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25 Ottobre 2022
12:23

Finalmente risolto il mistero della migrazione delle anguille

Dopo quasi un secolo di ipotesi e speculazioni, gli scienziati hanno raccolto le prime prove dirette della migrazione delle anguille. Un viaggio incredibile che può durare anche 10mila km dall'Europa al Mar dei Sargassi.

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La storia dell'incredibile viaggio delle anguille è una di quelle che affascinano naturalisti, biologi e semplici appassionati di tutte le età da decenni. La trovi dai libri per bambini fino ai manuali di zoologia, accompagnata però sempre da un affascinante alone di mistero: nessuno ha mai visto un adulto in viaggio o sa con esattezza dove passano quando migrano.

Ma oggi, dopo quasi 100 anni di speculazioni, ipotesi e ricerche, abbiamo finalmente le prime prove dirette dell'incredibile migrazione che le anguille europee affrontano per raggiungere il Mar dei Sargassi. Un viaggio lungo e difficoltoso, che può durare anche 10.000 km e che gli scienziati hanno appena svelato, almeno in parte, sulla rivista Scientific Reports, grazie ad alcuni individui equipaggiati con un GPS.

Un mistero che dura da quasi 100 anni

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Il viaggio delle anguilla. Wright et al., 2022

L'anguilla europea (Anguilla anguilla), specie ormai quasi a un passo dall'estinzione in natura, vive nelle acque dolci e salmastre dell'Atlantico nord-orientale e del Mediterraneo. Quando hanno raggiunto la maturità sessuale, tutte le anguille d'Europa partono in direzione del Mar dei Sargassi, la parte di oceano Atlantico compresa tra le Antille e le Azzorre e chiamata così per la massiccia presenza dell'alga bruna Sargassum. Una migrazione di massa imponente che fu ipotizzata per la prima volta nel 1923 dal danese Johannes Schmidt.

Nel Mar dei Sargassi, Schmidt osservò per la prima volta le larve di anguilla (chiamate leptocefali), proponendo così la soluzione a un enigma che per millenni aveva lasciato insonni scienziati e filosofi, da Aristotele a Freud: tutte le anguille d'Europa lasciano i fiumi per andare a riprodursi in quella piccola porzione di oceano. Da allora però, poco altro si è scoperto su questa imponente migrazione di massa e nessuno ha mai osservato uova o adulti nei presunti luoghi di riproduzione.

Nei decenni, gli scienziati hanno tentato più volte di risalire al punto in cui le anguille vanno a riprodursi, un compito reso estremamente difficile dai numerosi ostacoli che si frappongono sul loro cammino: dighe, sbarramenti, inquinamento, perdita di habitat, predatori e pesca eccessiva. A partire dagli anni 80, c'è stato poi un calo drammatico delle popolazioni (da alcuni stimato oltre il 90%), che ha portato la specie sull'orlo dell'estinzione, rendendo così questo compito ancora più difficile, almeno fino a oggi.

Le prime prove dirette mai raccolte

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Un anguilla marcato con GPS riprende il largo. Wright et al., 2022

Utilizzando adulti marcati con GPS satellitari, i ricercatori hanno ottenuto per la prima volta i dati di tracciamento da 21 femmine nell'ultima tappa del loro epico viaggio, a sud-ovest delle Azzorre, un arcipelago vulcanico nell'Oceano Atlantico all'estremo ovest del Portogallo. Studi precedenti sulle migrazioni, avevano infatti già dimostrato che le anguille provenienti da tutta Europa, convergono intorno alle isole Azzorre prima di partire per il Mar dei Sargassi.

Le anguille sono state catturate, etichettate con localizzatori satellitari rimovibili, sottoposte a tampone per il test del DNA e rilasciate nell'Oceano Atlantico dalle isole Azzorre tra il 2018 e il 2019. Solo sei di queste sono però riuscite a completare il viaggio e a raggiungere i luoghi di riproduzione con ancora il GPS attaccato, ma per tutto il tragitto sono stati raccolti dati importantissimi anche da chi non ce l'ha fatta.

Gli studiosi hanno scoperto, per esempio, che la migrazione di questi pesci è abbastanza lenta, il che potrebbe servire sia a risparmiare energie che ha diminuire il rischio predazione. Inoltre, una migrazione lunga e lenta, potrebbe anche permette alle anguille di completare lo sviluppo fino alla maturità sessuale. La velocità media di viaggio è stata infatti di appena di 6,8 km al giorno, il che significa che per completare il viaggio un anguilla può impiegare anche oltre un anno.

La distanza più lunga registrata da un dispositivo è stata invece di 2.275 km ed è stato piuttosto sorprendente per i ricercatori scoprire che le anguille possono raggiungere e superare anche i 1.000 m di profondità. Davvero niente male per un pesce che da adulto vive in acqua dolce.

Una storia epica che rischiamo di perdere per sempre

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Una anguilla europea

Restano però ancora tantissimi aspetti ancora da risolvere sull'epico viaggio delle anguille dai fiumi al Mar dei Saragassi. Come fanno a trovare la strada? Secondo alcuni esperti, questi pesci sono in grado di seguire i campi magnetici terrestri, ma occorreranno ulteriori studi per confermarlo. Inoltre, nessuno ancora sa quanto dura l'intera stagione riproduttiva, che potrebbe andare da dicembre fino a maggio.

C'è però un aspetto particolarmente importante che emerge da questo studio e che potrebbe contribuire a salvare questa specie sull'orlo dell'estinzione. Le Azzorre si confermano una tappa cruciale per la migrazione, tutelare quelle acque proteggendole e ripristinando gli habitat, potrebbe essere una delle prima azioni di conservazione da intraprendere per tutelare le anguille e la loro incredibile storia.

C'è però un ultimo aspetto di questo incredibile viaggio che non vi abbiamo ancora raccontato, la conclusione. Tutte le anguille europee che lasciano i nostri fiumi e che arrivano a destinazione dopo anche 10.000 km di peripezie tra dighe, predatori e pescatori, una volta deposte le uova muoiono. La deposizione è l'ultimo e più generoso atto del loro viaggio, una staffetta che saranno poi i nuovi nati a continuare viaggiando a ritroso per tornare in Europa. Un storia epica che dura da millenni e che merita di essere studiata, raccontata e soprattutto conservata.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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