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19 Aprile 2022
18:20

Morto apicoltore caduto sulle arnie a Urbino

Domenico Caputi, apicoltore amatoriale di 66 anni, è stato trovato morto avvolto da uno sciame delle sue api a Rancitella di Urbino, nelle Marche. A fare chiarezza sulle cause della morte sarà l'autopsia.

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apicoltore api

Lunedì 18 aprile 2022 un apicoltore di 66 anni è stato trovato morto avvolto da uno sciame delle sue api a Rancitella di Urbino, nelle Marche. Si tratta di Domenico Caputi, apicoltore amatoriale che è stato trovato riverso vicino alle sue 15 arnie, una di queste era rovesciata e le api sono fuoriuscite.

L'uomo, pur indossando una tuta protettiva, è stato raggiunto da numerose punture d'insetto. Il corpo è stato trovato avvolto da uno sciame di api dai soccorritori del 118. I soccorritori sono stati allertati dalla famiglia dell'apicoltore intorno alle ore 13 di lunedì, dopo che Caputi non aveva fatto rientro in casa.

Giunti nei pressi delle arnie, gli operatori del 118 hanno constatato la morte dell'uomo, mentre i Vigili del fuoco di Urbino ne hanno recuperato il corpo. Durante l'operazione lo stesso capo squadra dei Vigili del fuoco è stato raggiunto da una serie di punture di api, di cui una all'occhio, che lo hanno costretto a una serie di visite e al momentaneo ricovero in ospedale.

Non è ancora chiara la dinamica della morte. Tra le prime ipotesi formulate dagli inquirenti, l'uomo sarebbe stato stato vittima di un incidente mentre potava i rami degli alberi al di sopra delle arnie. A supporto di questa pista i Carabinieri hanno rinvenuto non lontano dal corpo un sega per tagliare. L'attrezzo potrebbe essergli caduto, rompendo l'arnia e provocando l'attacco degli insetti e la conseguente morte per shock anafilattico.

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Il veleno delle api, pur non essendo mortale per l'essere umano, in grande quantità può comunque causare la morte, soprattutto se il pungiglione non viene estratto immediatamente. Quando questo resta ancorato alla pelle, infatti, con esso resta attaccato anche l'addome e le ghiandole che producono il veleno da iniettare nella vittima.

Ciò, oltre a causare la morte dell'ape, comporta la continua immissione di veleno nell'organismo della vittima. Il pungiglione e i suoi annessi, quindi, devono essere estratti il prima possibile, poiché la quantità di veleno emessa è direttamente proporzionale al tempo di permanenza di quest'arma appuntita nel sito della ferita.

Non si esclude però che il decesso di Caputi sia avvenuto per cause naturali. In questo caso l'uomo sarebbe deceduto per un malore, e solo successivamente caduto sulle arnie rovesciandone una.

Attualmente, la prima ipotesi è supportata dalle dichiarazioni fornite dalla moglie della vittima, la quale ha riferito che il marito soffriva di problemi cardiaci. A fare luce sulle esatte dinamiche sarà l'autopsia disposta nelle prossime ore dal magistrato.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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