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Delfino comune (Delphinus delphis)

Diffuso nelle acque temperate di tutto il mondo il delfino comune è un cetaceo sociale e intelligente che vive in gruppi molto numerosi. Nel Mar Mediterraneo è una specie in forte calo, ed è purtroppo minacciata a causa della pesca accidentale, della distruzione dell'habitat e dell’inquinamento dell’acqua.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il delfino comune è un mammifero marino diffuso nelle acque temperate di tutto il mondo. Dalle coste della Nuova Zelanda, a quelle orientali degli Stati Uniti, nell’Oceano Atlantico. Nel Mar Mediterraneo è presente soprattutto nelle zone del Tirreno, dell’Egeo e del Mar Ionio, a seguito di una frammentazione dell’habitat causata, tra le altre cose, dall’azione umana. I delfini comuni del Mediterraneo vivono in gruppi sociali di circa 15 individui, ma negli oceani i gruppi possono arrivare fino a 60 individui. La convivenza tra delfini in cattività non può essere paragonata alle composizioni di gruppi in libertà, in quanto gli individui vengono spesso catturati in acque non europee e non provengono dagli stessi gruppi. Proprio questa abitudine è spesso la causa di episodi di aggressività intraspecifica dei delfini in cattività.

Segni particolari

Può accadere di avvistare i delfini comuni mentre cacciano o si spostano in compagnia delle stenelle, cetacei diversi per colore e dimensioni, ma con i quali vengono spesso confusi.

Cosa mangia il delfino comune

I delfini comuni sono predatori che cacciano in gruppo. L’alimentazione è per lo più a base di pesce, crostacei e calamari, ma si differenzia in base alla disponibilità delle risorse. La dieta in cattività è diversa da quella in natura. I prodotti ittici surgelati portano alla carenza di elementi essenziali, creando il rischio di problemi di salute.

Dove vive in Italia il delfino comune

La sua presenza è ancora comune nel Mediterraneo, sebbene l’habitat risulti sempre più frammentato a causa delle coste eccessivamente antropizzate. La specie è inoltre sottoposta ad altre minacce, che ne hanno portato negli ultimi decenni a un forte declino (circa il 50% negli ultimi 30-45 anni), in particolare nel Mediterraneo centro-occidentale. I delfini sono stati inseriti nel 2007 tra le specie a rischio di estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. L’Italia si opera in due importanti progetti internazionali per la conservazione dei cetacei: ACCOBAMS e SANTUARIO PELAGOS.

Habitat del delfino comune

Il delfino comune si può avvistare sia al largo, sia vicino alle coste o nelle zone chiamate “pendii continentali”, laddove la piattaforma continentale scende verso il vero e proprio fondale marino.

Interazione con l'uomo

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Il delfino viene ancora pescato accidentalmente dalle reti da pesca, nonostante sempre più norme siano state emanate per tutelare questo cetaceo e che prevedono anche la riduzione dell’utilizzo di strumenti pericolosi per la sua sopravvivenza. A complicare ulteriormente le condizioni di vita del delfino nel Mediterraneo è l’alto livello di materiali contaminanti e metalli pesanti. L’inquinamento chimico proveniente dalle industrie, infatti, ha portato a una densità di catrame tra le più alte al mondo: 38mg/m3.

La presenza di mercurio rappresenta, infine, un pericolo non solo per i delfini, ma anche per  i consumatori finali dei prodotti di mare, tra cui l’Italia, che a differenza di molti Stati Membri dell’UE, dispone di una normativa sul mantenimento dei delfini in cattività (Decreto Ministeriale 6 dicembre 2001 n. 469 – Regolamento recante disposizioni in materia di mantenimento in cattività). La normativa approfondisce in diversi punti il tema del benessere degli animali e definisce i requisiti ai quali devono attenersi i delfinari in caso di spettacoli rivolti ad un pubblico.
Uno studio condotto per da Joan Gonzalvo, biologo ed esperto di cetacei, ha esaminato nove spettacoli svolti nei delfinari italiani tra il 2012 e il 2014, al fine di valutare se i delfini fossero tutelati come previsto dalla normativa. I risultati dimostrano che gli spettacoli vengono svolti tenendo la musica ad alto volume e inducendo il delfino a compiere comportamenti che in natura esprimerebbero aggressività (come il battere velocemente le pinne). La performance, senza approfondimenti sul piano dell’alimentazione, delle abilità sociali del delfino e dell’habitat in natura, trasmette un messaggio per il quale l’animale risulta essere uno strumento per l’uomo, e contravvenendo quindi alle normative che ne tutelano il benessere.

Un articolo pubblicato dal Journal of Zoological and Botanical Garden approfondisce l’argomento del benessere del delfino in cattività, dimostrando che una relazione uomo-animale basata sul benessere psicofisico del delfino aumenta la possibilità di risposte positive alle richieste.

Il benessere del delfino aumenta anche in relazione agli stimoli che riceve all’interno dell’ambiente in cui vive: relazioni sociali intraspecifiche, attività cognitive, arricchimento dell’ambiente, sono solo alcune delle variabili che migliorano l’assetto psicofisico dell’animale in cattività.
La Lega Anti Vivisezione (LAV) sostiene infine, che vi sia un aumento delle malattie nei delfini che vivono in cattività: diventano spesso aggressivi, mostrano problemi legati alla digestione e al sistema immunitario. Le piscine, infatti, non potranno mai sostituire l’ecosistema di origine.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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