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8 Ottobre 2023
14:00

È vero che i tardigradi non muoiono mai?

I tardigradi non sono immortali, ma riescono a sopravvivere in condizioni estreme. Questi animaletti microscopici, largamente imparentati con insetti e crostacei, hanno infatti dei peculiari meccanismi di sopravvivenza.

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Non esiste in natura una forma di vita assolutamente immortale, esistono però organismi particolarmente longevi o tanto resistenti da sopravvivere praticamente in qualsiasi condizione: i tardigradi ne sono un esempio.

I tardigradi sono un gruppo di piccoli invertebrati largamente imparentato con gli artropodi (come insetti, crostacei e aracnidi), conosciuti anche come “orsetti d’acqua”, o water bears in inglese, e di cui si conoscono circa un migliaio di specie. Possono essere infatti considerati animali acquatici, in quanto anche le specie terrestri vivono insinuati in strati d'acqua tra i sedimenti sufficientemente grandi per la loro sopravvivenza. Le dimensioni degli adulti vanno da meno di 0,1 mm a circa 1,5 mm, mentre i colori possono essere vari a seconda delle specie, in particolare in quelle terrestri e dulciacquicole, mentre le specie marine sono spesso incolori o biancastre.

Presentano quattro paia di zampe che terminano in delle unghie di numero variabile e hanno la caratteristica di avere un numero costante di cellule durante tutta la durata della vita, quindi possono accrescersi solo per volume. Possono vivere da 3 mesi fino a 2 anni, a meno che non entrino in stato dormiente, arrestando il loro orologio biologico e sopravvivendo immobili anche per decine di anni. Ed è proprio questo uno dei superpoteri che consente ai tardigradi di sopravvivere ovunque, quando le condizioni diventano eccessivamente estreme anche per loro. I tardigradi sono infatti riusciti a sopravvivere a lungo di condizioni difficilissime come:

  • mancanza d'acqua, fino a 5 anni in condizioni di totale disidratazione, 30 se in stato dormiente
  • temperature estreme, per pochi minuti a 150 °C e anche per parecchi giorni a −200 °C, fino a 20 ore a – 272 °C
  • livelli di radiazione centinaia di volte più alti di quelli che ucciderebbero un essere umano, fino a 6000 Gy
  • basse o alte pressioni, fino a 6000 atm, sei volte in più di quelle dei fondali oceanici
  • mancanza di ossigeno
  • esposizione a raggi UV-A e in alcuni casi anche ai raggi UV-B
  • vuoto dello spazio, che comporta radiazioni 1000 volte superiori a quelle terrestri, espansione di acqua nelle cellule e freddo estremo. Gli unici animali conosciuti in grado di sopravvivere al di fuori dell’atmosfera.

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I meccanismi di resistenza dei tardigradi

Quando si trovano in condizioni avverse, i tardigradi mettono in atto una serie di meccanismi difensivi dall'incistidamento, ovvero uno stato di “sospensione” detto cisti, in cui il metabolismo viene rallentato e alcune attività come l'alimentazione e la locomozione sono interrotte, alla criptobiosi, che comporta la totale sospensione di ogni attività metabolica e una perdita anche del 99% di acqua corporea. In questo stato entrano in una sorta fase dormiente che può durare anche oltre i 10 anni.

Se disidratati ritraggono le zampe e si contraggono riducendo la superficie per rallentare l'evaporazione dell'acqua; durante questo stato di anidrobiosi i tardigradi sintetizzano sostanze protettive: in caso di basse temperature nel liquido che riempie l'emocele (la cavità interna) si formano dei cristalli di ghiaccio a crescita controllata, mentre, per conservare gli organelli fino alla successiva reidratazione, formano un gel con delle specifiche proteine prive di una struttura tridimensionale fissa, che evita la cristallizzazione dei minerali contenuti nel corpo, che porterebbe alla distruzione delle cellule, e trattiene le sostanze permeate in una forma di liquido simile al vetro (o di solido amorfo).

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Il patrimonio genetico dei tardigradi

Uno dei segreti dell’indistruttibilità di questi animaletti potrebbe stare nella loro incredibile capacità di acquisire parti di Dna di altri organismi che vivono in ambienti difficili, come i batteri, e impossessarsi così di alcuni dei loro metodi di sopravvivenza. Esistono altri animali che sono in grado di inglobare Dna estraneo ma nessuno supera gli orsetti d’acqua, che possono arrivare a percentuali superiori al 17%. Il Dna però è una molecola assai fragile che può andare incontro a danni o errori nella trascrizione.

Tuttavia, i tardigradi hanno una soluzione anche a questo: sono in fatto in grado di sintetizzare una molecola che protegge il loro Dna, chiamata Dsup (Damage suppressor, tradotto come “soppressore di danni”), costituita da una proteina che scherma dal danno delle radiazioni. Questa proteina si “avvolge” sulla molecola di Dna senza interrompere le sue normali funzioni, bloccando l’azione dannosa delle radiazioni sul Dna. Se questo non dovesse bastare, pare che siano anche in grado di riparare degli eventuali danni.

Tutti questi meccanismi non rendono, però, i tardigradi immortali e, come ogni altro organismo, anche loro moriranno di vecchiaia, anche se la loro esistenza si può notevolmente allungare grazie allo stato di dormienza. Questi piccoli animali restano in ogni caso davvero affascinanti e continueranno ad essere oggetto di studio, nella speranza di riuscire a comprendere a fondo i loro segreti di sopravvivenza.

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Yuri Digiuseppe
Redattore
Classe '94, appassionato di animali e scienze sin da piccolissimo, sono un naturalista di formazione, specializzato in paleontologia e divulgazione. Mi è sempre venuto spontaneo spiegare agli altri le bellezze della natura e passare intere giornate ad osservare piante e animali di ogni tipo ovunque andassi, per poi tornare a casa e disegnarli. Vorrei contribuire ad avvicinare il pubblico all'ambiente ed essere parte di una ritrovata armonia uomo-natura, per il bene e la salvaguardia di ogni specie.
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