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6 Giugno 2021
8:33

Il cane libero al parco, una strada percorribile anche in termini legislativi

A Milano già da tempo è in atto la sperimentazione: cani liberi a fasce orarie in alcuni giardini. In altri parchi in Italia anche avviene ma ci sono delle regole importanti che vanno rispettate: prima fra tutte la profonda conoscenza del cane che vive con noi e il rispetto degli altri, umani e cani. La libertà è una condizione auspicabile per tutti i cani ma non può essere concessa in modo indiscriminato.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Oggi siamo capaci di stringere con i cani relazione affettive profonde eppure non riusciamo a fidarci di loro, a consentirgli di esprimersi e ci riesce difficile lasciarli liberi anche in una semplice passeggiata al parco. L’avanzamento culturale che oggi siamo chiamati a compiere richiede coraggio per abbattere le ipocrisie dietro cui ci stiamo nascondendo nell’interpretare il ruolo di semplici "proprietari del cane buon cittadino".

Molte persone infatti sostengono di non voler liberare il cane, ovviamente in ambienti pubblici idonei e sicuri seppure non recintati, per rispettare la legge che lo vieta. In realtà fanno questa scelta perché pensano che il loro cane una volta libero scappi, vada a combinare qualche guaio oppure possa essere aggredito da altri. Alcuni, invece, lasciano il cane libero senza considerare come si comporta verso altri cani e persone, non avendo instaurato con lui o lei una relazione di fiducia e reciprocità e non essendo un vero punto di riferimento credibile per il cane.

Primo passo importante: che relazione avete con il vostro cane?

E' molto importante prima fare un passo indietro e analizzare profondamente il rapporto che abbiamo con il nostro cane, però. Se il cane ha una buona relazione con noi e gode di una routine ben impostata, cosa della quale dovete essere sicuri prima di procedere, sappiate che non scappa. Potrà allontanarsi anche molto ma la sua indole lo porterà sempre a ricongiungersi con la sua figura di riferimento.

Pensateci un attimo: è davvero importante fare una riflessione sulla considerazione che amare il proprio cane voglia poi dire pensare che i suoi simili invece siano diffusamente  un pericolo. E’ vero che esistono persone irresponsabili e chiaramente esistono sempre le eccezioni, ma è remota la possibilità che un cane pericoloso venga lasciato libero in un ambiente pubblico.

In Italia alcuni esempi virtuosi di luoghi in cui si può passeggiare in libertà

In molte delle città italiane più importanti esiste la consuetudine, sperimentata per esperienza diretta, di condurre il cane libero al parco. Il Bosco in Città a Milano, il Parco del Valentino a Torino, i Giardini Margherita a Bologna, il Parco delle Cascine a Firenze, Il Parco della Caffarella a Roma, il Bosco di Capodimonte a Napoli, solo per citarne alcuni. In questi grandi parchi urbani esistono delle delle regole scritte (vedi ultimo intervento proprio a Milano che abbiamo raccontato a Kodami di come è la situazione ai giardini in via Conca del Naviglio e quelli di piazza Vetra) e non scritte che i frequentatori conoscono e rispettano. In Italia abbiamo dunque già esempi virtuosi di cittadinanza attiva e partecipe nella gestione degli spazi urbani. Consuetudini basate sul rispetto e la civile convivenza tra cittadini portatori, all’interno dei parchi, di bisogni diversi.

In questi polmoni verdi del tessuto urbano si realizza in modo spontaneo una differenziazione delle destinazioni d’uso delle aree interne. Troveremo infatti zone in cui le persone corrono o vanno in bicicletta, altre dove potremmo incontrare cani liberi che passeggiano in compagnia del loro partner umano. Quello che accade spontaneamente da anni in questi parchi urbani non è una semplice ripartizione d’uso degli spazi ma anche una avvicendarsi negli orari di frequentazione degli stessi. I pet mate di cani ad esempio frequentano il parco nelle fasce orarie della mattina e del tardo pomeriggio, per lo più nei giorni infrasettimanali. Questo equilibrio consente alle autorità preposte alla gestione dei parchi di intervenire solo in rare occasioni, perché generalmente tutto scorre liscio.

I cani di famiglia hanno bisogno di passeggiare a lungo per esprimere le motivazioni più importanti e non possono farlo solo nelle aree cani recintate o sempre al guinzaglio. Partendo dalle situazioni virtuose diffuse sul territorio nazionale dovremmo poter aprire un dialogo con le amministrazioni comunali. Attraverso le giuste consulenze professionali ed intervenendo con piccole ma fondamentali modifiche urbanistiche potremmo portare alla luce, codificare e riconoscere, in termini legislativi, le situazioni virtuose già in essere.

Le idee da realizzare potrebbero essere davvero tante. Potremmo destinare uno dei due argini dei molti fiumi che attraversano le città italiane al passeggio dei cani liberi. Concedere la possibilità di lasciare il cane in libertà in aree verdi urbane selezionate per conformità degli spazi in orari scolastici, quindi in assenza di bambini.

Libertà non vuol dire mancanza di rispetto verso gli altri

Una cosa però deve essere certa, la libertà è una condizione auspicabile per tutti i cani ma non può essere concessa in modo indiscriminato, a prescindere dalle caratteristiche comportamentali del singolo. Libertà infatti non vuol dire mancanza di rispetto verso il prossimo. Non credo che ci sia bisogno di assegnare patentini o sottoporre i binomi a particolari test di affidabilità. Credo invece che ci sia un grandissimo bisogno di informazione e divulgazione delle conoscenze etologiche tramite la comunità scientifica e pratiche attraverso educatori, istruttori cinofili e medici veterinari comportamentalisti.

E’ necessario spiegare in modo chiaro e semplice quali sono i comportamenti corretti da tenere all’interno delle aree destinate al transito dei cani liberi accompagnati e gestiti. Un cane che passeggia in libertà insieme al suo compagno umano non dovrebbe mai arrivare a contatto con un conspecifico che transita nella stessa zona al guinzaglio. Si devono evitare situazioni di staticità e stanzialità di gruppi di cani amici che si incontrano quotidianamente nello stesso punto del parco. I comportamenti di gruppo che ne scaturiscono non sono, come si pensa, di territorialità ma di possessività. Questa abitudine, largamente diffusa tra persone che stringono amicizia e si soffermano quotidianamente in una determinata area a lungo, rappresenta una vera e propria forma di privatizzazione dello spazio pubblico. Ciò andrebbe evitato non solo in aree libere del parco ma anche all’interno delle “aree cani” recintate.

Concedersi la possibilità di lasciare il proprio cane libero si dovrebbe basare sulla conoscenza delle sue caratteristiche comportamentali, quindi sulla garanzia della sua affidabilità dei suoi comportamenti sociali. Dobbiamo impedire al cane libero, anche quando è pacifico, di seguire la traiettoria di chi corre o transita in bicicletta. Dobbiamo evitare l’invasione del cane delle aree destinate ai giochi per bambini e delle zone informali in cui le persone si stendono sul prato. Non tutti gradiscono vedersi arrivare accanto all’improvviso un cane mentre si è stesi nel completo relax. Allo stesso modo può infastidire qualcuno la presenza incalzante di un cane che elemosina cibo durante lo svolgimento di un picnic.

Queste sono solo alcune regole che andrebbero rispettate per garantire, al di là delle auspicabili leggi comunali, la civile convivenza tra uomo e cane in ambiente urbano.

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David Morettini
Educatore e istruttore cinofilo CZ
Laureato in Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Firenze, educatore e istruttore cinofilo. Sono docente SIUA e di altre scuole di formazione cinofila, e docente nei master universitari di istruzione cinofila e medicina comportamentale. La mia missione è quella di formare persone che sappiano lavorare nel pieno rispetto della dignità e dell’intelligenza del cane, tutelandone l’autonomia e non la dipendenza dall’essere umano.
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