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4 Marzo 2024
12:22

L’orca che ha ucciso da sola uno squalo bianco strappandogli il fegato in meno di due minuti

Un'orca conosciuta col nome di Starboard ha cacciato e ucciso da sola un giovane squalo bianco in Sudafrica in meno di due minuti. È la prima volta che viene documentata una predazione solitaria su questa specie.

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Immagini da Towner et al., 2024

Mari e oceani sono da sempre teatro di spettacoli straordinari e dinamiche di predazione affascinanti e uniche. In un eccezionale video è stato a immortalato il momento in cui un'orca che ha attaccato e ucciso uno squalo bianco completamente da sola e in meno di due minuti.

Nessuno era mai riuscito a osservare e a filmare un evento del genere – e su Kodami ne avevamo già parlato lo scorso anno, quando fu annunciata l'osservazione – e dimostra per la prima volta che questi eccezionali cetacei sono in grado di abbattere uno squalo bianco anche senza l'aiuto del resto del gruppo.

Nel filmato, diventato ora oggetto di studio in un breve report scientifico pubblicato sulla rivista African Journal of Marine Science, lo squalo tenta disperatamente di fuggire mentre l'orca lo insegue da vicino, prima di scomparire sotto la superficie dell'acqua.

Dopo pochi istanti, però, l'orca riemerge trionfante, allontanandosi con il fegato dello squalo tra le fauci. Gli scienziati, tra cui i ricercatori del Centro Studi Squali di Massa Marittima, hanno confermato che si tratta del primo caso noto di un'orca (Orcinus orca) che caccia e consuma uno squalo bianco (Carcharodon carcharias) senza l'aiuto di altri conspecifici.

La predazione è stata ripresa nel giugno del 2023 a sud di Mossel Bay, in Sudafrica, quando alcuni ricercatori si trovavano su una barca turistica in cerca di orche. A un certo punto hanno avvistato Port e Starboard, due tra le orche più famose al mondo. Questi due individui, infatti, si sono già guadagnati da qualche anno la reputazione di "cacciatori seriali squali bianchi", un comportamento inedito emerso a partire dal 2017 e che ha addirittura costretto gli squali ad abbandonare alcune aree costiere del Sudafrica.

Avvicinandosi alle orche, i ricercatori hanno subito notato una sostanza oleosa galleggiante in superficie, con gli uccelli che si tuffavano a capofitto in acqua per accaparrarsi qualche pezzo. L'odore era quello del fegato di squalo, probabilmente l'ennesima vittima di Port e Starboard. Circa un'ora dopo, però, i ricercatori hanno avvistato un altro squalo, questa volta vivo e vegeto: un giovane individuo lungo circa 2,5 metri. Lo squalo però non era solo, ma inseguito da Starboard, riconoscibile grazie alla pinna dorsale collassata.

orca pinna
Da qualche anno due orche conosciute come Port e Starboard hanno cominciato ad attaccare sistematicamente gli squali bianchi al largo delle coste sudafricane

I due predatori hanno cominciato a lottare, con l'orca che ha spintonato lo squalo con la sua pinna pettorale. Pochi istanti dopo il cetaceo ha afferrato la pinna dello squalo, scuotendolo e squarciandolo con precisione chirurgica nel punto esatto per poter rimuovere il fegato.

Il tutto è durato meno di due minuti e poco dopo un'altra imbarcazione che si trovava in zona – tra cui i ricercatori del Centro Studi Squali di Massa Marittima – ha avvistato Starboard allontanarsi con un pezzo di fegato di squalo nella sua bocca. Port, invece, è rimasto a circa 100 metri di distanza per tutto il tempo e non ha partecipato alla caccia.

Anche se i presenti non hanno visto il momento esatto in cui Starboard ha rimosso il fegato dello squalo, poiché è avvenuto tutto sott'acqua, i ricercatori credono sia stato quasi istantaneo vista la rapidità con cui si è concluso lo scontro. Il modo in cui le orche estraggono il fegato con precisione, lasciando il resto del corpo dello squalo completamente intatto resta ancora in parte un mistero. Tuttavia, alcuni nuovi indizi sono arrivati il giorno successivo all'avvistamento, quando gli scienziati hanno trovato il cadavere di uno squalo bianco che misurava 3,5 metri sulla spiaggia.

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Sequenza della predazione. Immagini da Towner et al., 2024

I graffi profondi presenti sul fianco dell'animale, già riscontrati sui corpi di altri squali uccisi dalle due orche, sembrano suggerire una torsione del corpo causata dallo scuotimento ma resta ancora completamente sconosciuto il modo esatto con cui questi cetacei aprono le loro vittime con così tanta precisione. Le orche amano i fegati grassi degli squali probabilmente per il loro alto valore nutrizionale: il fegato è infatti ricchi di lipidi oleosi e può costituire fino a un terzo della massa corporea in alcune specie di squali.

Conosciute per le loro eccezionali abilità di caccia in gruppo, le orche sono tra i mammiferi dotati delle più straordinarie capacità cognitive. Ogni pod – così si chiamano i branchi di orche – sviluppa una propria cultura e le sue personalissime strategie di caccia che vengono poi tramandate di generazione in generazione. E sebbene siano state più volte osservate singole orche cacciare otarie, focene e pinguini questa è la prima volta che viene confermata una predazione solitaria su uno squalo bianco. In passato, tutti gli attacchi su questa specie avevano infatti coinvolto da due a sei orche.

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Le orche estraggono il fegato con agghiacciante precisione, lasciando il resto del corpo dello squalo completamente intatto

Questo eccezionale documento potrebbe avere anche importanti implicazioni per la conservazione degli squali bianchi e degli ecosistemi costieri sudafricani. Con gli squali già sottoposti in maniera estrema a varie pressioni antropiche, come la pesca commerciale e le catture accidentali nelle reti, le predazioni sistematiche da parte delle orche potrebbero ulteriormente compromettere il futuro di questi eccezionali pesci, innescando una serie di eventi a cascata che, partendo dai predatori all'apice della catena alimentare, si potrebbero ripercuotere poi sull'intero ecosistema.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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