Civezzano hanno sventato un furto di pecore avvenuto nella notte tra il 7 e l'8 ottobre a pochi chilometri dal capoluogo trentino, nella frazione di Spini di Gardolo. I quattro ladri coinvolti nell'operazione sono stati colti in flagranza di reato e uno di loro era proprio il pastore che si occupava del gregge.

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Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre quattro uomini sono stati fermati dai Carabinieri di Trento e Civezzano perché sorpresi nel tentativo di sottrarre un gregge di ovini di proprietà di un'azienda agricola della Valle dei Mocheni, lo stesso luogo divenuto tristemente famoso lo scorso inverno a causa del tragico omicidio di Agitu Ideo Gudeta, l'allevatrice delle "capre felici".

Il fatto è avvenuto a Spini di Gardolo, una frazione a pochi chilometri dal capoluogo trentino, dove le pecore venivano portate al pascolo dal pastore incaricato di occuparsene. Proprio lui, nella notte, si è rivelato essere una delle quattro persone arrestate dalle forze dell'ordine.

La notizia del tentativo di furto arriva in una settimana importante per la comunità mochena, che proprio questa domenica festeggerà la sua famosa capra, una razza in via d'estinzione che da anni viene tutelata dagli allevatori della zona: «Al momento non mi è giunta la notizia di chi siano le vittime di questo tentativo di furto, ma sono dispiaciuto per loro – afferma Marco Casagranda, noto allevatore della vallata trentina – Si tratta di un gesto spaventoso, un'azione compiuta indubbiamente da persone cattive».

I sospetti del proprietario degli animali e l'intervento dei Carabinieri

A insospettire il proprietario del gregge era stato, nei giorni precedenti al tentativo di furto, uno strano comportamento del pastore, il quale aveva avvisato il datore di lavoro della scomparsa di alcuni capi di bestiame. L'azienda agricola, di cui al momento non è stato rivelato il nome per questioni di privacy, aveva regolarmente assunto il pastore che, secondo le notizie raccolte dai Carabinieri, fino a quel giorno si era sempre comportato in maniera professionale.

L'intervento notturno ha permesso ai militari di cogliere in flagrante le quattro persone mentre cercavano di caricare circa 50 animali su un camion. Accortosi della presenza dei Carabinieri, il pastore ha cercato di scappare, mentre i 3 complici, tutti con precedenti penali riguardanti furti di animali e residenti in Emilia Romagna, si sono consegnati senza opporre resistenza e ora hanno il divieto di ritornare in provincia di Trento.

I furti di pecore in Italia nel 2021 e il reato di abiegato

Il reato commesso dai quattro ladri viene considerato un furto aggravato dalla legge italiana, secondo la quale, la sottrazione di 3 o più capi di bestiame ha un nome specifico e, in linguaggio giuridico è detto abiegato. Viene definito nel codice penale al comma 8 dell'Art.625 e prevede la reclusione da due a sei anni e una multa da 927 a 1.500 euro.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ciò che è avvenuto in Trentino è tutt'altro che un caso isolato. Nel 2021 infatti in Italia erano già avvenuti altri furti di questo genere.

Lo scorso gennaio, a Modena, due persone si erano introdotte in una stalla sottraendo al proprietario 70 gli animali. In questo caso però, le forze dell'ordine avevano scoperto che le pecore rubate venivano trasportate verso un'azienda agricola di proprietà dei ladri, all'interno della quale trovarono un macello clandestino.

A febbraio invece, le vittime sono state le pecore di una fattoria didattica lombarda, dove tre persone armate di bastoni, si sono introdotte per rubare gli animali, i quali non sono mai più stati ritrovati. Nel mese di marzo infine, un allevatore della provincia di Roma aveva sporto denuncia contro ignoti per una situazione analoga avvenuta nel suo allevamento di Bracciano. Alcuni giorni dopo però, i Carabinieri avevano rinvenuto le 60 pecore scomparse all'interno di un pascolo di Fiumicino, a pochi chilometri di distanza dal terreno del proprietario.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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