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6 Agosto 2022
17:00

Le orche che da due anni attaccano le imbarcazioni in Spagna e Portogallo: le ipotesi degli studiosi sul raro comportamento

Da due anni un gruppo di orche che vive lungo le coste di Spagna e Portogallo continua ad attaccare sistematicamente le imbarcazione. Non era mai successa prima una cosa del genere e gli esperti non sanno spiegarsi i motivi. I marinai sono invece molto preoccupati e la situazione sta diventando tesa.

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Negli ultimi due anni un nuovo comportamento, per certi versi sconcertante, è emerso in un gruppo di orche che vive a largo delle coste della Spagna e del Portogallo. A partire dall'estate 2020, i cetacei hanno cominciato ad attaccare con continuità qualsiasi tipo di imbarcazione, spesso danneggiandole e mettendole fuori uso. Gli attacchi sono stati oltre 200, continuano tutt'oggi ed è di qualche giorno fa la notizia di una barca a vela così gravemente danneggiata che è addirittura affondata al largo della città lusitana di Sines.

Tutti membri a bordo sono stati fortunatamente portati in salvo e, mentre gli esperti non sanno ancora spiegare le ragioni di questi attacchi, le segnalazioni e le preoccupazioni aumentano, tanto che sono state create pagine web e gruppi social per consentire ai marinai di scambiarsi informazioni e avvistamenti. Nel frattempo anche istituzioni e specialisti hanno aperto un sito ad hoc e stanno raccogliendo quanti più dati possibile per capirci qualcosa in più su questo fenomeno senza precedenti.

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Le orche in natura non hanno mai attaccato intenzionalmente l’uomo

Le orche (Orcinus orca) sono cetacei super predatori all'apice della piramide alimentare, conosciute soprattutto per lo loro spiccate abilità cognitive e per le strutture sociali in cui sono organizzate, estremamente complesse e molto simili a quelle dei grandi primati o degli elefanti. Vivono in ogni mare e oceano del mondo e le diverse popolazioni mostrano abitudini di caccia, comportamenti e preferenze alimentare che vengono tramandate culturalmente di generazione in generazione.

Anche se potenzialmente potrebbero essere molto pericolose per gli umani, non sono però mai state considerate una minaccia per la nostra specie. Non è mai stato infatti documentato alcun attacco mortale agli esseri umani e i pochissimi casi di incidenti segnalati fino a oggi sono tutti frutto di fraintendimenti e scontri fortuiti. Quanto sta succedendo in Spagna e in Portogallo resta perciò qualcosa di incredibilmente raro e del tutto fuori della norma.

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Gli incidenti sono ormai oltre 200 e numerose imbarcazioni sono state anche messe fuori uso

Ciò che sappiamo è che partire da luglio 2020, nello stretto di Gibilterra, un gruppo di 14 orche ha iniziato a interagire in maniera fisica con le imbarcazioni. Quando avviene un incontro, i cetacei iniziano ad avvicinarsi alle barche, non importa di che tipo, sono stati segnalati attacchi a pescherecci, barche a vela e catamarani. Le interazioni maggiormente segnalate includono spinte e speronamenti che hanno fatto anche ruotare le barche e, in alcuni casi, provocato danni allo scafo e ai timoni.

In almeno 30 casi, a causa dei danni, le imbarcazioni sono andate fuori uso ed è stato necessario rimorchiarle per riportarle in porto. Le reazioni a questi incidenti sono divise tra coloro che credono che le orche siano solo "curiose" e che vogliano giocare con le imbarcazioni, e quelli che ritengono che stiano volutamente e sistematicamente prendendo di mira le barche per creare danni, ma gli esperti sono ancora particolarmente cauti e cercano perlopiù di ridimensionare gli allarmismi.

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Due le ipotesi dietro questi attacchi: la curiosità oppure un comportamento di difesa

Sono soprattutto due le ipotesi – ancora tutte da verificare – che cetologi e istituzioni stanno vagliando con particolare attenzione. La maggior parte dei biologi marini ritengono che il modo in cui avvengo le interazioni con le imbarcazioni potrebbero essere una forma di gioco. Le orche non ci considerano una preda e non hanno mai attaccato le persone, neppure quando queste sono finite in mare e, inoltre, se ne avessero la voglia, potrebbero creare molti più danni di quelli segnalati. Inoltre, secondo alcuni esperti, parte del "divertimento" per loro potrebbe proprio essere quella di danneggiare volutamente le barche.

La seconda ipotesi, invece, sostiene che gli attacchi siano una qualche forma di comportamento di difesa, una reazione probabilmente legata a una brutta esperienza vissuta dal gruppo o al fatto che gli umani e le barche abbiano invaso il loro territorio interferendo con gli spostamenti, le interazioni sociali oppure ancora con la ricerca di cibo. Se i cetacei fossero stati infastiditi, stressati o addirittura speronati da qualche imbarcazione, avrebbero tutte le capacità cognitive e fisiche per reagire in malo modo a un'esperienza traumatica.

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Le zone a maggior rischio segnalate dagli esperti

In attesa di capirci qualcosa in più, esperti e istituzioni monitorano con attenzione la situazione pubblicando continui report sugli incidenti e le zone di maggiore rischio sul sito orcaiberica.org. In alcune zone è stata vietata la navigazione alle imbarcazioni inferiori ai 15 metri di lunghezza e in caso di incontro coi cetacei, i marinai sono tenuti a non avvicinarsi, a spegnere i motori e i dispositivi di navigazione, contattare le autorità segnalando l'incontro e ha raccogliere quanti più dati possibili sull'interazioni e gli individui coinvolti.

Per molti marinai e associazioni navale questo però non basta e, come si legge nel gruppo Facebook Orca Attack – Iberia e Orca Attack Reporting, alcuni chiedono a gran voce che venga aperta un'indagine e che vengano prese contromisure più decise per permettere una navigazione sicura. La tensione resta alta e dopo il recente affondamento avvenuto a largo di Sines, il rischio che qualcuno tenti di farsi giustizia da solo è sempre più concreto. Bisognerà quindi continuare a monitorare con attenzione questo fenomeno nuovo ed estremamente complesso negli interessi di tutti, soprattutto per i cetacei.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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