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19 Maggio 2022
17:01

Cosa sappiamo sul monkeypox, il vaiolo delle scimmie arrivato anche in Italia

Il monkeypox, il vaiolo delle scimmie, è arrivato anche in Italia. Ma cosa sappiamo su questo virus che può trasmettersi dagli animali all'uomo?

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Lo Spallanzani di Roma

Identificato e individuato il primo caso di vaiolo delle scimmie in Italia: l’Istituto Spallanzani di Roma ha confermato la diagnosi per un uomo tornato in Italia dopo un soggiorno alle isole Canarie, che si è presentato al pronto soccorso dell'Umberto I spontaneamente.

«Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee – ha fatto sapere lo Spallanzani – La persona è attualmente ricoverata in isolamento, in discrete condizioni generali. Sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti. Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento».

La struttura romana ha confermato che vi sono altri due casi in fase di osservazione, e che «gli altri casi verificatisi negli altri paesi europei e in Nord America non presentano segni clinici di gravità».

Che cos'è il vaiolo delle scimmie

Il vaiolo delle scimmie è un’infezione causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo, ma che si differenzia molto dal vaiolo stesso per la minore diffusività e gravità. È diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa, e l’infezione si trasmette dall’animale all’uomo attraverso la saliva e altri fluidi dell’animale o il contatto diretto con l’animale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lo definisce «una zoonosi silvestre con infezioni umane accidentali, che di solito si verificano nelle parti boscose dell'Africa centrale e occidentale. È causato dal virus del vaiolo delle scimmie che appartiene alla famiglia degli orthopoxvirus, e il serbatoio animale del virus rimane sconosciuto, anche se è probabile che sia tra i roditori. Il contatto con animali vivi e morti attraverso la caccia e il consumo di selvaggina o carne di cacciagione sono noti fattori di rischio».

I primi casi in Gran Bretagna

I primi casi recenti di vaiolo delle scimmie sono stati individuati il 13 maggio 2022, quando all'Oms sono stati notificati due casi confermati in laboratorio e un probabile caso, provenienti dalla stessa famiglia, nel Regno Unito. Il 15 maggio sono stati segnalati altri quattro casi confermati in laboratorio individuati in persone che si sono rivolte ai Sexual Health Services e che presentavano un rush cutaneo caratterizzato da vesciche. Contrariamente ai casi sporadici legati a viaggi in Africa, nessuna fonte di infezione è stata ancora confermata per i casi del Regno Unito: sulla base delle informazioni disponibili, l'infezione sembra essere stata acquisita localmente, in UK. A oggi sono stati segnalati altri casi in Portogallo, in Spagna e ora anche in Italia, prevalentemente in uomini di giovane età. Tutti questi casi vanno però analizzati attentamente per capire eventuali correlazioni.

L’European Center for Disease Prevention and Control (Ecdc) ha già attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa anche l’Istituto Superiore di Sanità, che dal canto suo ha costituito una task force composta da esperti del settore e ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale. La trasmissione del virus avviene infatti anche attraverso le mucose durante i rapporti sessuali, oltre che attraverso droplets (le goccioline di saliva), contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee.

I sintomi del vaiolo delle scimmie negli esseri umani

Nell’uomo il vaiolo delle scimmie si presenta con febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole, piccole croste. L’Iss sottolinea che è possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione con il cosiddetto "monkeypox" per l’assenza di anticorpi che possono essere efficaci a contrastare anche questa virosi.

L‘infezione è relativamente poco frequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici e anche un’epidemia negli Stati Uniti nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario. La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche, ma possono essere somministrati antivirali quando necessario.

Vaiolo delle scimmie, la storia e i precedenti

Il vaiolo delle scimmie umano è stato identificato per la prima volta negli esseri umani nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, allora conosciuta come Zaire, in un bambino di 9 anni in una regione in cui il vaiolo era stato eliminato nel 1968. Da allora, la maggior parte dei casi è stata segnalata da regioni rurali della foresta pluviale del bacino del Congo, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, dove è considerata endemica.

Dal 1970 sono stati segnalati casi umani di vaiolo delle scimmie in 11 paesi africani: Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Costa d'Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sudan del Sud. Nel 2017 la Nigeria ha sperimentato il più grande focolaio documentato, 40 anni dopo l'ultimo caso confermato.

L'Oms fa sapere che la reale portata del vaiolo delle scimmie non è nota: «Nel 1996-97, nella Repubblica Democratica del Congo è stato sospettato un grave focolaio di vaiolo delle scimmie con, tuttavia, una mortalità inferiore e un tasso di attacchi più elevato del solito. Alcuni campioni di pazienti sono risultati positivi al virus della varicella e alcuni contenevano virus sia della varicella che del vaiolo delle scimmie. Focolai simultanei di varicella e vaiolo delle scimmie potrebbero spiegare un cambiamento nelle dinamiche di trasmissione in questo caso».

Il virus, come detto, è stato esportato dall'Africa alcune volte. Nella primavera del 2003 sono stati confermati casi di vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti d'America. La maggior parte dei pazienti aveva avuto uno stretto contatto con cani della prateria diventati domestici, infettati da roditori africani che erano stati importati nel paese dal Ghana. Di recente, il vaiolo delle scimmie è stato portato in Israele nel settembre 2018, nel Regno Unito a settembre 2018 e dicembre 2019 e a Singapore nel maggio 2019 da viaggiatori provenienti dalla Nigeria che si sono ammalati di vaiolo delle scimmie dopo l'arrivo.

Sono stati identificati due distinti cladi genetici del virus – il bacino del Congo e i cladi dell'Africa occidentale – con il primo ritenuto più virulento e trasmissibile. Si pensa che la divisione geografica tra i due cladi sia in Camerun, l'unico paese in cui sono stati rilevati entrambi i cladi del virus del vaiolo delle scimmie.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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