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9 Giugno 2023
12:59

Giovane ucciso da uno squalo in Egitto. L’esperta: «La prossimità con l’uomo è elemento chiave»

Un ragazzo russo è stato attaccato e ucciso da uno squalo mentre faceva il bagno nel Mar Rosso, in Egitto. Secondo l'esperta del comitato scientifico di Kodami in questo evento tragico e anomalo ha un ruolo chiave l'ambiente in cui è successo e la prossimità con l'essere umano.

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Intervista a Federica Pirrone
Etologa, ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna Etologia Veterinaria e Benessere Animale
squalo tigre

Un ragazzo russo è stato attaccato e ucciso da uno squalo mentre faceva il bagno nel Mar Rosso, in Egitto. È successo giovedì pomeriggio nella zona Hurghada, località turistica nota proprio per le sue spiagge.

In un video che in queste ore sta circolando in Rete si vede tutta la sequenza dell'aggressione ripresa da alcuni bagnanti. Nelle immagini si vede il giovane in acqua mentre viene attaccato ripetutamente da uno squalo, prima alle gambe, e infine al torso e trascinato profondità, senza più fare ritorno in superficie. Pur essendo ormai diffuso sui media di tutto il mondo, non troverete il video dell'attacco qui su Kodami, perché nulla aggiunge rispetto a quanto scritto, e per non mostrare la sofferenza di qualsiasi essere vivente.

Il consolato russo non ha fornito le generalità della vittima ma secondo le prime ricostruzioni si trattava di un 23enne residente in Egitto, e non di un turista. Immediatamente il tratto di costa dove si è verificato il fatto è stato chiuso a qualsiasi attività per circa 74 chilometri, e così resterà almeno fino a domenica. Nel frattempo, è partita la caccia allo squalo protagonista dell'aggressione. La ministra dell'Ambiente egiziana, Yasmine Fouad, nella giornata di ieri ha fatto sapere di aver catturato l'animale e di averlo esaminato in laboratorio al fine di determinare le ragioni di un episodio tanto tragico quanto anomalo.

Proprio in ragione della rarità di questo evento, Kodami si è rivolto all'etologa e ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, Federica Pirrone: «La causa, come anche il risultato finale, di un attacco di squalo varia a seconda del luogo, della motivazione dell'attacco, e dell'attività e della risposta della vittima. La prossimità con l’uomo è un elemento chiave, nel senso che è un presupposto perché avvengano le interazioni tra le due specie, comprese quelle che prevedono il contatto fisico».

Che l'aggressione si sia verificata in una nota località turistica potrebbe avere quindi una importanza primaria. «Gli squali possono essere attirati in acque meno profonde se vengono deliberatamente nutriti, come talvolta accade da parte di scriteriati subacquei, ma le stesse attività turistiche hanno la loro importanza: più in un’area sono intense e frequenti, maggiore è la probabilità di incontrare uno squalo ed esporsi al rischio di un’aggressione».

Secondo lo Shark Research Centre di Miami, in casi di aggressioni ai danni di persone è indispensabile considerare anche l'abitudine, attuata da parte di alcune agenzie turistiche, di nutrire gli squali nei pressi dei luoghi dove avvengono le escursioni. Una pratica sconsigliabile che può modificare il comportamento degli animali anche a lungo termine.

«L’episodio avvenuto a Hurghada viene classificato come un attacco "non provocato" – spiega l'esperta del comitato scientifico del nostro magazine – che poi rappresenta il 50% degli attacchi documentati, nei quali le vittime sono appunto incolpevoli apneisti, nuotatori, surfisti e pescatori con reti. L’altro 50% dei morsi documentati di squalo è rivolto invece ai pescatori subacquei, che rappresentano quasi il 50% di tutte le vittime. In questi casi si parla proprio di "attacchi provocati", perché le vibrazioni e il sangue dei pesci arpionati attirano gli squali». Casi di attacchi mortali alle persone si sono già verificati nel luglio del 2022 a Sahl Hashesh, un'altra località turistica egiziana affacciata sul Mar Rosso. Qui due donne sono morte dopo l'incontro con uno squalo tigre durante un'attività di snorkeling.

«Gli squali in genere hanno due motivazioni, l’alimentazione e la difesa, che si traducono in attacchi alle persone – chiarisce l'etologa – Negli attacchi difensivi, cosiddetti "mordi e fuggi", è più frequente che sferrino un singolo morso, in genere lieve, e si allontanino senza fare ritorno. È il tipo più comune di attacco a nuotatori e surfisti in acque poco profonde».

Quella dello squalo protagonista di questo drammatico episodio fa pensare invece di più alla modalità predatoria. «In questo caso – continua Pirrone – capita che l’animale utilizzi la tattica dell’imboscata, attaccando la persona in modo furtivo e molto violento. In alternativa, prima di sferrare l’attacco, lo squalo circonda la vittima e la urta con il muso. Si ritiene che questo comportamento consenta allo squalo di valutare l'appetibilità della potenziale preda o di determinare le potenziali minacce che essa potrebbe rappresentare, prima di effettuare un attacco decisivo. Gli attacchi predatori si verificano di solito in acque più profonde, possono comportare attacchi ripetuti e le vittime tendono a subire lesioni gravi o addirittura fatali. Noi non siamo tra le prede preferite degli squali, quindi di solito gli attacchi motivati dalla fame sono il risultato di un errore dello squalo, che scambia la vittima umana per una preda naturale, magari ingannato dal riflesso dell’acqua».

Questa ipotesi è stata confermata recentemente da uno studio pubblicato sul Journal of The Royal Society Interface. I ricercatori autori dello studio confermano che gli squali mordano gli umani per sbaglio, scambiandoli per foche, otarie e altri pinnipedi.

squalo tigre
La distribuzione dello squalo tigre

Anche se non è ben identificabile dal filmato diffuso in Rete, l'animale che ha aggredito il 23enne russo sarebbe uno squalo tigre (Galeocerdo cuvier). Si tratta di una specie che può raggiungere una lunghezza media compresa tra i 3,4 e i 4,3 metri, ma ci sono testimonianze anche di individui lunga addirittura 7,4 metri. È diffuso soprattutto nelle acque salate subtropicali e tropicali, e predilige gli ecosistemi delle aree costiere.

«Tre specie di squali sono state osservate predare occasionalmente gli esseri umani, e una di queste è proprio lo squalo tigre. Le altre due sono lo squalo bianco e lo squalo toro. Gli squali tigre adulti hanno una dieta diversificata, basata su grandi vertebrati come pesci ossei, squali e razze, uccelli e tartarughe marine. Anche gli esseri umani, però, sono stati trovati nei loro stomaci. Non parliamo di numeri altissimi: tra il 1990 e il 2020, lo squalo tigre è stato responsabile di 8 attacchi a subacquei, 3 dei quali mortali».

Cosa fare in caso di incontro con uno squalo

Sul timore che questo episodio possa scatenare una crisi per il comparto turistico egiziano, così come di altre località in cui è diffuso questo predatore, Pirrone ricorda che «avere paura degli squali è normale perché sono comunque grossi predatori del mare. Tuttavia, è bene innanzitutto ricordarsi che è più facile incappare in squali non appartenenti alle tre specie considerate pericolose per l’uomo».

A rassicurarci ci sono anche i dati forniti dall'esperta: «Gli attacchi non provocati alle persone sono davvero rari e, nella stragrande maggioranza dei casi, non letali. Negli ultimi 40 anni, ne sono stati registrati non più di un centinaio, verificatisi un po’ ovunque, ma soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti, il Sud Africa, l’Australia, i Caraibi, etc. La maggior parte di queste interazioni non ha provocato traumi fisici, o al massimo ha causato lesioni lievi, simili ai morsi di un cane. Per quanto il rischio di essere attaccati da uno squalo sia quindi sempre da tenere in considerazione, le statistiche ci dicono che esso è trascurabile rispetto ad altri rischi che incontriamo quotidianamente, come gli indicenti d’auto, per citarne uno. La paura che ne deriva non deve pertanto impedire di godersi una salutare e rinfrescante nuotata, ma semmai spingerci a prendere le giuste precauzioni, affinché la nostra sana attività acquatica non risulti invadente per la miriade di altre specie che popolano i mari, inclusi gli squali».

Per evitare di essere attaccati da uno squalo, l'etologa consiglia di: «evitare di entrare in acqua in aree in cui gli squali amano pasteggiare; quindi, dove sono abbondanti le loro prede naturali o sono presenti esche erogate durante le attività di pesca. Meglio non entrare in acqua da soli, poiché molti squali tendono a prendere di mira individui solitari».

Cosa fare nel caso in cui ci dovessimo rendere conto che uno squalo è già vicino a noi? «È ovviamente prudente non molestarlo o minacciarlo – risponde l'esperta – e allontanarsi dall'acqua prontamente, ma non in modo concitato. Di fronte a uno squalo predatore, può essere utile riconoscere la sua motivazione, e capire se sta attaccando per difendersi o per mangiarci, e quindi agire per ridurre la probabilità di essere attaccati. Si può riconoscere l'esibizione agonistica di uno squalo: ad esempio, ci punta velocemente muovendosi in modo flessuoso, tiene le pinne pettorali basse e agita la coda da una parte all’altra. È imperativo non continuare a nuotare verso lo squalo, o costringerlo contro uno scoglio, perché quando si sente confinato, è più probabile che scelga di combattere. Se accompagnati da un amico, è meglio muoversi in modo da essere schiena contro schiena, così da poter vedere insieme in tutte le direzioni».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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