Il gatto salta addosso all’Imam, il fuoriprogramma in moschea durante la preghiera

La scena del gatto che improvvisamente si arrampica sulle spalle dell'Imam, è stata ripresa nella moschea di Bordj Bou Arreridj, in Algeria durante la recita della preghiera nel corso del mese di Ramadan.

8 Aprile 2023
9:58
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Il video del gatto che salta addosso all’Imam mentre recita la preghiera davanti a numerosi fedeli ha conquistato la Rete. C'è da dire che la scena all’interno dell’affollata moschea di Bordj Bou Arreridj, in Algeria, è effettivamente un fuoriprogramma piuttosto divertente e anche molto tenero.

Nelle immagini si vede il micio che si guarda intorno con circospezione, si muove con la tipica flessuosità felina, fino a che all’improvviso prende la sua decisione e comincia ad arrampicarsi lungo la tunica del religioso arrivando ad accoccolarsi sul suo collo.

Una scena resa ancor più tenera dalla reazione del religioso che, nonostante l’incursione inaspettata, imperterrito continua a pronunciare i versi della Taeawih, la preghiera recitata dai musulmani nel corso del Ramadan, senza minimamente scomporsi.

Nulla, infatti, è riuscito a interrompere il momento sacro, neanche la coda sventolata davanti al viso del religioso o il gatto spazientito per la poca attenzione a lui concessa dalla guida della moschea balzato a terra un attimo prima della fine della Taeawih.

Sono immagini che non si vedono spesso in Algeria, paese dove i randagi non sono amatissimi. Anzi. Nel Paese, fino dalla metà del 19esimo secolo, cani e gatti vaganti vengono spesso catturati dalle strade, rinchiusi e ammassati in piccole gabbie, lasciati senza cibo né acqua per giorni per poi essere completamente cosparsi d’acqua e fulminati vivi. 

Questa assurda e crudele pratica è conosciuta con il nome di “Galoufa” che è il nome dato dagli algerini ai servizi municipali che catturano animali. Il termine è il nome distorto del primo cacciatore di cani della città di Algeri, chiamato “Garufa”, che era stato assoldato verso la fine del 1800 per catturare e sterminare gli animali randagi considerati veicolo di trasmissione di pericolose malattie, quali la rabbia, e quindi una minaccia per la salute pubblica e l’ambiente.

È vero, però che adesso siamo nel Ventesimo secolo e la sensibilità sta cambiando e nel controllo del randagismodella diffusione di malattie si iniziano a considerare alternative più etiche come le sterilizzazioni e le vaccinazioni a tappeto.

Le prove delle crudeltà di questa pratica sono ormai note a livello internazionale anche grazie alla diffusione di video terribili che gli stessi cittadini algerini rifiutano sempre di più.

Animalisti, attivisti e associazioni locali lottano da lungo tempo contro questo atroce metodo uccisione di massa con campagne di sensibilizzazione a livello locale e internazionale e organizzando proteste di fronte alla sede della Galoufa.

A marzo del 2022 qualcosa, infatti, si è mosso, facendo davvero sperare che l’era orribile che da tempo semina il terrore nel mondo animale delle strade algerine potesse terminare. Dopo uno scambio epistolare tra la Fondazione Brigitte Bardot e il Presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune, infatti, quest'ultimo ha finalmente deciso di porre fine alla famigerata Galoufa.

«È una vittoria storica», annunciava a marzo sul suo sito la Fondazione Bardot, «finalmente migliaia di animali non dovranno più subire una morte straziante». Una notizia accolta con un sospiro di sollievo dagli animalisti, ma anche da buona parte dell'opinione pubblica.

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Simona Sirianni
Giornalista
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