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19 Novembre 2021
12:40

Il caso di Said, il Bouledogue francese morto dopo due ore in auto sotto il sole

Il processo è iniziato mercoledì 17 novembre 2021 presso la IV sezione penale del Tribunale di Napoli. Il giudice dovrà stabilire se, e in quale misura, l'abbandono nell'abitacolo rovente di una macchina lasciata sotto il sole abbia cagionato la morte del cucciolo di Bouledogue francese Said.

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Bouledogue francese

Novanta minuti sotto al sole di metà agosto, «il tempo necessario per infliggergli la più atroce morte»: così sono descritte le circostanze che hanno condotto alla morte del cucciolo di Bouledogue francese, Said, nella denuncia presentata dalla sua famiglia.

La storia di Said è al centro del processo aperto mercoledì 17 novembre 2021 davanti alla IV sezione penale del Tribunale di Napoli: si tratta di uno dei rari casi in cui la morte di un animale dovuta all'abbandono in auto è riuscita ad arrivare nelle aule di giustizia.

Imputato per l'abbandono di Said è il suo dogsitter. Secondo l'ipotesi di reato sulla quale hanno indagato gli inquirenti, Said è stato abbandonato dal suo dogsitter all'interno di una macchina chiusa per più di un'ora e mezza la mattina dell'11 agosto del 2018.

Quel giorno a Pozzuoli c'erano di media 29 gradi, troppi perché Said potesse sopravvivere per i 90 minuti che l'uomo ha impiegato per tornare con un auto nuova dopo che l'altra si era fermata per un guasto. Quando il dogsitter è arrivato, Said era già privo di conoscenza. Il suo fisico – pesava soli 7 chili – non aveva retto all'esposizione prolungata a temperature così alte, ed è morto per arresto cardiocircolatorio quello stesso pomeriggio.

Rinviato a giudizio per il reato di abbandono di animali è il dogsitter di fiducia della famiglia e gestore di un centro cinofilo a Pozzuoli. Proprio di ritorno dal centro dove Said era stato lasciato dalla sua famiglia per il fine settimana, la macchina del dogsitter si è fermata, innescando la catena di eventi che hanno portato, nel giro di sei ore, alla morte del cucciolo.

Sono questi i fatti al centro del processo iniziato mercoledì a Napoli. Al dibattimento, durato circa tre ore, erano presenti i legali della famiglia di Said, l'avvocato d'ufficio dell'imputato, e Andrea Ladogana, avvocato penalista della Rete Legale Enpa in Campania. L'Ente Nazionale di Protezione Animali ha infatti scelto di costituirsi parte civile nel processo, come spiega a Kodami Claudia Ricci, Legale nazionale dell'Enpa: «Abbiamo scelto di costituirci parte civile perché purtroppo non è la prima volta che assistiamo a una mala gestione dell'animale da parte delle figure dei dogsitter. Talvolta si tratta di persone non abbastanza qualificate e vogliamo accendere i riflettori su questo problema». L'Enpa si è schierata al fianco della famiglia di Said fin dall'inizio dalla vicenda.

Non è ancora possibile sapere se si sia effettivamente trattata di «mala gestione» da parte del dogsitter, a stabilirlo sarà il giudice monocratico, anche alla luce della testimonianza chiave resa mercoledì in Tribunale.

La testimonianza in aula

In Aula è stata ascoltata la veterinaria che ha dichiarato il decesso, Lucia De Mari, all'epoca dei fatti dottoressa della clinica Villa Felice, struttura del napoletano molto nota e con un pronto soccorso aperto h24. Said è stato portato dal suo umano presso la struttura dove prestava servizio De Mari in condizioni già molto complesse. Secondo il racconto di De Mari, Said è arrivato a Villa Felice «in uno stato comatoso ipotermico» e con una temperatura di 36 gradi, molto più bassa rispetto alla norma per questo animale.

Quello a Villa Felice era infatti il secondo intervento sul cucciolo. Il primo soccorso a Said era stato prestato da un altro veterinario, il quale, in un tentativo disperato di combattere gli effetti del colpo di calore ha dato luogo a una situazione di ipotermia, cioè di abbassamento repentino della temperatura corporea. La pratica si è dimostrata però vana: il cane aveva le convulsioni e non ha ripreso conoscenza.

A nulla è servito il successivo trattamento in clinica con l'eparina, un farmaco che viene somministrati in casi estremi per fare riprendere i sensi. Il cane è morto senza mai risvegliarsi dal coma. La vita di Said si è spenta a causa di un arresto cardiocircolatorio da ipotermia alle 17 del pomeriggio, dopo solo un'ora dall'arrivo a Villa Felice.

La salute fragile dei Bouledogue francesi

«Per il futuro vogliamo lanciare un monito: prestiamo particolare cura e attenzione agli animali perché la loro regolazione termica è diversa dalla nostra», sottolinea l'avvocato dell'Enpa. Un'affermazione che è ancora più vera nel caso del Bouledogue francese. Gli esemplari di questa razza, frutto della estrema selezione umana, a causa del muso molto corto non riescono ad avere sempre una respirazione adeguata, e sono particolarmente soggetti a colpi di calore.

La conferma della pericolosità della selezione attuata dall'uomo nei confronti di questa razza arriva anche da Elena Garoni, veterinario comportamentalista e membro del comitato scientifico di Kodami: «Il Bouledogue francese non va mai lasciato in condizioni climatiche sfavorevoli, in particolare al caldo: se lasciato fuori, o ancor peggio in auto, potrebbe avere un colpo di calore che nel peggiore dei casi si rivelerà fatale».

Il Bouledogue francese in ragione della fortissima selezione effettuata dall'uomo presenta numerose fragilità legate alla sua conformazione fisica, a cominciare dalla brachicefalia. Questo piccolo molossoide presenta infatti un muso in cui il cranio è maggiormente sviluppato in larghezza rispetto alla lunghezza ed è soggetto a numerose problematiche congenite relative alla masticazione, alla digestione e alla respirazione.

Come spiega anche Laura Arena, medico veterinario esperto in comportamento animale e membro del comitato scientifico di Kodami, questi problemi possono essere sintetizzati dalla definizione “sindrome brachicefalica”: «La causa di tale sindrome è da ricercarsi proprio nella loro struttura ossea. Tecnicamente, tutti i cani appartenenti a queste razze sono da considerare “potenzialmente malati”».

Said non aveva problemi di salute, come ha confermato la veterinaria in Tribunale, tuttavia data la sua razza, aveva una naturale predisposizione a subire gli effetti di una prolungata predisposizione a temperature alte e in situazioni di scarso ricircolo d'aria.

Gli sviluppi futuri della vicenda processuale

La seconda udienza è attesa per giugno 2022. In quell'occasione saranno sentiti il primo veterinario ad aver prestato soccorso a Said, e l'umano di riferimento del cucciolo. Testimonianze giudicate imprescindibili per emettere un verdetto che potrebbe arrivare proprio al termine del prossimo dibattimento.

Il cucciolo era arrivato nella sua famiglia umana a gennaio del 2018, solo otto mesi prima di morire, lasciando un vuoto e una grandissima rabbia ben espressi nella denuncia fatta immediatamente dopo la morte: «Said è stato ucciso dalle mani di chi lo ha abbandonato nell’abitacolo infliggendogli gravissime sofferenze», aveva dichiarato alle Forze dell'ordine il suo compagno umano.

L'Enpa sarà ancora una volta accanto alla famiglia e in difesa dei diritti della piccola vittima: «Ci aspettiamo che per il tipo di reato almeno venga considerata la massima pena», sottolinea Ricci. Se dovesse essere giudicato colpevole, il dogsitter rischia la reclusione fino a un anno e una multa tra i mille e 10mila euro.

Le conseguenze potrebbero essere pesanti anche sul versante del risarcimento in sede civile, come ricorda l'avvocato Ricci: «La Cassazione ha confermato che gli animali sono esseri senzienti. Per questo in simili casi, oltre al valore della razza, deve essere risarcito anche il danno per la perdita di animali d'affezione». Una decisione storica che punta a dare valore all'individualità dell'animale.

Né la pena, né il risarcimento potranno però ridare il cucciolo alla sua famiglia. Se il passato non può essere cambiato, una vicenda tanto tragica può però contribuire a cambiare il futuro di tanti cuccioli e umani, creando consapevolezza rispetto alle modalità di cura degli animali domestici. Ma soprattutto, è necessario interrogarsi sull'opportunità di continuare ad acquistare razze che, a causa della irresponsabile selezione umana, sono destinate ad avere una salute estremamente fragile.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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