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18 Ottobre 2023
16:27

Pecore sullo strapiombo. L’allevatore: «Cinquanta le ho riportate a casa, le altre continuerò a provarci»

Stefano Villani, titolare dell’omonima azienda agricola con sede a San Martino, in provincia di Sondrio, è tornato con un elicottero su quello sperone roccioso a 2.700 metri di quota, dove da sabato sono bloccate le sue pecore. E questa volta ne ha salvate altre 50. Ma altrettante si sono spostate in una zona anche più pericolosa.

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Quando ha visto che c’erano tutte, nonostante la loro posizione su quella cengia a ridosso dello strapiombo fosse diventata ancora più precaria e pericolosa, ha tirato un sospiro di sollievo. Stefano Villani, titolare dell’omonima azienda agricola con sede a San Martino, in provincia di Sondrio, come programmato è tornato con un elicottero a Cavalcorto in Val Masino su quello sperone roccioso a 2.700 metri di quota, dove da sabato sono bloccate le sue pecore scappate dall’alpeggio dove vengono portate all’inizio della primavera.

«Sono molto felice di non essermi rassegnato, perché sono riuscito a portarne giù 50 compreso un agnellino di una di loro che ha partorito. L’ho preso sulle spalle e l’ho portato finalmente a casa. Si trovavano in un tratto scosceso, ma mi hanno seguito lungo il pendio e ora sono in salvo. Ma di certo non mi fermo, almeno finché non avrò fatto scendere anche le altre che purtroppo si sono ulteriormente spostate in un’area ancora più a rischio».

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Villani e la compagna sono saliti fin lassù ieri, martedì, per vedere se le pecore rimaste fossero sempre lì e in che condizioni si trovassero: «Quando siamo arrivati ne ho visto subito una parte, ma era chiaro che ne mancassero alcune. Così, siccome sono testardo, ho chiesto di scendere per andare in perlustrazione. Camminando piano piano a un certo punto ho sentito un campanellino e guardando col binocolo le ho viste. Il problema è che erano ai piedi del Cavalcorto, in un punto per me praticamente irraggiungibile».

Preso da un po' di sconforto, Villani, però, non intende darsi per vinto: «Fortunatamente lì acqua ce n’è ancora un po’. La mia speranza è che cercando del cibo riescano a rifare il percorso a ritroso, tornando verso valle di modo che, quando arrivano in un punto raggiungibile, posso andare a recuperarle. Devo dire la verità, di andare subito lì con l’elicottero non me la sono sentita, ho temuto che spaventandole, qualcuna sarebbe potuta cadere giù come è successo con le povere 20 già precipitate».

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Intanto, però, Villani cinquanta le ha riportate a casa ed è davvero molto contento: «Stanno bene, fortunatamente, ma sono molto magre, sono state troppo tempo lassù da sole. Sono al pascolo fuori casa super controllate e mangiano da far paura, poverine. Resta il fatto che le altre io non le lascio là a morire o di stenti: mi sono dato due giorni di fermo, sperando che si spostino da sole, altrimenti mi muovo io, anche perché ora se cambia il tempo e comincia a nevicare, addio, su non ci vai più. Già piovendo è difficile stare in piedi, figurarsi se gela. Per cui due giorni e poi, ho già sentito i vigili del fuoco che non smetterò mai di ringraziare,  si torna su e mi faccio calare sulla parete rocciosa con le corde. È un’impresa complicata, lo so, ma devo provare tutte le opzioni possibili. Ciò che continuo a sperare è che come sono arrivate lì, riescano allo stesso modo a ripercorrere la stessa strada. Io, comunque, sono pronto a tutto. Lo dico sempre, tutti i nostri animali non sono numeri, il loro benessere per noi è fondamentale».

Stefano e la sua compagna Lucia, infatti, hanno aperto la loro azienda agricola con l’obiettivo di allevare gli animali assicurando loro un’esistenza più serena possibile: «Vivono liberi al pascolo dalla primavera all’autunno e gli ovini in questione erano stati portati sull’alpe Porcellizzo all’inizio dell’estate. Noi saliamo ogni giorno a controllarle e a portare loro acqua e sale». E così hanno fatto, Ffno a quando improvvisamente qualche giorno fa parte del gregge, probabilmente spaventato da qualche predatore, come ritiene Villani, si è allontanato e si è diretto verso lo stretto canale che porta a Cavalcorto, quel luogo impervio da dove è cominciata tutta l’avventura.

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Simona Sirianni
Giornalista
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