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5 Gennaio 2023
19:05

Lupi che uccidono cani. Gli esperti: «Fenomeno complesso da gestire con attenzione e senza allarmismi»

Sempre più spesso si sente parlare di lupi che attaccano e uccidono sistematicamente cani, anche in città. Ne abbiamo parlato con Luigi Molinari, esperto di lupi, e Lorenzo Nicolini, presidente di Stray Dogs International Project.

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Con i lupi in rapida e costante crescita in tutto il Paese, le possibilità di incontri aumentano inevitabilmente, così come il rischio di incidenti e le conseguenti difficoltà nel riuscire a trovare una convivenza pacifica tra il predatore, le attività umane e gli animali domestici. Da Nord a Sud, infatti, negli ultimi anni sono cresciute le segnalazioni di attacchi e predazioni da parte dei lupi sui cani, sia nei boschi per quanto riguarda quelli da caccia, che in ambiente urbano dove sono rivolte invece soprattutto verso cani da compagnia di piccola taglia.

Si tratta di un fenomeno ormai noto ed estremamente complesso che talvolta viene però ingigantito o persino strumentalizzato. Ma quando si parla di lupo e conflitti con l'uomo, bisognerebbe prestare sempre molta attenzione, visto il clamore mediatico che genera questa specie. Per fare chiarezza e un punto della situazione su questo fenomeno, quindi, ne abbiamo parlato con due esperti in materia: Luigi Molinari, studioso di lupi e tecnico faunistico del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, e Lorenzo Nicolini, istruttore cinofilo e presidente di Stray Dogs International Project.

Lupi che si specializzano nel predare i cani

Lupi Trentino
Alcuni lupi si specializzano sui cani continuando sistematicamente a predarli

«Seguiamo questo fenomeno da anni ormai, anche perché crea parecchio allarme sociale e purtroppo tra le province di Parma e Reggio Emilia abbiamo una casistica molto importante, probabilmente la più alta in Italia – spiega Luigi Molinari –  Tutto è cominciato circa una decina di anni fa, prima di quel momento non si avevano notizie in tal senso ed è coinciso, ovviamente, con l'espansione del lupo su tutto il territorio nazionale».

Proprio recentemente a testimonianza di questa espansione sono stati pubblicati anche i risultati del primo monitoraggio nazionale del lupo che hanno confermato e soprattutto quantificato che il predatore è aumentato naturalmente in quasi tutta la nostra penisola, con una popolazione che si aggira intorno ai 3.300 esemplari.

«Non si tratta però di un fenomeno generalizzato poiché abbiamo scoperto che riguarda solo alcuni branchi, quelli che capiscono che i cani sono una facile preda. Purtroppo imparano in fretta e poi continuano sistematicamente – spiega Luigi Molinari – Per esempio, nel 2013 c'è stato un branco guidato da un maschio senza una zampa che per due anni era arrivato ad attaccare quasi ogni domenica i cani da caccia al cinghiale nei boschi. I lupi sono animali culturali: se si specializzano su una preda diventano seriali e appena 4-5 lupi possono creare un disagio sociale enorme».

Due tipologie di cani a maggior rischio

segugio
I cani da caccia al cinghiale sono quelli più esposti

Una serialità che si manifesta generalmente con due tipologie di predazioni sistematiche: quella rivolta ai cani da caccia al cinghiale, di solito segugi usati per la braccata in gruppo, e cani da compagnia o da guardiania lasciati fuori di notte, anche in ambiente urbano. «I cani da braccata si allontanano molto dall'umano di riferimento durante la caccia, per questo sono più vulnerabili e vengono attaccati. Lo stesso non accade per esempio per altre tipologie di caccia o per i cani da tartufo – continua Molinari – Si stanno provando pettorine di protezione, anche elettrificate, ma non sembrano essere per ora molto efficaci, occorrerebbe soprattutto cambiare tipologia di caccia e stare più vicini ai cani. Altrimenti è qualcosa di molto difficile da risolvere se si lasciano cani soli nei boschi».

Discorso diverso per i cani da compagnia in ambiente urbano o rurale, altro fenomeno che sembra in crescita in diverse regioni. «Tra le province di Parma e Reggio abbiamo tantissime stalle con bovini che attirano molti lupi alle letamaie, dove possono trovare placente o vitelli morti facili da mangiare. Spesso in questi luoghi ci sono piccoli cagnetti da compagnia o da guardia, che purtroppo vengono lasciati incustoditi e non protetti di notte e per i lupi è molto facile attaccarli sistematicamente. Ovviamente accade anche in altre zone d'Italia, ma si tratta molto spesso di casi isolati o di brevi periodi, qui per tradizione venatoria e caratteristiche del territorio è un fenomeno molto più radicato».

Quando un branco impara che può uccidere facilmente cani da caccia o lasciati incustoditi, continua sistematicamente a cercare questa tipologia di preda. La cosa può durare anni e creare parecchi problemi, tuttavia così come appare improvvisamente, poi scompare. «Anche per questo si tratta di un fenomeno difficile da quantificare e gestire – spiega ancora Luigi Molinari – perché per tanti anni i numeri possono restare molto bassi e poi improvvisamente alzarsi per la comparsa di un branco specializzato. Le predazioni possono quindi aumentare per un paio d'anni e poi cessare altrettanto rapidamente, perché magari i lupi muoiono o vengono purtroppo uccisi illegalmente».

Perché non bisogna creare allarmismo

Risulta quindi molto difficile provare a generalizzare poiché si tratta di un fenomeno estremamente complesso e sfaccettato e che cambia molto in base al periodo, al branco o al territorio. «Se si conta il numero di cani presenti sul territorio o usati ogni anno per la caccia al cinghiale risulta evidente che si tratta comunque di casi isolati, rari e sporadici se pensiamo alle possibilità di incontro che ci sono oggi e al numero di predazioni effettive – continua Molinari – Purtroppo, però, fanno sempre molto clamore questi attacchi, soprattutto per quanto riguarda i cani da caccia. I cacciatori sono sempre pronti a recriminare quando sono i lupi a ferire o uccidere i cani, cosa che non accade mai quando succede per colpa dei cinghiali, con numeri che sono sicuramente più alti. Ma evidentemente non è il benessere del cane la loro priorità».

«Esistono persone che ammazzano altre persone, sono poche ma esistono – conclude l'esperto – Ma di certo non si fa il sillogismo "persone uguali assassini". Per il lupo invece anche un singolo episodio fa il giro di tutta Italia e fa clamore mettendo a rischio un'intera specie ma se si guarda la distribuzione reale resta un fenomeno puntuale, non allarmante che può essere gestito con un po' meno cani da caccia in giro, ad esempio, considerando che i cacciatori non vogliono cambiare abitudini mentre per i cani da compagnia è molto più semplice tutelarli con ripari adeguati. Come gestiamo i nostri animali può fare la differenza».

Non solo cani di piccola taglia, i casi monitorati da Stray Dogs di attacchi recenti in Centro Italia

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I cani lasciati soli in campagna sono più a rischio

L'aumento degli attacchi sui cani, anche in ambiente urbano o agricolo, è un fenomeno che sta seguendo da molto vicino anche Stray Dogs International Project, associazione impegnata soprattutto nel monitoraggio e nella tutela i cani liberi che, spesso, vengono associati invece a un'idea di difficile convivenza. «Stiamo raccogliendo molte informazioni e testimonianze legate a questa situazione da diversi luoghi, soprattutto nelle regioni del centro Italia – spiega Lorenzo Niccolini -Siamo chiaramente ancora nel campo delle ipotesi e delle valutazione, ma si possono già iniziare a fare alcune considerazioni».

Secondo le testimonianze raccolte da Stray Dogs, i lupi non attaccano solo cani di piccola taglia ma possono abbattere anche cani di grosse dimensioni. «Le testimonianze riguardano soprattutto cani di proprietà lasciati soli nei recinti. Tenuti non nel giardino di casa, anche se qualche episodio in tal senso è stato segnalato, ma soprattutto in campagne e cascine lontane da casa, dove vengono lasciati soli durante tutto il giorno e soprattutto la notte – spiega Niccolini – Potenzialmente riguarda soprattutto i cagnetti più piccoli sì ma sono stati attaccati e uccisi anche cani molto grossi, come un San Bernardo e un Pastore Tedesco. Questo accade perché i lupi agiscono in gruppo e i cani, lasciati soli e rinchiusi, non hanno via di fuga».

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I lupi si muovono e attaccano soprattutto di notte

I lupi si muovono prevalentemente di notte, anche perché hanno paura dell'uomo e tendono a evitare la nostra specie. Proprio le ore di buio, sono quindi quelle a maggior rischio per i cani lasciati soli. «Ciò che sta emergendo riguarda soprattutto le zone dove ci sono tanti lupi abituati a entrare in zone più urbanizzate. Per quello che stiamo vedendo, i lupi tendono a specializzarsi dove magari non c'è molta selvaggina – continua Lorenzo Niccolini – Quasi tutti gli attacchi avvengono però di notte, quando non ci sono i proprietari del terreno e questi cani, trovandosi bloccati nei recinti, spesso fatiscenti o peggio ancora legati a catena, non hanno via di scampo. Stiamo così monitorando la situazione e notando anche noi che nel momento in cui capiscono di poter reperire facilmente cibo in un questo modo, poi iniziano a farlo sistematicamente».

Come ridurre il rischio e proteggere i cani

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Nelle zone maggiormente frequentate dai lupi, quindi, bisogna prestare molta più attenzione e implementare accorgimenti e misure di sicurezza per la tutela dei nostri cani. «Sicuramente la cosa più importante da fare è mettere in sicurezza le recinzioni e renderle più alte e resistenti possibili. Ovviamente le migliori sono quelle elettrificate ma è comprensibile che non tutti vogliono o possono permettersele – suggerisce Nicolini – Bisognerebbe dunque mettere al riparo i cani e non lasciarli all'esterno, costruendo magari box chiusi o portandoli in casa durante la notte. In generale, serve avere maggiore riguardo per i cani, solo così possiamo ridurre davvero le predazioni».

Siamo evidentemente di fronte a un fenomeno complesso, senza dubbio in crescita e che va, ovviamente, seguito con molta attenzione. Il lupo è un predatore apicale fondamentale per la salute dei nostri ecosistemi e offre gratuitamente innumerevoli servizi ecosistemici, come ad esempio il controllo naturale sul numero di ungulati (che tanti danni causano all'agricoltura). È inoltre un'importante attrattiva turistica per molti territori, oltre che una specie dall'indubbio valore culturale e conservazionistico.

Sulla strada della convivenza tra carnivori, umani e domestici, un ruolo chiave lo ha senza dubbio il modo in cui ci relazioniamo ai nostri animali domestici e quanto siamo disposti a impegnarci per proteggerli. Non lasciarli soli o legati a catena, cose che dovrebbero essere la base della relazione a prescindere dal rischio lupo, son il punto di partenza fondamentale.

Tuttavia, è evidente che non sarà sempre possibile azzerare il rischio: il lupo resta un predatore e in quanto tale dobbiamo abituarci a mettere in conto il rischio di incidenti e conflitti, così come accade per qualsiasi altro elemento naturale, che sia una tempesta o un cinghiale, senza però creare allarmismi. Sta a noi poi decidere anche che tipo di narrazione usare per raccontare questo fenomeno.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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