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12 Maggio 2022
12:15

La guerra in Ucraina potrebbe essere la causa della morte dei delfini nel Mar Nero

Secondo diversi scienziati potrebbe esserci la guerra in Ucraina dietro l'insolito aumento di delfini e altri cetacei morti lungo le coste del Mar Nero.

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Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, diversi scienziati hanno notato un aumento anomalo di delfini e altri cetacei morti lungo le coste del Mar Nero. È successo in Turchia, dove sono stati oltre 80 i delfini trovati morti nella parte occidentale del Mar Nero e sta succedendo anche in Bulgaria.

Secondo gli esperti del Turkish Marine Research Foundation (TUDAV) la causa dietro queste morti potrebbe essere proprio il conflitto armato, in particolare il disturbo causato dalle navi militari e i loro sonar.

I ricercatori credono che l'aumento dell'inquinamento acustico causato dalle circa 20 navi della marina russa e dalle attività militari in corso, potrebbe aver spinto i cetacei verso le coste turche e bulgare, dove poi sono rimasti feriti o intrappolati nelle reti da pesca. Sono soprattutto i delfini comuni (Delphinus delphis) a essersi spiaggiati in Turchia e circa la metà di questi sono morti nelle reti da pesca, ma per l'altra metà le cause restano completamente sconosciute.

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In Turchia sono oltre 80 i delfini comuni trovati morti dall’inizio del conflitto

Secondo Bayram Öztürk, presidente della TUDAV, sui corpi dei cetacei non sono state trovate ferite di alcun tipo o segni di intrappolamento, per cui il trauma causato dell'inquinamento acustico legato alle attività militari è al momento l'ipotesi più probabile. Le navi militari utilizzano infatti il sonar per individuare i sottomarini nemici, anche da grandi distanze. Visto che delfini e balene puntano proprio sul suono come mezzo principale per comunicare e orientarsi, l'inquinamento acustico potrebbe aver interferito con i loro sistemi di navigazione, spingendoli a spiaggiarsi.

La ricerca e gli studi degli ultimi anni hanno già dimostrato che le attività navali possono aumentare il rumore ambientale in maniera considerevole, cosa che interferisce coi sistemi di ecolocalizzazione o biosonar di numerose specie di cetacei. Potrebbe essere quindi proprio questo il motivo dietro l'insolito spostamento in massa verso Sud dei mammiferi marini, ipotesi su cui concorda anche Dimitar Popov, project manager di Green Balkans, un'organizzazione bulgara che si occupa di conservazione.

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In Bulgaria sono invece le focene a finire nelle reti.

Green Balkans monitora da anni le catture accidentali di cetacei, il cosiddetto bycatch, causate dalla pesca industriale. Di solito nei mesi primaverili il numero di delfini e focene che finiscono in trappolate nelle reti da pesca è molto basso e tende ad aumentare in estate. Negli ultimi mesi sta però succedendo il contrario e sono già 50 i cetacei rimasti intrappolati nelle reti dall'inizio del conflitto, un numero molto vicino al picco estivo raggiunto nel 2019. In Bulgaria sono però soprattutto le focene del Mar Nero (Phocoena phocoena relicta) a finire nelle reti. Si tratta di uno dei più piccoli cetacei al mondo nonché una sottospecie distinta rimasta isolata da tutte le altre popolazioni e già seriamente minacciata di estinzione.

Non ci sono prove certe che ci sia proprio l'attività navale militare dietro questo insolito aumento nel numero degli spiaggiamenti. Studiare questi fenomeni nel bel mezzo del conflitto è praticamente impossibile, così come immaginare di poter intervenire per proteggere questi e altri animali. Nonostante ciò è molto probabile, se non scontato, che la guerra avrà un impatto notevole anche sugli animali selvatici che vivono in mare e a terra, alcuni di questi già seriamente minacciati di estinzione. Sono purtroppo anche queste le conseguenze di una guerra da cui nessuno uscirà vincitore.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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