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25 Dicembre 2023
9:00

Nella notte tra Natale e Santo Stefano gli animali raccontano come li abbiamo trattati durante l’anno

Nella notte tra Natale e Santo Stefano una leggenda racconta che il bue e l'asinello iniziano a parlare e giudicano gli umani. La morale può essere considerata un monito ante litteram: non trattiamo male gli animali.

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Questa notte, tra il 25 e il 26 dicembre, qualcosa accadrà nei presepi di tutto il mondo. E' un'antica leggenda, chiaramente, che ha insito un messaggio molto importante da tramandare nella notte tra Natale e Santo Stefano.

Nella stalla l’asino e il bue cominciano a parlare e raccontano come sono stati trattati durante l’anno da parte dei loro umani. Non solo: nel caso questi ultimi non siano stati clementi nei loro confronti, gli animali hanno la possibilità di maledirli e fare in modo che la famiglia umana incomba in “misteriose” disgrazie.

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Sono tante le leggende che si raccontano per la notte di Natale e, tra queste, c’è proprio quella che gli animali possano parlare e possano giudicarci. E anche se si tratta di un racconto tradizionale immaginario, la morale può essere considerata un monito ante litteram: non trattiamo male gli animali.

Un messaggio che nel mondo contadino era legato alla superstizione e che nel mondo di oggi si è trasformato in una questione etica che implica il non fare male ai nostri animali perché sono esseri senzienti che provano sentimenti e hanno cognizioni.

Chiaramente gli animali non parlano, almeno non con la parola, ma questo, come sappiamo, non significa che non comunichino attraverso un loro linguaggio. Anzi, la cosa veramente eccezionale, unica e irripetibile, è proprio che gli animali hanno in loro tutto il desiderio di rendere l’umano partecipe del loro mondo.

E imparare a conoscere il modo in cui “dicono” ciò che vogliono, ciò di cui hanno bisogno, è il fondamento di una buona relazione con loro, il cui punto di partenza è la consapevolezza che quel mondo non è il nostro e che per entrare in sintonia, dobbiamo intaccare il nostro punto di vista antropocentrico e il nostro egocentrismo di specie e iniziare a “guardare” apertamente il loro senza pregiudizi.

Bisogna lasciare da parte la razionalità e iniziare a ragionare con i sensi, perché gli animali non vedono come noi, non sentono come noi, ma soprattutto non pensano come noi e attribuiscono significati diversi alle cose e ai fatti che sperimentano rispetto a ciò che facciamo noi.

Per il resto la comunicazione, basata prevalentemente sul linguaggio non verbale, non lascia spazio a molto fraintendimenti: è sincera e onesta. Basta saperla interpretare nel modo giusto. Purtroppo, però, nonostante migliaia di anni di storia condivisa, oggi l’uomo sembra aver dimenticato completamente il modo di comprendere gli animali e di comunicare con loro. Cosa che, al contrario, non hanno dimenticato gli animali, i quali comprendono l'essere umano perfettamente.

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Simona Sirianni
Giornalista
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