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22 Agosto 2021
9:00

Gli insetti provano dolore?

Sebbene vi siano prove crescenti che il dolore si verifichi in tutti i vertebrati, la presenza di dolore negli invertebrati, come gli insetti, rimane un argomento poco studiato e controverso. È fondamentale, però, che la scienza continui a esplorare questa evenienza, per capire se gli insetti provino dolore e poter assicurare anche a loro una vita, per quanto possibile, priva di sofferenze inutili.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Che gli insetti siano in grado di provare dolore e sofferenza è tuttora una questione controversa e poco compresa. In generale, in quali animali si sia evoluta la capacità di provare dolore è ancora oggetto di fervente dibattito tra gli scienziati. Ma cos’è il dolore e come si arriva a provarlo? Tutto parte dalla rilevazione di uno stimolo dannoso, o potenzialmente dannoso, attraverso un meccanismo noto come “nocicezione”. La nocicezione, poi, può dare origine a quella che rileviamo come una sensazione dolorifica. La nocicezione è una semplice risposta riflessa, limitata alla percezione sensoriale dello stimolo nocivo, mentre il dolore va oltre, perché è anche un'esperienza emotiva cosciente. Mentre tutti gli animali sembrano capaci di nocicezione, non è chiaro se in tutti questa risposta riflessa sia accompagnata da una sensazione di dolore, disagio o sofferenza.

Gli insetti provano dolore?

Proprio perché si ritiene che gli invertebrati abbiano una capacità limitata di soffrire, gli insetti come i moscerini della frutta, i nematodi e le api vengono spesso utilizzati come modelli scientifici per comprendere aspetti rilevanti della fisiologia umana, e per questo sottoposti a procedure in vivo potenzialmente dannose. Ma siamo davvero così sicuri che non soffrano o soffrano poco? In realtà, invertebrati e vertebrati hanno molto più in comune, in termini di risposte neurochimiche e fisiologiche alle lesioni, di quanto si possa credere. Inoltre, insetti come le api, le mosche, e i ragni hanno ampiamente dimostrato di possedere comportamenti altamente flessibili e capacità mnemoniche e di apprendimento complesse. Le api bottinatrici, ad esempio, possono apprendere associazioni complesse tra odori e stimoli appetitivi e avversi – impedendo ad altre api di danzare per indicare una fonte di cibo se la ritengono pericolosa – e possono sviluppare stati emotivi negativi. Purtroppo, però, queste informazioni non sono sufficienti a provare (o confutare) l'esperienza del dolore in queste specie.

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Gli insetti reagiscono agli antidolorifici

Tra i criteri proposti per dimostrare l'esperienza del dolore negli animali vi è la reattività agli oppioidi. Nei mammiferi, il rilascio di oppioidi endogeni o la somministrazione di morfina, il principale alcaloide contenuto nell'oppio, riducono i livelli degli indicatori di dolore. Alcuni studi suggeriscono che gli insetti hanno recettori per gli oppioidi, o una sensibilità generale agli oppioidi, simili a quelli dei vertebrati. Da almeno quarant’anni, infatti, sappiamo che l'iniezione di morfina riduce la risposta difensiva a uno stimolo nocivo in insetti come la mantide religiosa, i grilli e le api, e questo effetto analgesico può essere bloccato dal naloxone, un farmaco antagonista puro dei recettori degli oppioidi.

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L'effetto analgesico del feromone di allarme nelle api

Sembra, inoltre, che, nelle api sia presente un sistema oppioide endogeno responsabile della modulazione della percezione degli stimoli nocicettivi. La soglia di risposta a uno stimolo nocivo, infatti, aumenta quando le api vengono esposte all’isopentyl acetato, il principale componente del feromone di allarme che rilasciano al momento della puntura. A cosa serve provare meno dolore in un momento così delicato? L’ape utilizza la puntura quando deve difendere sé stessa o l’alveare: l'analgesia indotta dallo stress aumenta di fatto la sua efficienza contro il nemico, riducendo la probabilità che decida di battere in ritirata. In un altro studio pubblicato su Scientific Reports si è visto che, quando si feriscono, le api europee (Apis mellifera) aumentano l’assunzione di cibo. Questo meccanismo potrebbe aiutarle a soddisfare l'aumentato fabbisogno energetico che consegue alla risposta immunitaria scatenata dalla ferita. Tuttavia, mentre un pollo ferito, se ne ha la possibilità, sceglie selettivamente l’alimento arricchito con un analgesico, lasciando così chiaramente capire che sta soffrendo, lo stesso comportamento non si osserva nelle api.

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In conclusione, gli insetti non possono dirci cosa provano e, a causa di ciò, noi possiamo solo trarre conclusioni sulla probabilità che essi sperimentino stati emotivi negativi simili al dolore, e non solo nocicezione. È molto importante, però, continuare a investigare la possibile presenza del dolore e dei suoi meccanismi in questi piccoli, ma fondamentali, animali, per poter garantire anche a loro le migliori condizioni di benessere.

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Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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