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1 Febbraio 2023
16:57

Quali sono gli insetti commestibili e perché sono considerati il cibo del futuro

La Fao ha annunciato più volte che gli insetti potrebbero essere la soluzione per risolvere la crisi alimentare e in Europa sono già molti i paesi che ne fanno consumo. Gli insetti però non sono cose, hanno anche loro una etologia ed esigenze ecologiche particolari, motivo per cui è necessaria una ferrea legislazione a riguardo che preservi il benessere di questi animali in una possibile transizione a una dieta priva di carne.

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La necessità di trovare una nuova fonte alimentare si fa sempre più evidente e molti esperti ritengono che la sua forma in vita sia a 6 zampe e con le antenne. Sì, cambia il soggetto ma è sempre agli animali che l'uomo rivolge lo sguardo, anche a fronte di un grave pregiudizio culturale nei confronti di chi è stato prescelto: gli insetti. Secondo la Fao, infatti, entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà un picco di 9 miliardi di persone, con conseguente aumento della richiesta di proteine animali e incremento esponenziale di pressione sull’ambiente e su acqua, terreni e biodiversità. Per questo motivo l'ente internazionale ritiene che bruchi, grilli, locuste e formiche potranno essere il cibo del futuro.

Su Kodami più volte abbiamo parlato di come il consumo di proteine animali comporti uno dei più imponenti e dannosi impatti ambientali: secondo le stime di Greenpeace il settore agricolo è responsabile di circa un quarto delle emissioni globali di gas serra, delle quali il 60% è causato soltanto dagli allevamenti intensivi di animali da macello.

Molti esperti, dunque, propongono fonti alimentari alternative e la Fao stessa ritiene che gli insetti rappresentino un cibo altamente nutriente e salutare, con un alto contenuto di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali. Secondo l'ente aderire a una dieta che si basa principalmente su proteine di insetto non è sicuramente sostenibile in termini di benessere animale, ma è una fonte proteica alternativa che facilita il passaggio a quelle che sono state definite «diete più sane e sostenibili».

L'Università di Wageningen nei Paesi Bassi ha calcolato che, su circa un milione di specie conosciute di insetti, ne esistono poco meno di duemila commestibili. Inoltre, sempre secondo la Fao, circa due miliardi di persone già includono normalmente nella propria dieta insetti in 36 paesi africani, 23 americani, 29 asiatici e anche 11 europei. Le loro stime valutano che i più consumati sono i coleotteri (31%), seguiti da bruchi (18%), api, vespe e formiche (14%), cavallette, locuste e grilli (13%).

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Ci sono già anche paesi europei in cui è culturalmente normalizzato il consumo di insetti e le normative al riguardo sono piuttosto chiare e restrittive. Gli insetti rientrano nella definizione di “Novel Food, Regolamento (CE) 258/97. Per la Commissione Europea si tratta di un alimento che non era stato consumato in misura significativa dall'uomo nell'UE prima del 15 maggio 1997, quando è entrato in vigore il primo regolamento sui nuovi prodotti alimentari. Prima di questa data, anche se vi erano testimonianze di insetti consumati come cibo, nessuno Stato dell’UE ne aveva confermato un consumo significativo.

Alcuni Stati membri dell’UE hanno interpretato a proprio modo il regolamento e hanno inizialmente escluso dalla definizione di “Novel Food” gli insetti, ammettendone solo dopo alcune valutazioni del rischio la distribuzione nel loro territorio. Esempi lampanti sono l’Olanda e il Belgio, dove prodotti a base di insetto sono in vendita nei supermercati già da diverso tempo. In Danimarca nel 2021 il governo ha addirittura stanziato dei fondi per le imprese del settore e diverse start up innovative che si occupano di produzione e commercio di insetti commestibili europei si trovano anche in Finlandia. Nel Regno Unito i produttori possono vendere i propri alimenti a base di insetti, ma solo dopo aver dimostrato la loro sicurezza, mentre in Germania e Austria si rifanno al regolamento europeo per il commercio di porzioni dell’insetto, ma non dell’animale intero che invece è già considerato alimento abituale.

Gli allevamenti di insetti sono sicuramente estremamente diversi da quelli ai quali siamo abituati, ma in ogni caso ciò che i governi devono tenere ben in mente è che si parla comunque di specie animali con particolari bisogni etologici ed ecologici da soddisfare e per tanto bisognerebbe preoccuparsi di approfondire la materia al più presto.

In Europa possono essere consumate diverse specie di formiche che necessitano sì di piccoli spazi, ma è importante per loro che ci sia una temperatura e umidità del terreno ottimale per il loro benessere. Anche i millepiedi e diverse larve di lepidottero, ovvero di farfalla, possono essere commerciate, come la larva del mopane: tutti animali che richiedono lo stretto contatto con una o un gruppo di piante con le quali si sono adattati a convivere in milioni di anni di evoluzione. Poi ci sono anche i grilli, le locuste e le cavallette, animali anche loro dai bisogni etologici estremamente legati al terreno dove vivono.

Ci sono dei rischi nel mangiare insetti?

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Nel momento in cui i diversi paesi europei hanno deciso di recepire la norma sul consumo di insetti, ogni Stato si è preoccupato a suo modo di prendere in considerazione tutti i fattori di rischio legati al consumo. I regolamenti interni devono tener conto della possibile tossicità di questi alimenti, motivo per cui l'Università di León, in Spagna, ha elencato diversi possibili rischi sanitari principalmente legati alle modalità di conservazione.

Fra i composti chimici più abbondanti e difficilmente digeribili dall'uomo c'è sicuramente la chitina, principale componente dell'esoscheletro degli artropodi. Altri esempi sono i fitati e gli ossalati, che riducono l'assorbimento di minerali come il calcio, lo zinco, il manganese, il ferro e il magnesio.

Chiaramente gli organi preposti a valutare i rischi legati al consumo di insetti scartano a prescindere quelli che producono sostanze tossiche o velenose come ad esempio quelli che gli entomologi conoscono come insetti fanerotossici, ovvero le cui tossine vengono attivate nel tratto gastrointestinale a contatto con la parte interna dell'esofago umano, e i criptotossici, cioè portatori di sostanze tossiche utilizzate per difendersi dai predatori.

Gli allevamenti dovranno chiaramente rispettare degli standard igienici molto alti per evitare la presenza di batteri, come la salmonella, l'E. coli o il Campylobacter, e i parassiti, come protozoi o amebe presenti all'interno dei tratti intestinali degli animali. In fine non bisogna sottovalutare un tipo di avvelenamento che ha origine dall'essere umano stesso: i pesticidi. Gli insetti presenti sulle piante possono essere esposti ad agenti chimici nocivi prodotti dall'uomo, un motivo in più per legiferare in maniera ancor più stringente riguardo alla produzione e distribuzione di tali sostanze sul mercato.

Gli insetti consumati anche inconsapevolmente

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Cocciniglia

Il consumo di insetti in Italia non è ancora diffuso per via di una forte resistenza culturale, anche se da un sondaggio del 2017 svolto dalla Società Umanitaria su un campione di 500 persone è emerso che in Italia l'idea di mangiare un insetto stuzzica la curiosità di parecchie persone. Circa la metà degli intervistati è concorde con la liberalizzazione del commercio di insetti e il 28% è interessato ad assaggiarli. Inoltre c'è una startup fondata da italiani, la Small Giants, che ha lanciato a Londra una nuova linea di cracker proteici a base di farina di grillo.

In ogni caso nel nostro paese il consumo di insetti non è ancora così diffuso e accettato, anche se nella nostra vita è possibile già aver consumato questi animali, anche inconsapevolmente. Ad esempio fino ad alcuni anni fa era possibile trovare sui banchi di molti supermercati boccette contenenti un colorante alimentare naturale, la cocciniglia. E' un insetto appartenente alla famiglia della coccoidea, in particolare dalle femmine della specie Dactylopius coccus e Kermes vermilio che producono l'acido carminico, una molecola colorata utilizzata spesso in cucina. Oggi questa sostanza è quasi in disuso, sostituita da un corrispettivo di origine sintetica.

Inoltre in molti prodotti alimentari presenti nella nostra cucina è possibile che ci siano tracce di insetti, uova o larve. Queste tracce microscopiche sono considerate un sottoprodotto naturale della lavorazione di alcuni alimenti come ad esempio le farine: è dovuto al fatto che è impossibile tenere lontani completamente animali così piccoli. In ogni caso la quantità è talmente irrisoria che è tollerata sotto una soglia prestabilita da organi predisposti al controllo sanitario.

In ogni caso, ad ogni anno che passa, l'emergenza alimentare mondiale peggiora sempre di più e spesso su Kodami abbiamo specificato come sia fondamentale al più presto trovare una fonte alimentare alternativa che non solo possa essere sostenibile per l'ambiente, ma che preservi anche il benessere e i diritti degli animali, troppo spesso messi in secondo piano.

Proprio a questo proposito diverso tempo fa Simone Pollo, professore di Filosofia morale presso l’Università La Sapienza di Roma e autore del libro "Manifesto per un animalismo democratico", aveva spiegato a Kodami come per poter iniziare un cambiamento in questo senso fosse essenziale mutare la concezione stessa che abbiamo degli animali: «L'idea di un animalismo democratico non è quello di rendere gli animali cittadini a tutti gli effetti, ma di farli prendere parte a una vita democratica compiuta. Se la democrazia si basa su valori come la libertà e l'uguaglianza, questi devono essere applicati anche per gli animali non umani. E il motivo è semplice da capire: non si può creare una linea netta tra animali umani e non perché anche loro soffrono, provano piacere e interesse verso il mondo».

Se il futuro dell'alimentazione umana saranno veramente gli insetti, dunque, è necessario tenere conto in questa transizione di dieta che in ogni caso gli animali non sono cose. «L'idea che gli animali non umani devono essere oggetto di protezione giuridica e morale è una grande scoperta della società contemporanea – spiega ancora Pollo – Chi dice che gli animali dovrebbero essere semplicemente considerati cose si collocherebbe infatti del tutto al di fuori dalla società odierna».

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