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29 Ottobre 2021
14:11

Dalla multe stradali non arriveranno più contributi per limitare il randagismo

Per un breve periodo di tempo le Province e le Città Metropolitane hanno avuto la possibilità di devolvere i proventi delle sanzioni stradali in favore di «interventi per il ricovero degli animali randagi». Un provvedimento non perfetto ma che poteva rappresentare un primo passo nella salvaguardia del benessere animale.

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Validato da Laura Arena
Membro del comitato scientifico di Kodami
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I proventi ricavati dalle multe stradali non potranno più essere destinati da Province e Città metropolitane ad interventi per affrontare il fenomeno del randagismo. È quanto stabilito dal decreto Infrastrutture licenziato ieri dalla Camera dei deputati.

Cosa è cambiato con il decreto Infrastrutture

Per un breve periodo di tempo le Province e le Città Metropolitane hanno avuto la possibilità di devolvere i proventi delle sanzioni stradali in favore di «interventi per il ricovero degli animali randagi». Questa facoltà era stata introdotta nel 2020 dall'articolo 39-bis del decreto Milleproroghe e prevedeva che fino al 2022 i proventi delle multe potessero essere impiegati non solo per la sicurezza stradale, come era originariamente previsto, ma anche per una serie di altre attività come «interventi per il ricovero degli animali randagi, per la rimozione dei rifiuti abbandonati e per il decoro urbano delle aree e delle sedi stradali».

La postilla, che lasciava ampia discrezionalità a Province e Città Metropolitane nella scelta e nelle modalità di destinazione dei fondi per tutte le attività, compreso attività rivolte al fenomeno del randagismo, era stata aggiunta dai deputati della Commissione Trasporti. Ieri con 271 voti favorevoli e 16 contrari la Camera ha invece nuovamente eliminato questa facoltà.

Quella delle sanzioni stradali, pur non essendo la principale, è una voce di bilancio importante per tutte le amministrazioni, sia piccole che grandi. Secondo le rilevazioni della Banca dati amministrazioni pubbliche, le entrate extratributarie (multe stradali e ulteriori provvedimenti amministrativi) rappresentano la terza o quarta entrata nel bilancio di Province e Città metropolitane, con un peso in media, di oltre 600milioni di euro nell'anno. La ratio che solo l'anno scorso attraverso il dl Milleproroghe aveva spinto ad operare un simile cambio di destinazione delle risorse economiche derivanti dalle multe stradali è quindi facilmente deducibile. Una possibilità che ora è naufragata, difficilmente infatti potrà essere reintrodotta durante l'esame del provvedimento in Senato, dove si renderà definitiva la conversione del decreto in legge entro il 9 novembre.

Le attività, così come erano state genericamente individuate dal Milleproroghe, rappresentano un grande contenitore dove si trovano realtà molto diverse tra loro: canili rifugio, ricoveri sanitari, attività delle associazioni in favore dei cani quartiere e altri. Tutte differiscono profondamente tra loro per impiego di mezzi e finalità, ma sono quasi sempre accomunate da uno scarso peso nei bilanci di Comuni ed altri Enti locali.

La soluzione proposta con il Milleproroghe avrebbe potuto funzionare solo grazie alla volontà delle amministrazioni di destinare in maniera trasparente la nuova iniezione di risorse a realtà virtuose. Questo perché un provvedimento legislativo per essere davvero efficace deve essere accompagnato da un cambio di coscienza all'interno della società, e non restare lettera morta nell'ambito del diritto. Un simile cambiamento, in relazione alla salvaguardia del mondo animale e dell'ecosistema naturale, non è però ancora avvenuto né nella comunità né nelle istituzioni che la rappresentano.

Non tutto è perduto

Dopo il dl Incendi, che solo ieri aveva fatto insorgere le associazioni animalista, ora anche questa nuova marginalizzazione dei diritti degli animali. Tuttavia alcuni provvedimenti che tengono in considerazione il benessere del mondo animale sono stati approvati: un emendamento al dl Infrastrutture prevede che fase di progettazione ed esecuzione di infrastrutture di tipo stradale, autostradale e ferroviario si predispongano vere e proprie "corsie di attraversamento" per consentire il passaggio in sicurezza della fauna selvatica nelle aree in cui è maggiore l'incidenza sul territorio. Una vittoria che si deve a Carmen di Lauro, deputata del Movimento 5 Stelle in Commissione Ambiente. «In molte aree del Paese la mancanza di queste aree di passaggio genere situazioni di grave pericolo anche per automobilisti e autotrasportatori ed è necessario intervenire quanto prima – spiega Di Lauro – Dopo la conversione in legge del decreto Infrastrutture servirà un decreto attuativo del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, di concerto con il Ministero per la transizione ecologica, per definire le specifiche tecniche destinate ai gestori e finalizzate ad assicurare modalità standardizzate ai fini della progettazione. Vigileremo affinché anche questo successivo passaggio sia celermente attuato», spiega di Lauro.

L'imminente passaggio in Senato e i successivi possono quindi ancora riservare sorprese di segno positivo sul fronte della salvaguardia del regno animale.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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