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8 Aprile 2021
9:53

Per due milioni di anni gli esseri umani sono stati predatori apicali: l’ipotesi in un nuovo studio

Secondo un nuovo studio pubblicato sull'American Journal of Physical Anthropology la dieta dei nostri antenati sarebbe stata per lungo tempo prevalentemente a base di carne, ponendo gli uomini all'apice della della piramide trofica. L'aumento della componente vegetale sarebbe iniziato solamente a partire dalla scomparsa dei grandi erbivori.

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Non è facile ricostruire il livello trofico, ossia la posizione all'interno della catena alimentare, dei nostri antenati. Sino ad ora quello che si sapeva sulla dieta dei cacciatori-raccoglitori è che questi ominidi si cibavano principalmente di semi e radici, integrando occasionalmente anche la carne. Queste ricostruzioni sono sempre state fatte prendendo come modello le attuali società di cacciatori-raccoglitori, considerate da sempre come modello attendibile per spiegare l'evoluzione delle società umane preistoriche. Un nuovo studio, recentemente pubblicato sulla rivista American Journal of Physical Anthropology, suggerisce però che gli esseri umani fossero in realtà, almeno per un lungo periodo di tempo, predatori all'apice della catena alimentare e che consumassero molta più carne di quanto sostenuto fino ad ora.

La dieta carnivora dei nostri antenati

I predatori all'apice della piramide trofica, o catena alimentare, sono quei predatori che hanno una dieta quasi esclusivamente carnivora come i leoni, le aquile o i coccodrilli. Per dimostrare questa ipotesi gli scienziati hanno analizzato tantissimi fattori come la genetica, le caratteristiche fisiche, il metabolismo e la fisiologia degli uomini. Utilizzando un approccio paleobiologico e paleoecologico hanno intrecciato i dati con le informazioni già note sull'impatto umano sugli ecosistemi per ricostruire il ruolo ecologico e la dieta degli uomini nel Pleistocene, periodo compreso tra circa 2,5 milioni e 11.700 anni fa.

Tutti i dati analizzati suggeriscono che il livello trofico delle varie specie del genere Homo si è via via spostato verso una dieta sempre più carnivora a partire da Homo habilis fino a raggiungere l'apice in Homo erectus e in fine a noi, Homo sapiens. Secondo i ricercatori i nostri antenati sono stati predatori all'apice della piramide trofica specializzati nella caccia di animali di grandi dimensioni per circa due milioni di anni. Dopodiché un'inversione di tendenza verso una dieta integrata con vegetali si è avuta solamente a partire dal Paleolitico superiore per poi avere il suo culmine con l'avvento dell'agricoltura.

L'inversione di rotta

Secondo questo studio, quindi, l'aumento della componente vegetale all'interno della dieta dei nostri antenati sarebbe cominciata solo a partire dall'estinzione della megafauna, gli erbivori di grosse dimensioni fonte di cibo principale fino a quel momento. Solo a partire da circa 85mila anni fa in Africa e circa 40mila anni fa in Europa e in Asia, si è verificato quindi un graduale aumento del consumo di alimenti vegetali associato alla scomparsa delle principali fonti di carne.

A supportare questa ipotesi sarebbero anche le prove archeologiche. Gli strumenti utilizzati per raccogliere e la lavorare gli alimenti vegetali sono apparsi, infatti, solo nelle fasi finali dell'evoluzione umana, avvalorando l'ipotesi della centralità dei grandi animali nella dieta umana durante la maggior parte della nostra storia evolutiva.

Questa nuova ipotesi non trascura il fatto che anche gli esseri umani dell'età della pietra consumassero piante, ma secondo i risultati di questo studio i vegetali sono diventati una componente importante della dieta umana solo verso la fine dell'era.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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