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10 Luglio 2023
9:00

Per quanto tempo un cane può stare senza interazione sociale?

Molti si chiedono per quanto tempo un cane possa stare senza avere interazioni sociali, prima di provare un senso di ansia e frustrazione. Le variabili sono tante, tra cui la sua personalità e la sua età, ma vediamo cosa prendere in considerazione prima di decidere di condividere la nostra vita con un cane.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Alcuni si chiedono per quanto tempo un cane possa stare solo, o più in generale quanto possa stare senza avere interazioni sociali prima di provare un senso di ansia e frustrazione? Questo tema è assai complesso e dibattuto e ci sono moltissime variabili da tenere in considerazione, una su tutte è – manco a dirlo – che ogni individuo è a sé stante e quello che può mettere a disagio un cane potrebbe essere sopportabile per un altro, senza alcun problema. Ma vediamo di fare alcune considerazioni generali che possano aiutarci a dipanare la matassa di questa questione assai importante.

Il cane è un animale sociale

Come abbiamo ribadito più volte il Canis familiaris è una specie che ha tra le sue esigenze imprescindibili quella di interagire con dei referenti sociali. Ci sono molte specie animali che hanno questa caratteristica, e il cane è tra quelle che forse contempla una maggior flessibilità per quanto concerne il tema della socialità, a patto che nei primi periodi dell'infanzia abbia avuto tutto quanto necessario per una buona socializzazione primaria e secondaria e che abbia maturato una buona gestione del distacco, ossia quella scintilla di auto-efficacia e auto-stima di base che gli consenta di fare esperienze positive in giovane età, crescendo poi un adulto equilibrato e sereno. Non ci stancheremo mai di porre l'accento sull'importanza cruciale dei primi mesi di vita per la futura formazione equilibrata dell'individuo.

Detto questo possiamo già intendere che l'isolamento sociale possa rappresentare un problema per gli individui di questa specie, ma è per noi relativamente facile empatizzare su questo fronte con il cane – o dovrebbe esserlo – visto che anche noi facciamo parte di una specie sociale costretta, e che sappiamo quanto sia devastante l'isolamento, tanto da essere forse la pena peggiore che si possa infliggere ad un essere umano, in taluni casi anche peggiore della morte stessa.

Il bisogno di interfacciarci con l'altro è tanto forte da spingerci a trasformare in referenti sociali persino gli oggetti se fosse necessario nel tentativo di lenire il profondo disagio della solitudine. Forse alcuni si ricordano il bellissimo film "Cast Away" con Tom Hanks e Elen Hunt del 2000 dove il protagonista si trova solo su un'isola sperduta dopo un incidente aereo nel quale sono morti gli altri passeggeri. Pur riuscendo a sopravvivere benissimo grazie al suo ingegno, rischia di impazzire a causa della solitudine, tanto da tentare anche di togliersi la vita.

Per lenire questa intollerabile solitudine stringe amicizia con un pallone da pallavolo trovato tra i rottami dell'aereo caduto, sul quale disegna un volto stilizzato. Questo pallone diventa il suo "compagno immaginario", con il quale discute, litiga, si confessa, chiacchiera… Questo pallone diventa un personaggio a tutti gli effetti e grazie alla magistrale recitazione di Hanks, alla bravura del regista e degli sceneggiatori, noi tutti ci affezioniamo a Wilson (questo è il nome del "pallone") empatizzando con il naufrago, a tal punto che quando lo perde è difficile trattenere le lacrime anche per noi che ce ne stiamo seduti al cinema o sul divano di casa. Questo per dire che possiamo ben comprendere quanto sia vitale per tutti noi l'interazione con l'altro, anche se alle volte pare proprio che ce ne dimentichiamo.

L'età del cane è un fattore importante da considerare

Se è vero che la solitudine può diventare qualcosa di insopportabile è anche vero che gradualmente, nella vita, sia cani che persone possono imparare ad accettare periodi di solitudine senza precipitare in uno stato di profondo malessere. Il focus però è la gradualità in questo caso. Un cucciolo, così come un bambino piccolo, avranno naturalmente meno resilienza di un adulto nel sopportare periodi più o meno lunghi di solitudine. Anche se tutto ciò può apparire ovvio è qualcosa sul quale vale la pena soffermarsi. Un cucciolo si trova immerso in un mondo sconosciuto e potenzialmente pericoloso, un mondo che potrebbe essere pieno di insidie, di predatori, nel quale ci si potrebbe perdere.

Il bisogno di sentirsi al sicuro e protetto dalla presenza di un referente sociale, come per esempio la madre, o un essere umano che ha imparato a conoscere e con il quale ha iniziato un legame di attaccamento, rende molto difficile sopportare l'ansia generata dalla solitudine, soprattutto quando non ha nemmeno i fratellini con i quali stringersi nella tana per cercare un po' di conforto nell'attesa che qualcuno torni. Naturalmente la maturazione, sia fisica che esperienziale, porta il cane a poter sopportare periodi via via più lunghi di solitudine, anche se questo non ci autorizza quindi ad approfittare della sua capacità di sopportazione fino al limite ogni giorno.

Quanto tempo il cane può stare da solo?

Fatte tutte queste considerazioni ci potremmo chiedere, quindi, se sia possibile fare una stima, seppur approssimativa, del tempo che un cane può trascorrere da solo senza troppi traumi? Per questo ci viene in aiuto un articolo pubblicato dall'American Kennel Club che possiamo prendere come base per le nostre considerazioni. Secondo l'istruttrice americana Mary Janek, intervistata a tal proposito dall'AKC, è necessario tener conto, per l'appunto, dei bisogni differenti nelle differenti età di un cane al fine di abituarlo gradualmente a ben tollerare la solitudine. Viene quindi proposto il seguente elenco temporale per stabilire un tetto massimo in termini di ore consecutive di solitudine a seconda dell'età del cane:

– Sotto le 10 settimane d'età: 1 ora
– 10/12 settimane: 2 ore
– 3 mesi: 3 ore
– 4 mesi: 4 ore
– 5 mesi: 5 ore
– 6 mesi: 6 ore
– Oltre i 6 mesi: massimo 6/8 ore

Naturalmente questa scala della solitudine va presa molto con le pinze, posto che si possa stabilire un valore universale che soddisfi tutti gli appartenenti ad una specie animale, una cosa ce la dice: non si può decidere di prendere con noi un cane, soprattutto un cucciolo, con troppa superficialità. La nostra vita dovrà essere da quel momento organizzata in funzione anche delle sue necessità, non solo dei nostri desideri. E la nostra vita alle volte è già abbastanza frenetica così com'è, va ben ponderato l'impegno necessario per crescere un individuo sano e felice.

Va anche detto che, se consideriamo soprattutto cani adulti, ci possono essere individui che gradiscono lo stare da soli anche per periodi abbastanza lunghi, magari stando spaparanzati nel giardino di casa ad osservare i passanti. Ci possono essere poi altri cani che per "compagnia" hanno bisogno di un referente specifico, non surrogabile con qualcun altro, per i quali solo lo stare con noi e solo con noi da un senso di appagamento e tranquillità. Non sempre questo è indice di qualcosa che non va, ma spesso l'ossessione e l'attaccamento per un solo individuo, il distacco dal quale diviene fonte di profondo malessere, a prescindere dal tempo trascorso, è una spia d'allarme per l'insorgenza di uno stato disadattativo del cane. Meglio consultare un professionista in materia per sedare i dubbi ed evitare di innescare qualcosa di realmente patologico.

Cosa valutare prima di adottare un cane

Viste le necessità, soprattutto dei cuccioli, di non poter stare troppo tempo in solitudine, sarà importante organizzarsi per bene quando abbiamo deciso inderogabilmente, nonostante tutto, di prendere nella nostra famiglia un nuovo e fiammante cucciolo, magari dell'ultimo "modello" promosso dai media. Intanto ribadiamo che "dove" e "a chi" decideremo di rivolgerci per l'adozione del nostro nuovo membro della famiglia ha un'importanza cruciale, soprattutto se siamo alla prima esperienza. Senza fare troppi giri di parole la nostra posizione è quella di incentivare l'adozione di un cucciolo da un rescue di razza o da un canile, ce ne sono sempre moltissimi che rischiano di trascorrere tutta la vita in una gabbia, figli da un lato di scelte fatte con troppa superficialità e, dall'altro, dello sfruttamento economico indiscriminato di cui sono vittime i cani.

A questo punto è importante avere il supporto di una persona esperta in materia che ci aiuti ad organizzare la nostra giornata per non far mancar nulla al piccolo nei mesi a seguire. Avere anche il supporto di un Dogsitter, che si renda disponibile a passare del tempo con il nostro giovane teppistello a casa nostra, e a portarlo a spasso quando noi non ci siamo a causa dei nostri impegni per un tempo eccessivamente lungo. Contare per questo su amici e parenti potrebbe sembrare una buona soluzione, ma attenzione, vista la delicatezza della fase di crescita in cui si trovano i cuccioli e cuccioloni, affidarsi a qualcuno di realmente preparato è la scelta che ci sentiamo di suggerire. Un buon lavoro di preparazione è quindi molto importante, e visto il gran numero di cani nei canili e nei rescue è logico pensare che raramente questo impegno sia contemplato a sufficienza.

Se alla fine di queste considerazioni pensiamo che prendersi cura di un cane sia qualcosa di troppo impegnativo, bene! Infatti è qualcosa di molto impegnativo, ma se per noi è "troppo", forse è giunto il momento di chiedersi se veramente quello che vogliamo è condividere la nostra vita famigliare con un cane, e questo non può aver solo a che fare con il nostro desiderio impulsivo, come detto, ma va considerato esaminando la nostra vita, quella che conduciamo adesso, non quella che nel nostro immaginario vorremmo condurre.

Analizziamola nel dettaglio, magari facendo una lista precisa degli impegni che già abbiamo, e se questi risultano essere inderogabili, assorbendo la quasi totalità delle nostre giornate (tutti i giorni, non solo il week-end) e se le alternative ci risultano troppo dispendiose (dogsitter, educatore cinofilo, eccetera, hanno dei costi essendo attività professionali) dobbiamo prendere in considerazione di rimandare la possibilità di vivere con un cane, soprattutto se cucciolo. E non c'è nulla di male in questo, anzi dimostra un senso di responsabilità e maturità encomiabili. Certo, ponderare invece la possibilità di adottare un cane già adulto, di cui possiamo conoscere il carattere e le esigenze, che si possa adattare al meglio al nostro contesto e stile di vita è tutto un altro paio di maniche. Non stiamo dicendo qui che un cane adulto sia meno impegnativo, lo sarà ma in modo differente.

Inoltre avremo più margine d'azione data anche la sua maggior resilienza e maturità. Allora, in questo caso, dopo un primo periodo di adattamento a noi e alla nostra routine, che è consigliabile fare con il supporto di un professionista, il nostro nuovo amico canino potrà donarci esperienze di vita condivisa meravigliose, e forse non ci peserà più così tanto tornare a casa da lui per andare insieme a fare una passeggiata all'aria aperta, magari cambiando qualche nostra abitudine che non regge il paragone con tutto ciò, o abituarci ad organizzarci tenendo ben conto del fatto che c'è un membro in più nella nostra casa, che dipende totalmente dalle nostre scelte e dalle nostre decisioni. In fondo, non è proprio quello che volevamo?

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Luca Spennacchio
Istruttore cinofilo CZ
Ho iniziato come volontario in un canile all’età di 13 anni. Ho studiato i principi dell’approccio cognitivo zooantropologico nel 2002; sono docente presso diverse scuole di formazione e master universitari. Sono autore di diversi saggi.
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