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21 Aprile 2023
10:01

Leo e il cane Aaron non possono prendere la funicolare. La mamma a Kodami: «Tutti schierati dalla nostra parte»

A giovane Leo e al suo cane da assistenza Aaron è stato vietato di salire sulla funicolare a Bergamo, perché Aaron non aveva la museruola. Ma grazie alla solidarietà delle altre persone presenti, tutto si è risolto per il meglio.

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Una bella storia di solidarietà non comune. Una storia di umani, finalmente umani, e di animali che si è svolta nella funicolare di Bergamo. I protagonisti sono Aaron, un Labrador biondo da assistenza e Leonardo, un ragazzo autistico che vive h24 con il suo cane. I due hanno incontrato un bigliettaio certo di essere ligio al suo dovere, senza però conoscere troppo bene né il regolamento né cosa significhi empatia e che ha deciso di non far salire la famiglia del giovane sulla funicolare perché il cane è senza museruola.

«Non posso che definirla una domenica da ricordare quella di Bergamo. Devo dire che le persone riescono ancora a sorprendermi e la sensazione è molto bella, perché in 12 anni di fatiche e di assoluto abbandono perché sono sempre e solo i genitori a doversi rimboccare le maniche per i propri figli, non avevo mai provato una gioia simile. È  stata la dimostrazione che la società civile è molto più avanti delle regole, regolette e quant’altro». A parlare con Kodami è Cristina, la mamma di Leo e pet mate di Aaron.

«A sorprendermi ancora di più devo dire, è stata la non comprensione degli utenti social che sotto il mio post, dove appunto esprimevo la mia gratitudine per questa solidarietà, hanno risposto che insomma se c’è una regola va rispettata. La regola in questione è appunto quella della museruola che Aaron non aveva ma perché come cane di assistenza può non averla. Ma oltre a questo che già dovrebbe bastare, anche nel Regolamento dell’ATB, l’Azienda Trasporti Bergamasca, si può leggere che il cane può salire senza museruola e che comunque l’unico che può decidere in maniera diversa è il conduttore».

Ma Cristina ormai dopo tante esperienze è consapevole delle problematiche che spesso si creano in questi casi e quindi non arriva mai impreparata: «Vado sempre a leggermi tutti i regolamenti e sapevo di questa norma, però onde evitare polemiche ho chiesto prima all'operatore della segreteria come funzionava, mostrando tutta la documentazione di Aaron, sentendomi però rispondere che poteva essere solo il conduttore a darmi il via libera. Avuta la conferma quindi ho iniziato a farmi garbatamente largo tra la fila cercando di arrivare a lui, ma giunta davanti al bigliettaio mi sono sentita rispondere che "no non può parlare con il conduttore e comunque senza museruola il cane non sale"».

A quel punto Cristina ormai rassegnata, si gira verso il marito per dirgli che avrebbero dovuto trovare un altro mezzo. Ed è lì che è arrivata la vera sorpresa: «Una famiglia ha iniziato a dire "ma come non vi fanno salire, chiamiamo i vigili" fino alla frase che mi ha fatto allargare il cuore pronunciata da tutta la fila: "se non salgono loro non sale nessuno". Beh è stato un momento bellissimo al quale, peraltro, è seguito l’arrivo di un responsabile che ci ha fatto salire… alla faccia del solito burocrate».

Del resto ormai separare Leo a Aaron non è proprio possibile. «Hanno un rapporto unico e la relazione che si è creata tra loro è davvero incredibile. Aaron arriva dall’associazione Il mio Labrador" che ha sede nelle Marche dove vengono preparati i cani per futura assistenza, sia per disabilità intellettiva che motoria. Dopo un primo addestramento che dura circa nove mesi, il cane viene presentato in famiglia e qui segue un ulteriore step in cui si tarano le abilità del cane sulle necessità del bambino. Noi settimanalmente incontriamo la nostra educatrice cinofila che viene a casa o con la quale andiamo al parco e, insieme, costruiamo delle possibilità di interazione “atipiche” tra il bambino e il cane. E devo dire che ci sorprendono ogni volta: li abbiamo nominati la "coppia diabolica". Innanzitutto, per quanto riguarda tutta la parte percettiva e sensoriale, che è noto quanto sia amplificata nelle persone con autismo, Aaron è capace di intercettare quando i rumori, i suoni, gli odori stanno diventando troppo per Leo. Lui gli va vicino come per tranquillizzarlo e ci segnala che è il caso di andare via perché l’ambiente è troppo invasivo».

Ma non solo. «C'è tutta una serie di contatti come zampa contro zampa. Lui non lo accarezza quasi mai ma hanno dei modi per dirsi delle cose attraverso un’affinità e una complicità meravigliosa. Aaron vive 24 ore su 4 con Leo, a parte quando è a scuola, e lo segue sempre nel tempo libero. Per me è un altro figlio che adoro e le soddisfazioni sono tantissime. Lo dico sempre: questo cane è arrivato con il suo libretto sanitario, le sue crocchette, la sua pallina e il suo zainetto e quando lo abbiamo accolto ha inondato di felicità questa famiglia. Ha portato speranza, ha portato una sacco di cose belle. E devo dire che sono sei mesi soltanto che stanno insieme, quindi non tantissimo, ma abbastanza perché vederli insieme ci emozioni ogni volta».

Aaron è riuscito a far fare cose a Leo impensabili: «Per esempio prima era complicato farlo passeggiare, si distraeva, non voleva. Ora con il suo cane cammina chilometri, andiamo a visitare città e mostre senza problemi. O, ancora, quando devo tagliarli le unghie – per lui un qualcosa di insopportabile – adesso Aaron si mette dalla parte della mano che sto tagliando per farsi toccare, poi si sposta dall'altra parte come per dirgli "ci sono io tocca me, so che sei infastidito ma insieme ce la facciamo"».

Cristina fa parte di un’associazione di genitori, SpazioBlu Autismo Varese Onlus, fondata sette anni fa che è nata con lo scopo di dare risposte al diritto alla cura, allo studio e all'inclusione sociale dei ragazzi con autismo visto che dal servizio pubblico ottengono così poco. «L'approccio ai percorsi abilitativi che proponiamo è olistico, abbracciando la persona nel suo contesto di vita e intervenendo, quindi, non solo dal punto di vista comportamentale sul soggetto ma nei suoi diversi ambiti di quotidianità. Si offre così un collegamento anche con la scuola, in modo da sostenere gli insegnanti che spesso non sono preparati a rapportarsi con i bimbi neuroatipici».

Accanto a questo c'è l'associazione che ha creato dei progetti per il tempo libero dei ragazzi. «E' difficile condividere le giornate con persone neurotipiche. I nostri figli non partecipano alle feste, non vanno al campetto, insomma restano isolati. E quindi abbiamo creato delle iniziative, come per esempio la giornata del golf in cui i bimbi e i ragazzi vanno a giocare con i loro compagni, con i loro fratelli e altre persone come si dice oggi "in modo inclusivo", anche se noi preferiamo dire in modo da far convivere le differenze. Del resto da noi per primi devono partire questo tipo di progetti aperti a tutti, naturalmente prevedendo la presenza di persone formate perché l’approccio al bambino con l’autismo per il suo modo di funzionare, dev’essere diverso».

L’ultimo progetto realizzato è stato appunto l’Aaron D-Project ovvero il progetto con gli animali. «Volevamo far sperimentare cosa significhi la presenza di un cane nelle vite dei nostri ragazzi, come e se possa far cambiare qualcosa in positivo facendoli diventare un po' come dei testimonial dell’autismo, visto che noi non abbiamo grande voce. Per ultimo, ma non perché meno importante, vedere se grazie a loro i nostri bambini che spesso per le difficoltà che hanno sono molto autocentranti, riescono così a spostare l’attenzione da loro stessi a un altro essere vivente, sapendo di doversene prendere cura. Leo adesso ha dei compiti che riguardano qualcun altro: deve dare da mangiare ad Aaron, deve spazzolarlo e deve accudirlo. Deve cioè fare una serie di interventi che possono sembrare banali per una persona neurotipica ma che non lo sono affatto per un bimbo autistico per il quale significa scoperchiare un mondo finalmente diverso dal suo. E se devo guardare quello che è successo tra Aaron e Leo, non posso che dire che il progetto è stato un successo».

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Simona Sirianni
Giornalista
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