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16 Febbraio 2022
15:08

Muore un anno e mezzo dopo la puntura di una zecca infetta. L’esperto: «Mai sottovalutare i sintomi»

A Belluno un uomo di 61 anni, Lionello Bellotti, è morto per le conseguenze di una puntura di zecca. Una casistica rara, solo il 5% di chi viene punto rischia di morire. La prevenzione, però, è fondamentale.

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Lionello Bellotti, a 61 anni, è morto all’Ospedale di Belluno. Per un anno e mezzo aveva sofferto per le conseguenze di una puntura di una zecca infetta. Nato a Comacchio (Ferrara), era andato in Veneto 40 anni fa e lì aveva insegnato al liceo scientifico di Cortina e al classico di San Vito al Tagliamento. Lì era stato anche vicesindaco dal 1999 al 2004 e poi capogruppo della minoranza fino al 2009. La sua morte ha colpito molto, anche perché non è frequente individuare casi del genere.

La zecca è un artopode dell’ordine degli ixodidi, della stessa classe degli aracnidi. Quindi, è un parente prossimo di ragni e acari. Questi parassiti hanno una dimensione variabile (da qualche millimetro a circa un centimetro) che varia dalla specie al loro stadio di sviluppo. La loro bocca, il rostro, può penetrare nella cute e succhiare il sangue.

Di zecche ce ne sono tantissime nel mondo: la scienza ha catalogato circa 900 specie. In Italia ce ne sono 36, raggruppate in sette generi. La loro differenza è nello scudo: quelle che hanno un dorso coriaceo sono le “zecche dure”. Quelle senza scudo, invece, sono le “molli”.

Nel nostro Paese la più comune è la Argas reflexus, la zecca del piccione. Ma quelle che possono causare problemi sanitari sono quattro: la Ixodes ricinus, detta "zecca dei boschi", la Rhipicephalus sanguineus, detta "zecca del cane", la Hyalomma marginatum e la Dermacentor reticulatus.

Lo spettro delle malattie da zecche è molto vasto: si va dalla borreliosi di Lyme alle febbri bottonose da Rickettsiae, alla febbre Q fino all’encefalite virale. Il rischio infezione aumenta con la primavera, quando le zecche abbandonano il loro stato di quiescenza e vanno a cercare un nuovo ospite.

Il morso può portare alla conseguenza che vi sia la possibilità di contrarre malattie trasmesse dagli animali vettori. Secondo alcuni dati dell’Istituto superiore di sanità, solo il 5% dei casi colpiti da una zecca è a rischio. In particolare, anziani e bambini possono avere infezioni che mettono a rischio la vita.

Le autorità sanitarie consigliano tutta una serie di politiche di prevenzione da seguire quando si è in zone in cui è probabile avere a che fare con zecche. Vengono indicati abiti chiari perché permettono di individuare meglio il parassita, ma anche di coprirsi braccia e gambe. Si suggerisce di evitare di strisciare l’erba nel margine dei sentieri e di trattare sempre i cani con prodotti appositi contro le zecche specie al termine di una escursione.

«Fondamentalmente bisogna stare un po' attenti alle zecche del cane e del gatto. Il problema è che spesso sono molto piccole e a volte si confondono con i nei. Non si sente la puntura perché quando attaccano emettono una specie di liquido anestetico. Non vanno però mai sottovalutati i sintomi», chiarisce Eva Fonti, veterinaria e componente del comitato scientifico di Kodami.

Giuseppe Borzacchiello, professore universitario di Fisiopatologia veterinaria e collaboratore di Kodami, sottolinea che «il pet mate deve controllare e verificare, soprattutto in primavera e in estate, il mantello del cane e deve fare trattamenti preventivi. Ciò in un’ottica One Health, sia per il cane che per le persone. È vero che i casi sono un po’ limitati, ma si tratta di una questione di responsabilizzazione di ognuno di noi». Secondo Borzacchiello, infine, l’episodio avvenuto a Belluno è «uno dei casi paradigmatici in cui convergono la salute dell’uomo e quella dell’animale».

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