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18 Febbraio 2024
10:00

I tardigradi sono resistenti pure all’essicazione grazie al loro adattamento alla terraferma

I tardigradi si distinguono dal resto del regno animale per la loro capacità di resistere a qualsiasi tipologia di sfida ambientale e ora gli scienziati vogliono capire come mai sono così bravi nel farlo.

tardigradi

I tardigradi sono resistenti anche all'essicazione. Un nuovo studio, nato dalla collaborazione di alcune università giapponesi ed inglesi, sta cercando di delineare l'origine della resilienza di questi incredibili animali, uno dei gruppi d'invertebrati più diffusi sulla Terra.

I tardigradi hanno origini marine, ma hanno cominciato a conquistare la terra ferma milioni di anni fa, prima di molte altre specie, in un lungo processo di transizione che li ha portati a divenire gli organismi più resistenti del mondo e fra i pochi che possono disidratarsi quasi completamente senza morire e ora un nuovo tassello si aggiunge alle loro capacità.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Genome Biology and Evolution e hanno permesso d'individuare i geni collegati all'invenzione dell'anidrobiosi, una particolare forma di adattamento metabolico che permette a questi invertebrati di sopravvivere all'essicazione, grazie alla formazione di uno stato di resistenza che li ha resi di fatto indipendenti dall'ambiente marino.

Secondo gli autori, i tardigradi hanno evoluto questa capacità nel corso del Cambriano mentre cercavano di adattarsi sempre più all'aridità delle terre emerse. Un evento storico molto importante, perché ha concesso ad alcuni gruppi di allontanarsi per sempre dal mare e di raggiungere perfino lo spazio, come abbiamo raccontato in un recente video articolo. L'anidrobiosi consente inoltre ai tardigradi di arrestare temporaneamente il loro metabolismo, di resistere alle temperature eccessivamente troppo rigide e permette agli scienziati di distinguere facilmente le specie terrestri dai loro antenati, che ancora oggi vivono nell’oceano.

James Fleming, ricercatore dell'Università di Keio e principale autore della ricerca, all'inizio dei lavori si aspettava di trovare una correlazione tra la comparsa dei nuovi geni e i cambiamenti d'habitat che hanno dovuto affrontare questi animali durante il corso della loro evoluzione. «Ciò ci avrebbe aiutato a collegare facilmente la comparsa dei geni con la colonizzazione di varie tipologie di ecosistemi, facilitando il lavoro di comprensione della loro distribuzione nella popolazione mondiale dei tardigradi» ha spiegato il biologo. Purtroppo però non è stato così, visto che le duplicazioni presenti nel genoma dei tardigradi sono molto numerose e gli stessi scienziati sono rimasti sorpresi dalla quantità elevata di nuovi geni comparsi durante il Cambriano.

Cosa però ha provocato un aumento così importante del numero di geni? Gli scienziati chiariscono che quando il DNA di una specie comincia a riempirsi di nuove mutazioni, solitamente questo è l'indizio che l'organismo sta passando un periodo molto stressante, in cui le sfide ambientali lo mettono alla prova. «Inoltre ci siamo resi conto che l’evoluzione dei nuovi geni –  la maggioranza dei quali legati all’anidrobiosi – indicava che la storia evolutiva dei tardigradi era significativamente più complicata di quanto ci aspettavamo».

Compreso ciò hanno cominciato a sviluppare nuove teorie e alla fine hanno capito che la comparsa dell'anidrobiosi è avvenuta non durante un singolo passaggio evolutivo (dagli ambienti umidi a quelli aridi) ma di seguito a due eventi evolutivi diversi, contraddistinti da una continuo e progressivo adattamento nei confronti dei territori aridi ed emersi.

«Purtroppo non abbiamo rappresentanti di diverse famiglie importanti dei tardigradi, come gli Isohypsibiidae , che ci permettono di capire meglio questo passaggi – afferma Fleming, in un commento all'articolo. – Questo limita la fermezza con cui possiamo sostenere le nostre conclusioni e rende misteriosa l'origine della resilienza di questi invertebrati». Non sono infatti note le ragioni che hanno spinto i tardigradi ad adattarsi alle terre emerse tramite due eventi evolutivi e non sono  neppure chiare le dinamiche, che hanno portato i tardigradi marini ad avvicinarsi all'acqua dolce o salmastra.

Ciò che è certo è che con il "duplice passaggio" alla terraferma, i tardigradi hanno sviluppato maggiori capacità di resistenza, tanto che è possibile trovarli su qualsiasi superficie del pianeta, anche all'interno dei crateri dei vulcani. Gli scienziati ora sperano che le campagne di sequenziamento di nuove famiglie di tardigradi possa portare ad una conferma di queste supposizioni, che al momento utilizzano solo alcuni dati presenti in questa ricerca.

Se avete altre curiosità sui tardigradi, su Kodami abbiamo dedicato proprio a questa specie una puntata del nostro format "Animali incredibili":

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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