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14 Giugno 2021
13:18

L’invasione dell’insetto samurai in Nord Italia

La cocciniglia Takahashia japonica è un insetto parassita di molto specie vegetali arrivato da pochi anni in Italia dall'Asia. Segnalato per la prima volta a Milano nel 2017 il suo raggio d'azione coinvolge ora molti altri comuni delle province di Milano, Varese e Monza. Per scongiurare l'ennesima invasione aliena sarà fondamentale segnalare la sua presenza e intervenire tempestivamente.

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La lotta alle specie aliene invasive è una delle sfide ambientali più importanti della nostra epoca. La cocciniglia asiatica o a scaglie cotonose (il cui nome scientifico di origine giapponese è Takahashia japonica) è solo l'ultimo dei parassiti delle piante venuti dal lontano Oriente e che minacciano la biodiversità e l'economia europea. Definito da molti "insetto samurai"per le sue origini, è arrivato in Italia per la prima volta nel 2017. Ora questo insetto sta allargando il suo raggio d'azione in diversi comuni della Lombardia ed è riuscito a colonizzare anche Gallarate. Il suo areale, in realtà coinvolge infatti numerosi comuni della provincia di Milano, Varese e Monza e non è per nulla una buona notizia. Questo piccolo insetto, appartenente allo stesso gruppo delle cimici, attacca infatti diverse specie vegetali e come le altre cocciniglie ha un potenziale di invasività enorme.

La cocciniglia Takahashia japonica

La Takahashia japonica fu segnalata per la prima volta in Europa nel 2017, a Milano, e come molti altri insetti alieni venuti dall'Asia è altamente probabile che sia atterrato all'aeroporto internazionale di Malpensa a bordo di un aereo. Si tratta di un insetto facilmente riconoscibile dai suoi vistosi ovisacchi, piccoli anelli biancastri simili a ghirlande che possono essere trovati a centinaia sui rami degli alberi e che le femmine adulte depongono tra aprile e maggio. Ogni ovisacco può contenere migliaia di uova pronte a far schiudere nel giro di un paio di settimane le affamate neanidi, un particolare stadio larvale tipico di molte specie di insetti.

Come per la cimice asiatica (Halyomorpha halys), il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) o il coleottero giapponese (Popillia japonica) la sua rilevanza economica è altissima, perché essendo una specie polifaga può attaccare tantissime piante e alberi. Sono stati trovati ovisacchi su aceri, agrumi, gelsi, carpini, ciliegie e diverse altre specie molto comuni in città. Una volta schiuse, le neanidi si nutrono della linfa succhiandola dalla pagina inferiore delle foglie, danneggiando e debilitando gli alberi infestati. Dopo aver passato poi l'inverno tra i rami della stessa pianta ospite la primavera successiva sono pronte per infestare nuovi alberi.

Come intervenire e l'importanza delle segnalazioni

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Gli ovisacchi a "ghiranda" della cocciniglia Takahashia japonica

Parassitando diverse specie di alberi ornamentali diffusi in parchi, strade e giardini questo insetto potrebbe spostarsi molto velocemente in tutto il Nord Italia. Per questo motivo il Servizio Fitosanitario della regione Lombardia sta monitorando con attenzione il suo comportamento per quantificare i danni e comprenderne meglio la biologia. È importantissimo quindi segnalare la presenza di questo insetto a Comune e Regione per intervenire in tempo e contrastarne la diffusione prima che sia troppo tardi.

Trattandosi di una specie ancora poco conosciuta, non è ancora chiaro quali siano le azioni migliori da eseguire per gestire e contrastare al meglio le infestazioni. Al momento non esistono prodotti fitosanitari in grado di agire con efficacia e in maniera selettiva sugli insetti, e le operazioni di contrasto più seguite prevedono la potatura e l'eliminazione fisica dei rami infestati. La prontezza e la rapidità delle segnalazioni e degli interventi nei confronti della Takahashia japonica saranno fondamentali per scongiurare l'ennesima, pericolosissima, invasione aliena. Le specie aliene, introdotte dall'uomo fuori dal loro areale d'origine, sono infatti tra le maggiori cause di perdita di biodiversità su scala globale e causano ogni anno decine di milioni di danni a settori fondamentali come l'agricoltura e la pesca.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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