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21 Febbraio 2021
17:00

Lo studio: il legame tra cani ed esseri umani è simile a quello figlio e genitore

Secondo una ricerca condotta da un gruppo di studiosi del dipartimento di scienze veterinarie dell'Università di Pisa, il rapporto che si instaura tra cani ed esseri umani di riferimento sarebbe simile a quello tra figli e genitori. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Animals-Mdpi.

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Per molti di noi quel cane che sonnecchia sul tappeto del soggiorno è semplicemente un membro della nostra famiglia. Ci preoccupiamo per lui se lo lasciamo da solo, lo portiamo dal veterinario quando sta male, talvolta gli parliamo aspettandoci davvero che prima o poi ci risponda (tipico luogo comune sul cane dovuto alla nostra concezione del modo in cui l’uomo viene considerato il modello di comunicazione a cui fare riferimento). Lo abbiamo capito bene anche attraverso l'indagine che Kodami ha commissionato in base alle risposte del nostro panel, rappresentativo delle famiglie italiane: il cane è un soggetto a sé cui si riconosce un vero e proprio status familiare nel nostro contesto umano.

Ma i cani cosa provano nei confronti degli esseri umani?

Ma cosa accadrebbe se arrivasse una prova scientifica ad accertare che l’affetto che lega anche i cani agli umani non è tanto diverso proprio da quello che unisce i figli ai propri genitori? Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Animals-Mdpi, condotto dal dipartimento di scienze veterinarie dell'Università di Pisa da un gruppo di ricercatori, le cose stanno così.

Lo spiega Chiara Mariti, ricercatrice dell'Ateneo pisano: «Il modello di attaccamento che i cani sviluppano verso i proprietari è come quello dei bimbi verso i genitori o “prestatori di cura”, quelli che chiamiamo caregiver». Non è la prima volta che questo dato emerge, «ma questa è la prima volta che siamo riusciti a declinare più precisamente i vari generi di legame sottoponendo i cani a test molto simili a quelli usati per gli umani».

È emerso così che, come accade esattamente per i bimbi, la maggioranza dei cani mostra il comportamento dell' "attaccamento sicuro". Significa che l'animale prova un moderato stress quando avviene una separazione involontaria, cioè quando il compagno umano li lascia da soli in un ambiente sconosciuto. Ma, non appena lo rivedono, si tranquillizzano. C’è, però, anche una minoranza di “insicuri” che, invece, non si calma e di “insicuri evitanti” che manifestano il disagio attraverso una apparente indifferenza, focalizzando la loro attenzione su altro.

«Lo studio degli stili di attaccamento tra cane e proprietario è ancora agli albori» ha specificato Mariti «ma dai progressi scientifici si potrebbe però avere una nuova chiave di lettura per capire alcuni disturbi comportamentali del cane con enormi implicazioni in termini di benessere animale».

Chi sono gli studiosi autori della ricerca

Chiara Mariti è ricercatrice senior del dipartimento Scienze Veterinarie dove si occupa soprattutto di Etologia e di Benessere degli animali d’affezione. Ha partecipato allo studio in qualità di supervisore di Giacomo Riggio, primo autore dell’articolo, che ha svolto il lavoro nell’ambito del suo dottorato. La ricerca si è inoltre aggiudicata il Rudy DeMeester Grant 2020, premio elargito annualmente dalla per lo sviluppo di progetti nell’ambito dell’etologia clinica veterinaria. Gli altri autori dell’articolo sono il professore Angelo Gazzano e le dottoresse Beatrice Carlone e Borbala Zsilak, quest’ultima dell’Università di Budapest che vi ha partecipato durante il suo tirocinio all’Ateneo pisano.

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Simona Sirianni
Giornalista
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