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6 Marzo 2023
10:56

Gli ippopotami di Pablo Escobar verranno trasferiti in India e in Messico

La fondazione Ostok Sanctuary si è detta disponibile a trasferire e accogliere gli animali in santuari naturali dove potranno vivere in sicurezza e sotto stretto monitoraggio. Una settantina quelli che dovrebbero partire nei prossimi mesi.

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ippopotami

India e Messico vanno in soccorso della Colombia per salvare gli ippopotami discendenti degli esemplari che vivevano nella hacienda napoles dal narcotrafficante Pablo Escobar. Complice l'insediamento della nuova ministra dell'Ambiente, Susana Muhamad, l’ipotesi iniziale di eradicare e abbattere questi animali, considerati una specie invasiva e dunque dannosa per l’ecosistema, sembra perdere terreno in favore di soluzioni alternative e meno cruente.

La conferma è arrivata dal governatore del Dipartimento di Antioquia, Aníbal Gaviria Correa, che in un tweet ha annunciato che la Ostok Sanctuary International Foundation si è detta disponibile a trasferire un gruppo di 70 ippopotami da Puerto Triunfo a santuari naturali in India e Messico, nello specifico 60 in India e 10 in Messico. La scelta è ricaduta su questi Paesi non tanto perché si tratti di luoghi che rappresentano l’habitat naturale degli ippopotami, quando perché sono presenti strutture che se ne possono occupare e che ne possono controllare la riproduzione e dunque il numero.

L'operazione costerà circa 3,5 milioni di dollari. Il governatore di Antioquia ha spiegato che mancano solo alcuni passaggi burocratici come il passaporto per gli ippopotami, che verrà rilasciato dal Ministero dell'Ambiente dopo che l'operazione sarà stata autorizzata dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio di estinzione.

Rimandare gli ippopotami di Escobar in Africa, loro habitat naturale, non è consentito come ha spiegato Gaviria Correa in un’intervista a Blu Radio. Il rischio è che, essendo nati e cresciuti in Colombia, il loro trasferimento in Africa metta a rischio la loro salute e anche quella dell’ecosistema in cui vengono inserito, dove potrebbero portare agenti patogeni, batteri e virus.

A oggi gli ippopotami colombiani sono tra i 130 e i 160, e si sono diffusi ben oltre i confini del ranch che Escobar aveva costruito a circa 250 chilometri da Medellin e in cui aveva inaugurato la “Hacienda Napoles”, un grande zoo privato che nel 1978, tra i vari animali che vi erano ospitati, contava anche tre ippopotami femmine e un maschio. Dopo la morte di Escobar, nel 1993, le autorità colombiane avevano trasferito la stragrande maggioranza degli animali ma non gli ippopotami a causa della difficoltà di trasporto e di individuazione di una nuova e più adeguata sistemazione.

Da allora gli esemplari sono rimasti nella zona, riproducendosi molto rapidamente ed astenendosi sino al bacino del fiume Magdalena. Con tutte le conseguenze che ciò ha comportato. Secondo uno studio del 2019, l'impatto degli ippopotami sull'ecosistema in Colombia con il tempo rappresenta una seria minaccia per le risorse idriche. Se in Africa, dove questi animali sono autoctoni, la loro presenza fertilizza laghi e fiumi, in Sudamerica i laghi che accolgono i discendenti degli ippopotami del capo del cartello di Medellin «registrano un incremento di cianobatteri e di altre sostanze associate alla proliferazione di alghe tossiche, con conseguenze sui pesci autoctoni e anche sulle comunità di pescatori locali». Alle problematiche ambientali si è aggiunto un problema sociale: i grandi mammiferi invasivi rappresentano un motivo di conflitto con i colombiani appartenenti alle comunità del fiume Magdalena che basano la loro sussistenza sulla pesca.

Il governo colombiano si è trovato quindi a gestire un problema che nel corso degli anni è cresciuto in modo esponenziale: un recente studio della rivista Nature ha messo in guardia sul fatto che entro 20 anni, se non si procederà con il contenimento, il numero di ippopotami in Colombia salirà a 1.500. E a nulla sono valsi, sino a oggi, i tentativi di arginare la riproduzione. Le autorità hanno provato a sterilizzarli e a sparare loro “dardi contraccettivi”, senza successo. Il ministro Carlos Eduardo Correa, che ha preceduto Muhamad, non ha mai nascosto l’intenzione di eradicare la specie definita invasiva in ogni modo possibile, ricorrendo anche agli abbattimenti, ma il nuovo governo sembra invece maggiormente orientato a trovare altre soluzioni.

Quella del trasferimento in santuari in India e Messico potrebbe salvare la vita a 70 esemplari, che dovrebbero essere trasferiti entro la fine dell’anno in appositi box senza prevedere sedazione, a meno che circostanze eccezionali non la richiedano.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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