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21 Agosto 2022
14:00

La vipera del Gabon (Bitis gabonica)

La vipera del Gabon è un serpente velenoso originario dell'Africa Subsahariana che può raggiungere i 2 metri di lunghezza.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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La vipera del Gabon (Bitis gabonica) è un serpente velenoso della famiglia dei Viperidi originario dell'Africa meridionale. Il suo veleno è in grado di causare vasodilatazione e coagulazione intravascolare, ma generalmente questa specie mantiene un comportamento piuttosto elusivo nei confronti degli esseri umani, quindi viene spesso considerata meno pericolosa rispetto ad altre vipere.

Come è fatta la vipera del Gabon

Si tratta di un serpente particolarmente riconoscibile per via del suo corpo dalla forma tozza e per le notevoli dimensioni che può raggiungere. La vipera del Gabon, infatti, è considerata la specie più grande appartenente alla famiglia dei Viperidi e può raggiungere fino ai 2 metri di lunghezza, sebbene la maggior parte dei soggetti non superi i 140 centimetri.

Inoltre, è dotata di un'appariscente geometria di macchie rettangolari e triangolari con bordi gialli, intervallate tra loro. I fianchi hanno una serie di forme romboidali fulve o marroni con barre verticali centrali. Il ventre ha un colore più pallido e presenta con alcune zone irregolari marroni e nere. La testa è molto grande e ricorda la forma di una foglia. Sul naso ha due protuberanze simili a corna che potrebbero portare a confonderla con la vipera cornuta (Cerastes ceraste).

Secondo uno studio pubblicato in occasione della Wildlife Biodiversity Conference nel 2010, i suoi sono i denti veleniferi sono i più lunghi tra tutte le specie di serpenti e possono superare i 4 centimetri.

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Questo particolare aspetto morfologico fa in modo che la vipera del Gabon sia in grado di iniettare una maggiore quantità di veleno rispetto ad altre specie. Ciò nonostante, solo raramente viene nominata tra i serpenti più pericolosi del mondo.

Habitat e distribuzione

La vipera del Gabon è diffusa in gran parte dell'Africa Subsahariana, mentre è completamente assente in Italia. La si può incontrare in Benin, in Nigeria, in Chad, nella Repubblica Centrafricana, in Camerun, in Uganda, in Angola e nella maggior parte dei paesi africani a Sud dell Equatore, tra cui il Mozambico, il Sud Africa, lo Zimbabwe e il Malawi.

Questo serpente è presente anche in altri paesi del mondo, dove viene detenuto come animale domestico, ma si tratta di una scelta pericolosa e per nulla in linea con le necessità della specie. Inoltre, nella maggior parte dei paesi – tra cui il nostro, è anche illegale.

Alimentazione

La vipera del Gabon si nutre di piccoli mammiferi ed uccelli che preda grazie alle sue importanti dimensioni, ma soprattutto sfruttando l'impressionante mimetismo in grado di renderla quasi invisibile quando è ferma sul terreno ricco di fogliame del suo habitat.

Ha abitudini prevalentemente notturne, mentre durante il giorno rimane nascosta per evitare le temperature troppo alte.

Tende ad evitare gli incontri con gli esseri umani, i quali rimangono raramente vittime del suo morso e ciò avviene soprattutto se viene detenuta come animale domestico o nei casi in cui viene calpestata per sbaglio.

La vita della vipera del Gabon

La vipera del Gabon conduce una vita piuttosto sedentaria, ma il comportamento dei maschi subisce un drastico cambio durante la stagione degli amori, quando diventano più attivi e anche più aggressivi nei confronti delle potenziali minacce.

Le femmine, ovovivipare, partoriscono fino a 50 esemplari lunghi circa 25/30 centimetri e dal peso di 25/45 grammi. La gestazione ha una durata di circa 9 mesi.

Questi serpenti predano con repentini agguati e, per via di questo talento, viene considerata una delle specie dal morso più rapido. Prima di scegliere di attaccare, però, può attendere appostata anche per molte ore senza muoversi.

Il morso della vipera del Gabon

Per quanto riguarda gli esseri umani, l'avvelenamento può provocare un quadro critico piuttosto variabile, ma i sintomi più diffusi, secondo uno studio condotto dall'Università del Queensland in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università di Torino, sono rappresentati da ipotensione, emorragia nella sede del morso, vasodilatazione, insufficienza renale, edema polmonare e coagulazione intravascolare.

La gravità del morso dipende anche dalla quantità di veleno iniettato, che, nonostante la pericolosità, può essere trattato in modo soddisfacente con l'apposito antidoto.

I ricercatori dell'Università di Adelaide, in Australia, hanno condotto a loro volta uno studio riguardo gli effetti del veleno su 5 vittime che detenevano la specie in cattività. Quattro di esse sono sopravvissute proprio grazie all'antidoto, mentre una persona è morta in seguito al morso. Per questo motivo, i ricercatori sottolineano la necessità di sensibilizzare la popolazione a non adottare specie esotiche velenose.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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