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26 Novembre 2021
9:53

Sono ancora pochi i comuni che hanno vietato i botti di Capodanno

Sono circa un migliaio i comuni che hanno disposto, con apposite ordinanze, il divieto dei botti di Capodanno. Un numero ancora troppo basso, considerati i danni che provocano agli animali.

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Sono circa un migliaio i Comuni che hanno disposto, con apposite ordinanze, il divieto dei fuochi d'artificio per l’ultimo dell’anno. La notte di San Silvestro è e resta, comunque, uno degli incubi più grandi per gli animali, visto che ancora le disposizioni non sono valide indistintamente per tutta Italia e che i "botti" sono una pessima abitudine che dura giorni e giorni a cavallo tra dicembre e gennaio. A fare questa fotografia dello stato dell'arte delle ordinanze anti-fuochi è l’associazione ambientalista Apaca che punta particolarmente il dito sul territorio dove opera, Belluno.

Kodami lo scorso anno ha realizzato un video diretto da Luca Iavarone (direttore creativo di Ciaopeople) per sensibilizzare sui danni che questa usanza può provocare agli animali. Proteggerli è un'imperativo quando, durante gli altri giorni dell'anno, si dice di volerli rispettare e amare. Quel video ad oggi ha raggiunto oltre 6 milioni di visualizzazioni e ha ottenuto anche due premi all'undicesima edizione dei Lovie Awards,  il più prestigioso riconoscimento europeo per l’eccellenza online. Un segnale importante che fa capire come la questione dei botti sia un problema diffuso non solo in Italia.

Nella provincia delle prealpi venete, Apaca denuncia una condizione particolarmente critica. «La maggior parte dei comuni bellunesi non ha neppure preso in considerazione l’idea di interrompere i riti incivili dei botti di fine anno e delle feste patronali – spiegano dall'associazione – Dal 2015 qualcosa è lentamente cambiato e, con la copertura "ideologica" della siccità invernale che costringeva la Protezione civile regionale a diramare degli allarmi incendi, sono arrivati i primi provvedimenti, che, con l’apprezzamento delle comunità locali hanno avuto l’effetto di rompere un tabù».

L’ultimo a intervenire, in ordine di tempo, precisano da Apaca, è stato il sindaco di Santo Stefano di Cadore che «nel 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia, decise di infrangere l’antica consuetudine di organizzare per Ferragosto uno spettacolo di fuochi d’artificio per residenti e turisti nella piazza del paese: la replica più sorprendente e ridicola venne da un suo collega di un Comune limitrofo che si assunse davanti agli elettori e ai turisti ‘l'impegno’ a far esplodere i fuochi nel suo territorio».

L’associazione prova a sollecitare i sindaci bellunesi e ha loro nuovamente richiesto di adottare ordinanze che vietino l’esplosione di petardi, botti e fuochi pirotecnici sui loro territori. E lancia una iniziativa che spera diventi virale: un fac simile di lettera da inviare via mail direttamente ai Comuni, con la speranza che possano prendere in considerazione questo invito.  I passi sono semplici: fare un copia e incolla, mandare via email al proprio primo cittadino e aspettare che la richiesta venga "esaudita". Qui di seguito il testo proposto da Apaca, che può essere valido per tutti i sindaci italiani:

Gentile Sig. Sindaco, con la presente sono a richiederLe di assumere l’iniziativa di vietare sul territorio comunale l'esplosione di petardi, botti e fuochi.

I motivi per l’adozione di un provvedimento di divieto non mancano e soprattutto sono legati a
situazioni di pericolo, delle quali la maggioranza dei cittadini è ormai largamente consapevole. Si tratta di circostanze che travalicano l’emotività e la sensibilità individuali dato che è comprovato – e a Lei certamente noto – che fuochi pirotecnici e botti:

– provocano paura agli animali e alle persone. I rumori forti causano puro terrore agli animali (sia selvatici che domestici) che hanno una soglia uditiva molto più sviluppata di quella degli umani, tanto che è tutt’altro che raro che cani e gatti subiscano infarti o fuggano dalle abitazioni in preda al panico, mettendo in pericolo se stessi e spesso la sicurezza stradale. Ma anche per gli esseri umani fuochi e botti possono essere fonte di conseguenze pesanti: ad esempio, gli anziani tendono a reagire di soprassalto a rumori così forti, mentre molti bambini ne sono addirittura terrorizzati

– provocano infortuni, spesso gravi (perdita di dita, arti, occhi) e talvolta mortali;

– provocano inquinamento e danni alla salute, per la presenza di polveri sottili ed ultrasottili nei fumi, che contengono residui nocivi – se non addirittura cancerogeni – di arsenico, antracene, alluminio, diossina, nitrato di bario, perclorato di potassio, solfati di rame, piombo;

– alimentano forme di sfruttamento della manodopera (anche minorile) impiegata nella produzione.

Per queste ragioni, ritengo sia doveroso per un Sindaco – che è responsabile sanitario per ogni specie animale, umana e non, presente sul territorio del comune – fare – e far fare al Consiglio comunale – una scelta di giustizia e di rispetto, in primo luogo verso quegli esseri viventi che, con comportamenti etologici inequivocabili, manifestano disagio, paura, fobie e terrore in concomitanza di spettacoli pirotecnici ed impiego di botti, ma anche verso quei cittadini che, come me, considerano fuochi d'artificio, botti, petardi e ogni altro strumento idoneo a provocare eccessivo rumore un esempio di inciviltà.

La Sua amministrazione – sig. Sindaco – con un provvedimento che vieta nel territorio del comune
l'utilizzo dei fuochi d'artificio, dei botti, dei petardi e di ogni strumento idoneo a provocare eccessivo rumore, può dare un esempio di civiltà e buon senso: spero che voglia cogliere il valore più profondo di questa richiesta e operare di conseguenza.

In attesa di un Suo cortese riscontro, mi è gradita l'occasione per porgerLe i più cordiali saluti.

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