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20 Giugno 2021
9:18

In Chiapas i cani di quartiere diventano protagonisti del turismo sostenibile

Il Chiapas è uno stato del Messico meridionale dove la comunità collabora nello sviluppo di progetti a favore della convivenza con i cani di quartiere. L'azienda di turismo sostenibile Kaicoaching ha da poco chiesto di poter collaborare con gli operatori offrendo formazione ai molti turisti che visitano la zona riguardo la presenza dei cani, curati e controllati dalla comunità.

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Nel Sud del Messico, a pochi chilometri di distanza dal confine con il Guatemala, si trova la città di San Cristòbal de las Casas, antica capitale coloniale dello stato del Chiapas, tra le più famose mete turistiche del paese. Proprio in questo luogo opera da anni Federica Nunziata, educatrice cinofila attiva nella tutela dei cani randagi e nell'ideazione di progetti per la convivenza con i perros de barrio (cani di quartiere). L'ottima gestione dei progetti rivolti ai cani randagi da parte della comunità di San Cristòbal de las Casas ha attirato negli ultimi mesi l'attenzione di Kaicoaching, un'impresa sud americana leader nel settore del turismo sostenibile, grazie alla quale la città offrirà ai suoi ospiti in visita temporanea informazione e formazione riguardo i randagi che abitano la città, contribuendo così allo sviluppo di una comunità consapevole sul tema del randagismo, anche tra le persone occupate nel settore turistico.

Il turismo che promuove la conoscenza del randagismo

«Nell'ambito dei progetti della nostra associazione – spiega Federica Nunziata – qualche tempo fa abbiamo cominciato a stampare volantini riguardo lo stato di salute dei cani, per ricordare il fatto che vengono seguiti dal punto di vista medico ed alimentare. Proprio questo è stato il momento in cui abbiamo attirato l'attenzione di Kaicoaching». L'azienda, intuito il valore dei progetti ideati dall'educatrice in collaborazione con la struttura municipale "Cecam SCLC" ha proposto una collaborare nella creazione di un sistema turistico in cui tutte le figure coinvolte siano preparate a convivere con i cani di strada. Secondo l'azienda infatti, la presenza dei perros de barrio può rappresentare un motivo di feedback negativo da parte dei loro clienti: «Spesso i turisti vengono scoraggiati dall'idea di visitare alcune zone perché spaventati dalla presenza dei cani – spiega l'educatrice cinofila – Ma a preoccupare non sono i cani in sé, bensì il randagismo non controllato e non si tratta del caso di San Cristobal».

Nel tentativo di trasmettere questo importante messaggio ai visitatori, l'associazione e l'azienda hanno già ideato alcune proposte: «Ci occuperemo innanzitutto di distribuire ai turisti materiale informativo che permetta di trasmettere la serenità con cui è possibile condividere lo spazio insieme ai nostri cani i quali sanno dove recuperare le risorse alimentari, non mostrano aggressività e vengono regolarmente visitati in modo da non rappresentare un rischio sanitario». Oltre ad informare i turisti, il progetto promuove la formazione delle figure professionali che offrono servizi: «L'idea è quella di metterci a disposizione di alberghi e strutture ricettive affinché ogni operatore sia in grado di dare le corrette informazioni cosicché ciascuno possa apportare la sua parte per migliorare l'esperienza della visita a San Cristòbal, una città di cui fanno parte anche i perros de barrio».

I perros de barrio di San Cristòbal: una coesione sociale che supera la "gestione" del randagismo

La comunità di San Cristòbal de las Casas ha una storia molto particolare. Questa città, infatti, negli scorsi decenni è stata teatro della fondazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, ovvero un movimento armato, di stampo anti capitalista e anarchico che ha lasciato agli abitanti della zona alcuni tratti distintivi per quanto riguarda la gestione quotidiana della comunità: «Ancora oggi in città sono attivi i comitati per la difesa del territorio ed i comitati di quartiere, ovvero i luoghi in cui i cittadini si incontrano per discutere la gestione della zona. Ed è anche grazie alla comunicazione continua con questi enti – spiega l'educatrice cinofila – se riusciamo a sviluppare sempre nuovi progetti a cui prendono parte attivamente i cittadini. Abbiamo iniziato anni fa tatuando gli animali in modo da riconoscerlli, siamo passati poi alla sterilizzazione, ma oggi proponiamo anche importanti progetti di tracciatura tramite GPS e percorsi di zoo antropologia ed educazione ecologica. Grazie alla continua comunicazione con i cittadini riusciamo a trasmettere il messaggio che mandare via i cani non eviterà la loro presenza, perché laddove scompare un cane, viene liberato uno spazio e ne arriverà un altro». Federica Nunziata ha spiegato proprio a Kodami nel video a seguire la storia di una comunità integrata e attenta al benessere anche degli animali di strada:

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Il Chiapas e l'Italia, due mondi a confronto: «Il dialogo con le istituzioni fa la differenza»

Ciò che permette ai progetti sviluppati dall'associazione di Federica Nunziata di continuare a progredire all'interno del territorio è quindi la possibilità di dialogare con tutte le parti interessate: «Non parliamo solo con la popolazione ma collaboriamo anche con le istituzioni e con il canile municipale – spiega l'educatrice – Il Comune di San Cristòbal ha riconosciuto il progetto come valido strumento di gestione del fenomeno, e per noi questo fattore è importantissimo perché permette di continuare ad innovarci e portare avanti progetti sempre adatti al contesto ed al momento». Secondo Nunziata, nata e cresciuta in Italia, nel nostro paese il problema è diverso: «C'è ancora molto lavoro da fare. I cittadini vanno preparati maggiormente su come comportarsi e le istituzioni dovrebbero aiutare di più la comunità, in modo da rendere gli abitanti più consapevoli. Solo così si potrà puntare alla costruzione di un tessuto sociale coeso nella gestione del fenomeno del randagismo. Un obiettivo che va  al di là delle questioni legate ai cani e comprende l'intera società».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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