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20 Gennaio 2021
12:34

Le capre felici di Agitu non vivono più con Beatrice Zott: «Chi gestisce i soldi spieghi cosa è successo»

Dopo la morte di Agitu Idea Gudeta, allevatrice dell’azienda agricola “Le capre felici” gli animali della donna erano stati dati in affidamento a Beatrice Zott, giovane pastora della zona. Il 19 gennaio però, le capre sono state trasferite altrove e separate in piccoli gruppi attendendo la primavera. Gli allevatori della valle ci raccontano come hanno ricevuto gli animali e Beatrice chiede di saperne di più.

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Le capre di Agitu non sono più con la pastora Beatrice. «Oggi le capre di Aghi sono state portate via. Numerosi allevatori hanno preso gli animali in affidamento. Ci si affeziona in così poco tempo (…) Auguro agli animali il meglio, ai capretti la giusta e curata attenzione, auguro che trovino qualcuno che si affezioni che provi entusiasmo quando le vede con la pancia tonda, sazie!». E' questo il testo del post che Beatrice Zott, la ragazza che aveva preso in carico gli animali di Agitu Ideo Gudeta, ha messo online sulla sua pagina Facebook.

Agitu era stata assassinata il 29 dicembre 2020. La pastora, originaria dell’Etiopia, era stata ritrovata morta all’interno della sua azienda agricola dove allevava capre pezzate mochene di cui esistono solo 250 capi al mondo. La scomparsa della donna aveva enormemente colpito la tranquillità della Valle dei Mocheni e subito si era scatenata una gara di solidarietà per la tutela delle capre di Agitu che facevano parte della sua azienda agricola "Le capre felici".  Oltre a una raccolta fondi era appunto emersa la figura di Beatrice Zott che si era presa in carico la gestione del pascolo ma poi ecco l'annuncio su Facebook in cui la giovane pastora di vent'anni ha deciso di dire la sua, dopo aver visto le capre di Agitu allontanarsi su un camion per raggiungere destinazioni diverse, separate fino all’arrivo della primavera.

Le capre e la raccolta fondi, Beatrice: «Chi gestisce i soldi dia una risposta alle persone che vogliono sapere»

C'è un senso di rammarico e disillusione in Beatrice. La storia non è chiara nemmeno a lei e così prova a dare un senso a qualcosa che le risulta, ad ora, inspiegabile. «Mi hanno chiamata ieri e mi hanno detto che sarebbe arrivato il veterinario con l’avvocato per decidere dove spostarle, in modo da rendere più gestibile la situazione – spiega Beatrice Zott – Ma nessuno ha spiegato nulla neanche a me, quindi non so cosa dire. Non posso spiegare molto riguardo questa faccenda perché non si sanno ancora i dettagli e, dal momento che non è chiaro cosa stia succedendo, io non posso aggiungere nulla di più. Nè io né gli altri allevatori della valle sappiamo spiegarci cosa stia succedendo. Secondo me l’avvocato e il veterinario non mi avrebbero neanche contattata se solo avessero avuto le chiavi della stalla».

Come reazione al suo post, diverse persone hanno commentato facendo riferimento alla raccolta fondi che intanto è arrivata a oltre 110 mila euro di donazioni. La raccolta è stata organizzata da Zebenay Jabe Daka, rappresentante legale della Onlus “amici dell’Etiopia” proprio per fare in modo che gli animali dell’Azienda agricola di Agitu possano continuare a pascolare nella valle.

«A mie spese e da sola, non potevo permettermi di tenerle tutte in affidamento e ho dato le mie condizioni – spiega ancora Beatrice – Il lavoro che c’è dietro è davvero tanto e avevo bisogno di essere pagata per quello che facevo. Volevo prendermi un posto in affitto per essere indipendente e poter coprire le spese della stalla: con una paga e basta non ci sarei stata dietro. Le avrei davvero volute tenere bene le capre di Agitu e ho chiesto a chi di dovere ciò che mi serviva. Adesso che le capre sono state portate via, parli chi gestisce i soldi: diano una risposta alle persone che vogliono sapere».

Il punto fondamentale su cui però la giovane pastora mette l'accento è quello del benessere delle capre: «Io so solo che 80 capre in questa struttura sono troppe per assicurarne il benessere. Quando mi hanno chiamata mi hanno detto che le avrebbero separate nell’ottica di farle stare meglio. Ovviamente ero d’accordo, ma purtroppo non so altro. Probabilmente nei prossimi giorni si farà un po’ di chiarezza e capiremo come si sono evolute le cose. Ottanta capre in questa struttura non possono restare e dovevano essere divise: lo spazio non è sufficiente. Inoltre il lavoro sarebbe stato veramente duro considerando anche la nascita dei capretti: quando sono così tanti diventa difficile anche riconoscerli e non basta assicurarsi che succhino il latte. La capra mochena infatti ha molto latte e, dopo averlo dato ai capretti, ne produce ancora: quindi va munta, aumentando ulteriormente l’impegno da parte del pastore».

Gli allevatori, «Le capre sono arrivate da noi su richiesta dell’avvocato che si occupa dell’eredità»

«Sinceramente non so cosa stia succedendo – afferma Marco Casagranda, dell’associazione “La capra mochena” – quello che so è che le capre sono arrivate da noi su richiesta dell’avvocato che si occupa della gestione dell’eredità di Agitu, ma non sono al corrente di come abbiano deciso di dividerle tra i soci dell’associazione». Le capre sono così state distribuite tra gli allevatori della zona. «Per il momento vivono un po’ con me e un po’ con altri  colleghi della valle – continua Casagranda – perché nessuno era in grado di mantenerle tutte insieme. Dobbiamo gestire i parti e in seguito anche i capretti. Non è un lavoro facile». Il gregge di Agitu quindi, al momento è stato separato. «Verrà riunito a primavera – conclude il pastore – quando i capretti saranno già stati venduti».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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