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10 Giugno 2021
14:29

Mando il cane in addestramento e poi me lo riportano a casa. Anzi no: il post del parlamentare D’Ambrosio

L'onorevole Giuseppe D'Ambrosio (gruppo misto) pubblica sulla sua pagina Facebook un post in cui annuncia che il suo cane andrà a fare un percorso di educazione per mesi lontano dalla famiglia. Inondato dai commenti negativi, rende noto sempre attraverso il social network che il suo Semola rimarrà a casa dopo un'altra valutazione dell'esperto a cui si è rivolto. Ma da dove nasce questa pratica di allontanare un animale sociale che ha bisogno proprio di rinsaldare invece il rapporto con i suoi umani di riferimento? E perché non è auspicabile che prenda piede questo modo di "aggiustare i cani" anche in Italia come ormai spesso accade in Usa?

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«Il mio Semolone, domani sera, parte da casa. In 5 anni e mezzo non è mai stato lontano da me, da casa mia, ma adesso affronterà un corso specializzato educazionale perché deve diventare ancora più bravo di quello che è». A scriverlo è l'onorevole Giuseppe D'Ambrosio, ex Movimento Cinque Stelle e ora nel gruppo misto, sulla sua pagina ufficiale. Il post del parlamentare è pieno di riferimenti alla sua vita intima e familiare, all'arrivo di una nuova vita in casa e a quella che dalle sue parole sembra essere una strada da percorrere perché «la sorellina lo richiede e lui, noi, faremo questo sacrificio per qualche mese». D'Ambrosio condisce il tutto con una scrittura tenera che include termini come "cattivi umani", "amico peloso" e sottolinea che i cani non sono "usa e getta" ma che bisogna fare dei sacrifici, come appunto mandare quello che lui stesso considera «un componente della nostra famiglia» a essere addestrato però lontano dal suo nucleo di appartenenza per poi «poter tornare a casa in serenità, nostra e sua…» e per un periodo imprecisato che dovrebbe addirittura durare dei mesi.

Questi sono giorni da emozioni forti. Bellissime e tristissime assieme ma la vita si sa, è fatta così.Questi giorni la nostra vita ha avuto un dono immenso quale quello di Andrea, un qualcosa che cambia ogni prospettiva e priorità.Una gioia immensa.Una gioia affiancata dal dolore che affronto perché il mio Semolone, domani sera, parte da casa. In 5 anni e mezzo non è mai stato lontano da me, da casa mia, ma adesso affronterà un corso specializzato educazionale perché deve diventare ancora più bravo di quello che è. La sorellina lo richiede e lui, noi, faremo questo sacrificio per qualche mese. Un corso per farlo socializzare con altri pelosi e con i cattivi umani, e poter tornare a casa in serenità, nostra e sua, libertà e tranquillità. Facciamo questo perché lo amiamo per tutto quello che lui ha dato a noi. Perché lui è un componente della nostra famiglia e quindi, riflettete bene quando adottate un amico peloso perché sono vite, esseri speciali, che non possono essere scaricati alla prima difficoltà. Non sono usa e getta… e chi pensa ed agisce in questo modo non ha alcuna dignità e rispetto verso la vita!

La reazione su Facebook dei lettori: la relazione è altro che mandare il cane lontano da casa

Le emozioni forti, però, non sono solo quelle che l'onorevole D'Ambrosio sicuramente sta vivendo nel suo focolare domestico ma anche quelle che ha dovuto affrontare dopo la pubblicazione del post. Sono in centinaia ad aver commentato e voluto sottolineare che la relazione con un cane è altro che avere un animale addestrato da altri e riconsegnato per essere «più bravo di quello che è».

C'è chi ha scritto: «Guardi D'Ambrosio, per chi ama gli animali e ne rispetta la natura – e l'indole, di ciascuno – questa frase è davvero forte, per non dire altro. Spedirlo lontano da lei e famiglia, come in collegio, ne farà un cane angosciato, in primis, per la lontananza dai suoi cari. Se proprio ritiene di volergli far fare un percorso, per lo meno lo faccia insieme a lui…». O ancora chi ha voluto ricordargli che: «Non esiste “essere in buona fede”, non serve essere un esperto per capire che mandare un cane per mesi ad un “professionista” che te lo impacchetterà a tuo piacimento sia una violenza nei confronti del cane. Non stiamo parlando di un cane che vive in un box che va a fare un recupero comportamentale, stiamo parlando di un cane inserito in un contesto familiare che tale non è se è questo il risultato. Aprite gli occhi, la poesia è altro. Questo post è lo svilimento della relazione, la mancanza di empatia e rispetto».

L'onorevole poi, dopo la valanga di commenti, è ritornato a dare notizie a distanza di qualche giorno per spiegare «giusto per la cronaca» che quella che aveva descritto era solo «una prima ipotesi fatta» e che Semola non andrà da nessuna parte dopo la valutazione dell'educatore. Ma D'Ambrosio non si esime anche nel manifestare di nuovo e a suo modo quanto ami gli animali e il suo cane in particolare: «Non devo spiegare a nessuno il mio amore per gli animali e per Semola, preso da un rifugio a 45 giorni di vita e portato con me sempre rinunciando ad ogni cosa per lui. Alcuni commenti sono indecenti, altri sono preziosi per i consigli e per i quali ringrazio. Chi mi conosce sa chi sono e quello che faccio. A tutti gli altri rispondo con un mega sorriso ed una grande pernacchia perché ricordate sempre che nelle case altrui, mi hanno sempre insegnato, che ci si entra con grande educazione, perché magari non si conoscono tanti risvolti… ma si sa… sui social tutti grandi e belli. Buona giornata e saluti da Semola». E a questo suo ritorno sulle scene e sull'argomento il commento più chiaro in risposta è quello di un'utente che gli ricorda che: «…allora la prossima volta evita di pubblicare i fatti personali di casa tua, così ci stiamo tutti zitti».

Il fenomeno in Usa che sta già influenzando l'Italia: I dog trainer che "aggiustano" il cane senza la presenza dell'umano di riferimento

Cosa sia successo tra D'Ambrosio e l' "educatore" che a suo dire prima gli ha consigliato di mandare il cane lontano dalla famiglia e che poi invece gli ha detto che Semola può rimanere con loro non è dato saperlo. Abbiamo cercato l'onorevole per chiedergli un'intervista al fine di avere la sua diretta testimonianza ma purtroppo non ci ha risposto. Sarebbe stato importante per poter analizzare con lui un fenomeno che sta sbarcando anche in Italia e che arriva direttamente dagli Usa. Sempre più dog trainer, infatti, dall'altra parte dell'oceano propongono dei "pacchetti" in cui, appunto, prelevano il cane dalle famiglie e lo addestrano in assenza dei pet mate per poi riportarlo nel suo nucleo familiare alla fine del percorso in solitaria.

L'antesignano di questo tipo di approccio è stato Cesar Millan, ancora oggi uno dei nomi più famosi nel panorama internazionale dell'addestramento cinofilo e che per anni è stato considerato una sorta di "messia" che riesce a rendere "perfetti" anche i cani più "difficili". Millan è stato più volte accusato di utilizzare scosse elettriche e collari a strozzo per indurre i cani a fare ciò che vuole ma l'unico procedimento a suo carico è stata un'indagine per violenza sugli animali nel 2016 dopo la messa in onda di un episodio della sua serie “The Dog Whisperer” in cui un maialino veniva utilizzato per "rieducare" un cane prelevato dalla sua casa perché ritenuto incapace di stare con i due suini che vivevano in famiglia con lui. La scena che era finita sulla scrivania del "Controllo degli animali della contea di Los Angeles" era il momento in cui il cane mordeva l'altro animale ma poi il procedimento è stato archiviato. Ancora oggi Cesar Millan ha un seguito di 10 milioni di followers sulla sua pagina ufficiale su Facebook e conduce una trasmissione che si chiama "Dog Nation".

Da lui discendono altri addestratori che usano un linguaggio accattivante sull'amore per i cani e comunque la scelta di addestrarli lontano dai loro umani di riferimento. Il caso più recente è quello di Jas Leverette e della serie Netflix di cui è protagonista questo dog trainer americano che ha portato anche ad una raccolta firma per chiederne la sospensione. Sin dalla prima puntata, infatti, emerge quella che è sempre più un'abitudine che in Usa ha preso piede, come si vede appunto attraverso la storia di Lady Macbeth, una Pitbull definita mordace dalla sua pet mate. In pochi minuti Leverette entra in casa e valuta la situazione, sostenendo che sia necessario un periodo di addestramento intensivo di tre settimane lontana dalla famiglia. 

Un altro esempio, uscendo da programmi televisivi che si occupano specificamente di educazione e addestramento dei cani, è quello che si vede in una puntata della quarta stagione di "Real housewife", una serie Tv molto seguita negli Stati Uniti. La situazione è più o meno sempre la stessa, c'è una persona che non sa come rapportarsi con un cane, arriva il dog trainer e decide di portarselo via per poi restituirlo "aggiustato". Nel caso specifico il problema era che Kingsley, un Pitbull, secondo quanto riportato era mordace e aveva attaccato altri membri della famiglia ma che è ritornato poi a casa dopo tre giorni senza più "problemi" (comunque non i mesi di cui ha scritto l'onorevole D'Ambrosio, almeno). L'esperto in questo caso è David Hutter che sul suo canale YouTube ha pubblicato un video per mostrare che tipo di approccio ha avuto con Kingsley:

In quello che Hutter mostra nel video non c'è nulla di sbagliato, sia chiaro: il Pitbull si ritrova a fare belle esperienze in sua compagnia e con altri cani. L'addestratore – almeno dalle immagini – basa la "rieducazione" sulla costruzione di un rapporto di fiducia con lui e di serenità con i conspecifici, consente a Kingsley di vivere in pienezza le sue motivazioni e lo mette a suo agio in natura, lasciandolo esprimersi e ridonandogli un equilibrio. Tutto perfetto, ma perché non farlo in presenza del suo gruppo familiare d'origine?

Perché è importante che cane e umano vivano insieme l'esperienza di un percorso educativo

«Il punto è la considerazione che si ha per la parola “relazione”. Una relazione non è traslabile da un individuo all’altro, è qualcosa di unico e irripetibile che si costruisce con il tempo, il tempo condiviso», spiega Luca Spennacchio, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami.

La relazione si salda con le esperienze che si fanno insieme e col tempo sono emerse, e l'Italia è all'avanguardia in questo, nuove modalità di approccio al cane nel mondo della cinofilia: «La visione del cane come una macchina da mandare dal meccanico per essere riparata e tornare a casa a posto, migliorata, nuova fiammante, non è certo una novità. Propria di una visione zootecnica che era in auge negli anni 70, 80 e 90, anche prima del “divino” Cesar Millan. Era frequente che chi aveva acquistato l’ultimo “modello di cane", o un cane di un certo tipo, soprattutto, lo mandasse a far "mettere a posto" da un esperto che poi lo restituiva con il libretto di istruzioni: "Se dici questa parola o questo comando e con questo tono (solitamente marziale e innaturale) il cane farà questa cosa…". Insomma, proprio come con l’aspirapolvere quando schiacci il pulsante giusto per quello che ti serve», conclude l'istruttore.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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