video suggerito
video suggerito
2 Febbraio 2023
9:00

Come si difendeva il tirannosauro

I tirannosauri erano fra i più grandi carnivori della loro epoca, ma anche loro avevano dei nemici naturali. In questo caso, come si difendevano nei confronti delle aggressioni?

Immagine

Il tirannosauro è stato uno dei più grandi predatori che abbiano mai calcato il suolo nordamericano, ma come prevedibile la sua esistenza era contraddistinta da molteplici sfide quotidiane che assorbivano gran parte del suo tempo. Sfamarsi era sicuramente un'esigenza primaria, considerando la sua stazza di 7,2 tonnellate per 4-5 metri di altezza. Difendersi dall'attacco di altri predatori e dalle potenziali altre minacce era però un altro fattore discriminante per la sopravvivenza. E proprio per rispondere a questo bisogno l'animale ha dovuto adottare diverse strategie, anche molto utili nei confronti della caccia.

Bisogna inoltre notare che durante la loro intera esistenza, i tirannosauri non sempre potevano vantare stazza e forza sufficienti per difendersi dall'aggressività di terzi. Quando per esempio erano abbastanza piccoli, poco dopo la schiusa delle uova, i piccoli di tirannosauro erano probabilmente quasi del tutto disarmati nei confronti di altri predatori, come i dromeosauri, o degli stessi adulti. Ed è proprio per questa ragione se i paleontologi hanno ipotizzato che la specie potesse assumere comportamenti parentali durante le prime fasi vitali dei nuovi nati, anche perché prove di cannibalismo in questa specie sono sempre più comuni.

Se dovessimo perciò immaginare il peggior nemico dei piccoli di tirannosauro, non possiamo non inserire nella lista i tirannosauri stessi. Essendo stati animali territoriali e molto competitivi, infatti è molto probabile che le aggressioni nei confronti dei piccoli erano molto comuni, anche per eliminare potenziali futuri competitor dal territorio. E per arginare il pericolo rappresentato dagli adulti, sempre più ricercatori credono che i piccoli – successivamente all'abbandono da parte della madre – si trasferissero in gruppo all'interno delle foreste e lontano dalle praterie. Ovvero, nel luogo dove era più arduo per un adulto spingersi alla ricerca di prede da cacciare.

È stato possibile affermare questo perché oggi disponiamo di diverse piste fossili che presentano impronte di teropodi che non si mischiano fra loro. Dove sono presenti le impronte degli adulti, difficilmente si osservano le impronte dei giovani e viceversa. Per questa ragione, dunque, è possibile immaginare una società formata da giovani tirannosauri che si distingueva da quella degli adulti meno sociali.

Giunti all'età adulta, ovviamente, i tirannosauri disponevano di pochi rivali capaci di competere con loro, essendo fra i predatori più grandi che abitavano l'America e forse l'Asia durante la fase finale del Cretaceo. Eppure esistevano degli animali capaci di intimorire il re dei tiranni. E per quanto risulti forse paradossale scoprire che per la maggioranza erano degli erbivori, rientra nella norme della natura la nascita di questo confronto acceso fra prede e predatori.

Immagine

Le armi del tirannosauro

Prima di cominciare a descrivere gli eventuali incontri con i potenziali nemici mortali del T. rex, forse dovremmo riepilogare quali erano le armi principali del grosso predatore.

La sua testa, tanto per cominciare, era incredibilmente massiccia, lunga fino a 1 metro e mezzo, e disponeva di un'elaborata vista stereoscopica che gli permetteva di vedere perfettamente tutte le minacce ed eventuali punti deboli degli obiettivi. Inoltre il suo cervello era dotato di numerosi centri nervosi, legati all‘olfatto, che gli permettevano di captare altri esemplari della sua stessa specie o le prede per chilometri di distanza.

La bocca del T. rex presentava invece 30 denti nell'arcata superiore e 28 in quella inferiore, dalla lunghezza che partiva dai dieci per finire ai 32 cm. Questi erano anche denti molto robusti, che presentavano nervature di rinforzo e che erano piegati all'indietro. Ciò evitava che queste si spezzassero durante il morso. E anche qualora alcuni denti fossero risultati rotti, il T. rex era capace di perdere e produrre un nuovo dente come gli squali, nell'arco di poche settimane.

Inoltre, il suo grosso "testone", gli permetteva di utilizzare la bocca come una sorte di motosega. In breve, meccanicamente, il suo morso era infatti progettato per trattenere l'animale e strappare via brandelli di carne e pelle con la minima difficoltà. Per questo, in un eventuale scontro con un avversario, l'obiettivo principale di qualunque T. rex sarebbe stato quello di colpire per primo e trattenere per il resto dell'incontro lo sfidante, in quanto – erbivoro o carnivoro che sia – questo sarebbe andato facilmente in stato di shock per la perdita di sangue.

Inoltre, per quanto bistrattate da molti, per colpa delle loro dimensioni, anche gli arti superiori potevano risultare utili. Secondo uno studio dell'Università delle Hawaii, infatti, le braccia del T. rex, anch'esse dotate di affilati artigli, erano capaci di arpionare gli obiettivi e di sventrali velocemente, mentre questi effettuava il morso.

Gli arti inferiori e la coda infine erano il perfetto connubio fra tre esigenze: stabilità, resistenza e potenza. Entrambi questi organi infatti erano utili all'animale per mantenere l'equilibrio e nel caso in cui gli animali dovessero effettuare degli scontri, potevano essere utilizzati anche con armi di supporto, per sbilanciare o ferire i loro avversari.

Chi era il peggior nemico del Tirannosauro?

Immagine

Tra tutti i nemici naturali che erano presenti in America durante il Cretaceo, i ceratopsidi erano probabilmente i più comuni e i più temuti dai tirannosauri. E fra tutte le specie dotate di corna, il triceratopo era probabilmente quello più presente, al tempo del T.rex.

Le ragioni per temere questo confronto sono presto dette. Per quanto il carnivoro era infatti capace di sviluppare un morso spaventoso, capace di sprigionare una forza devastante di 64.000 Newton o 7,1 tonnellate per centimetro quadrato, dall'altra parte aveva uno degli animali più coriacei che si potessero incontrare.

Spesso quando si parla di triceratopi, i paleontologi fanno un confronto con il rinoceronte. Raramente questo attuale erbivoro viene infatti predato da parte dei carnivori della savana, poiché è molto difficile abbatterlo e letteralmente impossibile sfuggire alla potenza del suo corno. Il triceratopo però era una creatura molto più preparata ad affrontare un grande predatore, rispetto all'attuale rinoceronte. Innanzitutto era molto più grosso e minaccioso. Il triceratopo raggiungeva i 9 metri di lunghezza, 3 di altezza e disponeva di un peso complessivo che poteva arrivare anche alle 12 tonnellate. Di contro l'attuale rinoceronte nero è lungo fino a 4 metri e può pesare fino a una tonnellata e mezza. Inoltre oltre alle tre corna frontali che costituivano la vera arma difensiva del triceratopo, spesso questi animali giravano in branco. E non si sta parlando di un piccolo gruppo, che possedeva poche unità. I paleontologi ritengono che potessero formare gruppi davvero numerosi, soprattutto durante il periodo degli amori e delle nascite.

La scienza dispone di molte prove che testimoniano come questi animali potessero essere degli ottimi campioni nel combattimento. Una delle principali conferme avvenne nel 2009, con la pubblicazione di un articolo su Plos One, che approfondiva la tipologie di fratture presenti nel cranio di molti reperti, che sembrano essere sopravvissuti a molteplici incontri con predatori e potenziali rivali. Qualora però un T. rex avesse dovuto scontrarsi con un triceratopo, magari incontrato casualmente o per necessità di caccia, come poteva difendersi il predatore dall'attacco dell'erbivoro cornuto?

Immagine

Una delle strategie adottate dal T. rex per eliminare efficacemente questo erbivoro era l'agguato. Per quanto infatti potesse essere temibile, il triceratopo disponeva di alcune mancanze, che qualche ingegnere oggi potrebbe considerare "lacune di progettazione". Si presume che il ceratopside infatti fosse parzialmente cieco a causa delle corna e che dunque fosse particolarmente semplice aggirarlo, qualora un predatore lo avesse attaccato contro vento e senza fare particolare rumore. Quindi, se il T. rex avesse incontrato il triceratopo alle spalle, probabilmente si sarebbe avvicinato fino ad aggredirlo al fianco o alla base del cranio, finendolo in fretta.

Qualora invece l'erbivoro avesse attaccato frontalmente, oggi i paleontologi sono d'accordo nel dire che la migliore strategia per il carnivoro era quella di "darsela a gambe levate". In poche parole, dal punto di vista meccanico e statistico, è stato dimostrato che se il T. rex avesse affrontato un triceratopo frontalmente, sarebbe morto o almeno risultato ferito con un ampio margine a favore dell'erbivoro. E a proprio a seguito di questo scenario che per anni una cerchia di paleontologi hanno ritenuto il T. rex una specie saprofaga o se ritenevano che per lui convenisse molto di più braccare le prede per sfiancamento.

Tecnicamente, qualora un triceratopo avesse puntato contro un T. rex durante una battuta di caccia, ciò che gli avrebbe garantito la sopravvivenza e l'ottenimento del pasto era retrocedere alla massima velocità, aggirare il pachiderma con una grande curva a U ed attaccarlo sul fianco, magari impedendogli di girarsi, afferrandolo per il collare e scuotendolo con forza. Un'altra strategia che invece avrebbe garantito ai più giovani di sopravvivere, era la caccia di gruppo e la caccia mordi e fuggi. Attacchi multipli e ripetuti nel lungo tempo avrebbero infatti permesso ai T. rex più gracili e giovani di affrontare anche grosse mandrie di triceratopi, sempre con l'accortezza di non sfidarli direttamente.

Immagine

L'altro grande nemico naturale del tirannosauro – seppur da poco il suo sistema difensivo è stato messo in discussione – fu l‘anchilosauro.

Riguardo a questo animale, gli scienziati hanno da sempre poco dubbi. Era il vero carro armato della sua epoca. Per quanto erbivoro, viene considerato da molti come il dinosauro più armato che sia mai esistito. Dotato di corazze, aculei, piastre ossee, martelli terminali sulla punta della coda e di un baricentro che lo rendeva probabilmente quasi inamovibile, con estrema difficoltà questo animale sarebbe potuto cadere contro un T. rex. Ed in effetti sono pochi gli scenari proposti dai paleontologi per spiegare un eventuale strategia di difesa del teropode se messo alle strette contro questo erbivoro.

Per quanto recentemente una ricerca, considera improbabile l'utilizzo concreto della mazza nella coda da parte di questo erbivoro contro gli aggressori, è vero che l'intero animale era minaccioso e un suo eventuale incontro avrebbe avuto il T. rex come sfavorito, dovendosi questo impegnare in maniera quasi suicida nel ribaltare l'anchilosauro per ferirlo nell'unico punto debole – apparentemente – della sua difesa: la pancia.

Contro di esso, neanche un gruppo di tirannosauri avrebbe avuto una vita facile ed è per questo che molto probabilmente la migliore strategia per sopravvivere contro di esso era, anche in questo caso, ripiegare.

Immagine

Un altro scontro che avrebbe arrecato molte difficoltà al nostro predatore preferito dell'era cretacea sarebbe stato l'incontro – ultimamente reso celebre grazie a videogiochi, documentari e film come Jurassic World Dominion – tra il tirannosauro (o meglio la sua controparte asiatica, ovvero il Tarbosaurus) e il temutissimo Therizinosaurus.

Quest'erbivoro non appartiene al gruppo di dinosauri che in gergo vengono chiamati corazzati, eppure aveva a disposizione delle temutissime armi che avrebbero potuto offendere qualsiasi predatore messo alle strette. Il Therizinosaurus infatti era dotato di lunghi e micidiali artigli, capaci di ferire violentemente un predatore. A differenza degli altri animali descritti qui sopra, era un teropode erbivoro e aveva sviluppato queste lunghe armi prevalentemente per portare alla bocca i ramoscelli degli alberi più alti. Questo però non lo impediva di usarli come abile sistema di difesa.

Immagine

In questo caso, il tirannosauro asiatico avrebbe però avuto più chance nell'affrontare il pericolo rappresentato dagli artigli del terizinosauro. Innanzitutto, avrebbe potuto giocarsela a viso aperto, sfruttando il vantaggio dato dalla sua maggiore massa e potenza. Inoltre proprio per garantirsi la vittoria nel combattimento, il predatore avrebbe potuto puntare rapidamente verso il lungo collo dell'animale, che rappresentava il punto debole del terizinosauro.

Dagli studi effettuati inoltre sullo scheletro di questo erbivoro, si è osservato come il terizinosauro disponesse di un'andatura goffa. Quasi sbilanciata. In confronto a questo potenziale avversario, il tarbosauro invece avrebbe saputo rispondere con un movimento perfettamente bilanciato, che gli garantiva una corsa più veloce e stabile (non granché, rispetto altri predatori, ma comunque più veloce del terizinosauro).

Se perciò costretto a battersi, in questo caso, il noto predatore avrebbe saputo prevalere con una certa facilità… sempre che ad interrompere lo scontro non giungessero molteplici terizinosauri arrabbiati. In questo caso, la fuga o l'attacco preventivo avrebbe permesso al T. rex/tarbosauro di sopravvivere, soprattutto se questo avesse mirato a rompere gli artigli del suo avversario con un potente morso (ipotesi non ancora confermata dai ritrovamenti, ma proposta da alcuni ricercatori).

Immagine

Come si difendeva il tirannosauro dagli altri predatori

Per quanto riguarda la difesa nei confronti degli altri predatori, la realtà purtroppo potrebbe deludere gli appassionati di cinema.

Infatti, non si conoscono predatori che in Nord America avrebbero potuto impensierire i tirannosauri o costituire una minaccia al loro dominio, al di fuori dei Tirannosauri stessi.

Spinosauri, giganotosauri e carcarodontosauri infatti non abitavano l'America settentrionale o l'Asia al tempo dei T. rex, né i gruppi di dromeosauri, rappresentati di solito nei film dai Velociraptor, che erano comunque molto più piccoli, potevano competere con i tirannosauri adulti. Ciò che questi piccoli animali potevano al massimo fare era disturbare e tentare di scacciare i predatori più grandi, quando la sopravvivenza del loro branco veniva messo in pericolo. Niente però confronto finale tipo Jurassic Park, per intenderci.

Quando invece due adulti si confrontavano a vicenda, i paleontologi non sono d'accordo nel definire cosa succedesse. Per alcuni gli adulti si sfidavano tramite uno scontro rituale, che permetteva ad entrambi di comprendere la vera forza dell'avversario, senza il rischio di spargimenti di sangue. Secondo altri studiosi invece, i tirannosauri si sfidavano esibendo la loro stazza, per decidere chi fosse più grosso o anziano e garantire così a chi disponeva delle caratteristiche migliori la vittoria.

Qualora invece fossero venuti allo scontro, come sempre la fortuna e il miglior stato di salute avrebbero giocato una parte fondamentale per il vincitore del confronto. Quello che si presume in questo caso è che gli sfidanti avrebbero tentato più volte di mordere la gola all'avversario o di ribaltarlo, per farlo cadere. Una caduta violenta infatti avrebbe arrecato molto danno ad un adulto, con la possibilità di fratture multiple al costato che avrebbero impedito al ferito di continuare a lottare. Conosciamo infatti alcuni reperti di tirannosauri che presentano molteplici fratture rimarginate alle costole e questo è il miglior indizio che disponiamo per comprendere come avvenivano potenzialmente gli scontri fra questi animali.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social
api url views