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7 Agosto 2023
16:19

Cosa sta succedendo ai cani randagi di New Delhi in vista del vertice del G20?

In attesa del G20, la città di New Delhi ha dichiarato di voler catturare i cani randagi che vivono nei pressi dei luoghi turistici. Nelle ultime ore, però, è trapelata la notizia di un'inversione di rotta. Forse le catture non avverranno, ma i volontari presenti sul posto sono preoccupati.

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Il 9 e il 10 settembre prossimo, a New Delhi, in India, si terrà il vertice del G20, al quale parteciperanno i leader dei paesi più industrializzati del mondo e i rappresentanti dell'Unione Europea. Per questa occasione alcune settimane fa la Municipal Corporation of Delhi (McD) aveva annunciato una campagna di riqualificazione urbana, dichiarando di voler, tra le altre cose, catturare i cani randagi che si trovavano nei pressi degli alberghi di lusso e dei luoghi più turistici, come ad esempio i paraggi di Nizamuddin, il sito di Purana Qila, il complesso dell'Akshardham Mandir, il Red Fort, la residenza del poeta urdu Mirza Ghalib e la zona dello Jama Masjid.

La notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo e sul posto si sono mosse numerose associazioni locali che lottano per la tutela del benessere animale, le quali si sono dette contrarie al prelievo degli animali. Nei giorni successivi alla prima dichiarazione, l'McD ha però cambiato idea e, mentre all'inizio aveva annunciato di voler di catturare i cani con l'intento tenerli rinchiusi per sei settimane a partire da metà agosto, in seguito la reclusione è stata ridotta a sette giorni. Infine, nelle ultime ore è trapelata la notizia di un repentino cambio di rotta e di un possibile annullamento dell'operazione.

Secondo Mala Sahni Seth, fondatrice di Karma Animal Foundation di Bhondsi, un'organizzazione che opera in un sobborgo a Sud della cittadina di Gurgaon, poco distante da Delhi, questa notizia non è ancora stata confermata ufficialmente e, a Kodami Seth spiega: «Prima di cantare vittoria vogliamo aspettare di avere la certezza di cosa succederà. Nel frattempo chiediamo di avere informazioni sui luoghi in cui si pensa di trasferire i cani, perché vogliamo avere la certezza che lo spazio sia sufficiente. Inoltre, ci chiediamo se i metodi di cattura pensati per l'occasione siano cruelty free».

Secondo Seth, infatti, le intenzioni della McD rischiano di mettere in grave pericolo gli animali: «Il piano rappresenta una vera e propria crudeltà che porterebbe moltissimi animali innocenti a soffrire un trasferimento dal luogo in cui vivono, per venire rinchiusi all'interno di recinti dove non sappiamo come verranno tenuti – commenta Seth – Inoltre non è stata fatta chiarezza su chi siano le figure che si occuperanno di nutrirli durante il periodo di reclusione».

C'è anche un ulteriore fattore che preoccupa la fondatrice di Karma Animal Foundation, ed è quello che riguarderà invece le modalità di liberazione al termine del G20: «Per fare in modo di riuscire a liberare i cani nel proprio territorio bisognerà contrassegnarli adeguatamente, ma ci chiediamo come possa avvenire questo processo e siamo molto preoccupati, perché i cani subiranno quasi certamente traumi».

Secondo Seth tutti gli stati che parteciperanno all'evento dovrebbero essere consapevoli di ciò che sta accadendo e dovrebbero prendere posizione per impedire che l'India possa effettivamente portare avanti l'operazione: «Dobbiamo porre queste domande chi ha preso la decisione di catturarli, facendo notare che i randagi non disturbano in nessun modo le attività previste dall'evento e che i cani non sono spazzatura da buttare e far scomparire per difendere l'immagine e il decoro della città, ma sono animali dotati di sentimenti esattamente come noi umani».

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Il tema del randagismo a New Delhi e, in generale, tutta l'India, è un argomento estremamente complesso che, da tempo, interessa l'intera comunità urbana e rurale dell'enorme paese asiatico. Basti pensare che si tratta di una nazione grande quasi quanto l'intera Unione Europea, in cui vivono oltre un miliardo di umani e più di 59 milioni di cani liberi. Proprio per fare chiarezza sulla convivenza con le altre specie, pochi mesi fa un gruppo di ricercatori della True Conservation Alliance Foundation di Bangalore ha pubblicato uno studio in cui vengono approfonditi numerosi aspetti del fenomeno del randagismo e vengono descritti i rapporti che i cani hanno con gli esseri umani.

Tra le altre cose, i ricercatori riflettono sugli effetti dell'ABC (Animal Birth Control), ovvero una normativa nazionale promossa dall'Animal Welfare Board of India, entrata in vigore nel 2001.

Prima dell'approvazione dell'ABC, la gestione del randagismo veniva effettuata come in molti altri paesi del mondo, ovvero con periodiche campagne di abbattimento. Questa legge, invece, prevede un aumento della tutela dei cani, vietandone l'uccisione, a meno che non vi sia alcuna speranza di sopravvivenza per il soggetto. Gli effetti, però, si sono rivelati essere più complessi di quanto ci si sarebbe aspettato e, secondo alcuni, la legge ha portato all'aumento del numero di cani randagi, inselvatichiti e vaganti. Non bisogna infatti dimenticare che, spesso, negli ambienti urbani dell'India, i cani sono liberi di muoversi sul territorio, ma fanno spesso riferimento a un essere umano che si occupa unicamente del nutrimento.

Questo stile relazionale, meno diffuso negli ambienti rurali, ma in ogni caso diverso rispetto a quello a cui siamo abituati in Europa, per i ricercatori della True Conservation Alliance Foundation andrebbe ulteriormente regolamentato, i responsabili dovrebbero occuparsi della registrazione dei soggetti presso un apposito ufficio governativo, condurli in sicurezza, assumersi la responsabilità degli ipotetici danni e delle loro condizioni di salute. Il rischio, altrimenti, è che la ABC, nata per tutelare i cani, finisca per aumentare la diffusione della rabbia, una malattia che in India è ancora endemica.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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